Viterbo PENSIERI IN LIBERTA' La commemorazione di questo Santo mi rievoca una miriade di dolci ricordi
di Barbara Pasqualini

Miei carissimi lettori, oggi, domenica 30 novembre, la chiesa celebra Sant’Andrea.

(Foto Enrico Pasqualini)

In realtà sono ormai molti giorni che le vetrine dei negozi ci ricordano questa ricorrenza, esponendo i loro pesciolini di cioccolata, avvolti in carte coloratissime!

La commemorazione di questo Santo mi rievoca una miriade di dolci ricordi, che ho piacere di condividere con voi… sarà il mio pesciolino virtuale, spero che vi porterà qualche minuto di dolcezza… anche se non sarà buono come addentare un pezzo di delizioso cioccolato!

Vi confesso che non sapevo, fino a poco tempo fa, quanto fosse profondamente viterbese l’usanza di regalarsi pesci di cioccolata: ai tempi della scuola mi era stato raccontato che Sant’Andrea era uno degli apostoli di Gesù, fratello di san Pietro.

Dal Nuovo Testamento abbiamo appreso che era figlio di Giona, o Giovanni, (Mc 1:16;  16:17; Gv 1:42), nato a Betsaida, sulle rive del Lago omonimo in Galilea (Gv 1:44), nel 6 a. C.

Assieme al fratello Pietro esercitava il mestiere di pescatore e la tradizione vuole che Gesù stesso lo avesse scelto come suo discepolo invitandolo ad essere per lui “pescatore di uomini” (ἁλιεὺς ἀνθρώπων), tradotto anche come “pescatore di anime”. Proprio in virtù di ciò immaginavo si fosse consolidata la consuetudine di scambiarsi pesci di cioccolato in dono per celebrarne la ricorrenza. In realtà ho scoperto che c’è un ricco patrimonio di tradizioni legato al suo culto!

Innanzi tutto oggi è celebrata la ricorrenza del suo martirio per crocifissione a Patrasso in Acaia (Grecia) (30 novembre 60).

Dai primi testi apocrifi, come ad esempio gli Atti di Andrea citati da Gregorio di Tours (Clermont-Ferrand, 538 circa – Tours, 17 novembre 594): egli fu un cronista e agiografo gallo-romano, nonché vescovo di Tours, si sa che Andrea venne legato e non inchiodato su una croce latina (simile a quella dove Cristo era stato crocifisso), ma la tradizione vuole che Andrea sia stato crocifisso su una croce detta Croce decussata (a forma di X) e comunemente conosciuta con il nome di “Croce di Sant'Andrea”; questa venne adottata per sua personale scelta, dal momento che egli non avrebbe mai osato eguagliare il Maestro nel martirio.

Quest'iconografia di sant'Andrea appare ad ogni modo solo attorno al X secolo, ma non divenne comune sino al XVII secolo. Proprio perché ivi si compì il suo martirio, sant'Andrea è divenuto anche il patrono di Patrasso.

Inoltre, come narrato nel capitolo VI del Vangelo di Giovanni, fu colui che presentò a Gesù un ragazzo che aveva cinque pani d’orzo e due pesci, miracolosamente moltiplicati per sfamare più di cinquemila persone. Da qui, si può affermare che ebbe origine la tradizione, fra i primi cristiani, di regalarsi pesci nel giorno della festa del santo. 

I miei nonni mi raccontavano che, quando la mia mamma e il mio papà erano piccoli, tutti i bambini, la sera del 29 novembre, mettevano sul davanzale della finestra un piatto vuoto, così che, durante la notte, Sant’Andrea potesse riempirlo di doni e con l’immancabile pesce.

Mia nonna mi ha spesso narrato di uno dei bambini coetanei di mio padre, il quale continuò furbescamente a fingere di credere che il santo arrivasse carico di doni ogni anno, e continuò a esporre il piatto fino a che fu “grandicello”!

Ciò che ignoravo è che la tradizione pare sia stata istituita dal parroco della chiesa di Sant’Andrea, a Viterbo. In occasione della ricorrenza del Santo apostolo pescatore, egli era solito mettere nell’acquasantiera un pesce di cioccolata per ogni sacrestano e uno per il vescovo, da cui la nascita della tradizione propriamente viterbese di regalare un pesce dolce il 30 novembre.

Nella mia famiglia siamo sempre stati piuttosto ligi alla tradizione: ogni anno i miei cuginetti ed io ricevevamo dai nonni i pesci di cioccolato, oltre che dai rispettivi genitori. La scelta del pesciolino era tutt’altro che banale: a ognuno veniva destinato quello con l’involucro del colore preferito (per me tutte le tonalità di rosa) e, naturalmente, del tipo di cioccolato favorito (io adoravo il fondente, ma anche il bianco; una volta i nonni mi regalarono un pesce di cioccolata bianca, per l’appunto, e ricordo che fu assai insolito trovarsi di fronte ad esso una volta scartato! Ammetto che sembrerà buffo dirlo, ma il colore del cioccolato gli conferiva un aspetto diverso, meno consueto!).

In genere la consegna del “bottino di pesca” avveniva con un po’ di anticipo (il “nostro Sant’Andrea” era assai previdente) ed io attendevo con ansia e trepidazione il 30 per scartarlo, non solo per gustare della buona cioccolata, ma anche per… vedere la sorpresa!

Adoravo il momento della sua scoperta: come quando si aprivano le uova di cioccolato pasquali, era bella l’attesa di scovare ciò che si celava all’interno del gustoso involucro di cioccolato, anche se poi, a volte si trattava di un oggetto disatteso e assai gradito, ma altre… che delusione!!!

Vi confesso che, nello specifico caso del pesce, io non lo ho mai “rotto” personalmente perché… mi dispiaceva deturpare quel piccolo capolavoro, mi sembrava una “statua” di cioccolata, un peccato mandarla in pezzi, e allora facevo intervenire il mio papà.

Egli lo divideva esattamente (o chirurgicamente) a metà: privato della sorpresa, riappoggiando le due parti una sull’altra, il pesce sembrava quasi incorrotto e pronto a nuotare… L’operazione avveniva con un coltello a punta: praticata l’incisione in un punto ad hoc, faceva scorrere la lama finché non otteneva le due metà esattamente divise.

Con che tenerezza ricordo quei momenti! Quanti piccoli gesti d’amore hanno sempre avuto il mio papà e la mia mamma per me, dalle piccole cose, che pure rendono le giornate più luminose e degne d’essere vissute, alle più significative... Comunque poi mangiavo il pescetto… !

Via via perdeva coda, pinne, squame… testa! Poverino!!! Ma ogni morso era delizioso, forse perché il cioccolato era di buona qualità o, più verosimilmente, perché era pieno dell’amore di chi me lo aveva regalato!

Ancora oggi, quando vedo nelle vetrine i pesci con le loro carte colorate, ripenso a quei momenti, con tenerezza e una struggente nostalgia perché tre dei miei nonni non ci sono più, perché il mio papà non c’è più, e a volte si vorrebbe riacciuffare il passato e riprendere la vita là dove eventi più grandi di noi l’hanno interrotta, bruscamente. Perdonate il momento rievocativo.

Ed ora permettetemi, invece, di raccontarvi qualche curiosità legata a questo santo e neo-appresa dai miei studi “internettiani”. Eh già, perché, da curiosa quale sono, ho voluto saperne di più riguardo la figura biblica, il suo culto, in Italia e nel mondo…

Innanzi tutto, il nome Andrea (derivante dal vocabolo greco ανδρεία, “virilità, valore”), come altri nomi tramandati in greco, non era quello originario di questo apostolo in quanto, nella tradizione ebraica o giudaica, tale nome compare solo a partire dal II-III secolo: Andrea (in lingua greca Ανδρέας) fu denominato secondo la tradizione ortodossa Protocletos o il Primo chiamato, in quanto primo a seguire Gesù, come ci testimonia il vangelo di Giovanni) e fu venerato come santo dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa.

Nei vangeli Andrea è indicato essere presente in molte importanti occasioni come uno dei discepoli più vicini a Gesù (Mc 13:3; Gv 6:8, 12:22), ma negli Atti degli Apostoli si trova solo una menzione marginale della sua figura (At 1:13).

Eusebio di Cesarea (Cesarea in Palestina, 265 – Cesarea in Palestina probabilmente, 340, è stato un vescovo e scrittore greco antico, padre della Chiesa. Fu consigliere e biografo dell'imperatore romano Costantino I) ricorda, nelle sue “Origini”, che Andrea aveva viaggiato in Asia Minore ed in Scizia, lungo il Mar Nero, sul Volga e sul Kiev.

Proprio in seguito a questi viaggi il culto del santo si diffuse in Scozia, Russia, Romania, Ucraina, Grecia, nazioni in cui è santo patrono.

La tradizione romena vuole che sant'Andrea (chiamato Sfântul Apostol Andrei) sia stato uno dei primi a portare il Cristianesimo nella Scizia Minore, l'attuale Dobrugia, al popolo locale dei Daci (antenati dei romeni).

Secondo la leggenda l’apostolo avrebbe viaggiato nel sud dell'Ucraina, lungo il Mar Nero, percorso il fiume Dnieper e raggiunto la località che in seguito sarebbe divenuta Kiev, dove venne eretta una croce sul sito in cui abitualmente Andrea risiedeva, profetizzando la nascita della città all'insegna del Cristianesimo.

Il 30 novembre è festa nazionale in Scozia, di cui il santo è patrono dal X secolo.

La leggenda narra che le reliquie di sant'Andrea siano state traslate con poteri soprannaturali da Costantinopoli al luogo attualmente denominato “Sant'Andrea” (Saint Andrews, in scozzese: Sanct Androis, città universitaria sulla costa orientale scozzese).

Secondo un antico manoscritto scozzese (varie sono le ipotesi in merito) fu San Regolo (vescovo di origini africane, venerato come santo martire della chiesa cattolica) a portare, in quella che allora si chiamava Kilrymont, le reliquie del santo e a costruirvi un luogo di venerazione.

Da allora la città venne ribattezzata Saint Andrews. Perciò nella bandiera della Scozia figura la “Croce di sant’Andrea” e tutto il Paese celebra il suo santo patrono. E se la sera del 29 novembre noi aspettiamo che Sant’Andrea ci porti il pesciolino, in Scozia, alla mezzanotte del giorno precedente la festa, è tradizione che le ragazze preghino per trovare marito.

Per sapere se il matrimonio è in vista, si esercita questa curiosa tradizione: è sufficiente lanciare la scarpa verso la porta; se la punta si rivolge verso l’uscita significa che si lascerà la casa dei genitori per sposarsi entro un anno.

Infine, a Roma i cittadini della Scozia possono venerare Sant’Andrea nella bella chiesa Cinquecentesca di Sant’Andrea degli Scozzesi in Via delle Quattro Fontane.

A questo punto non voglio distogliervi ulteriormente con le mie chiacchiere tra amici: se non lo avete fatto, addentate il vostro pesce e… buon Sant’Andrea 2014 a tutti! “Gnam gnam”!

Barbara Pasqualini

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

chi è on line

Abbiamo 900 visitatori online

 

 I libri

di Mauro Galeotti

 

Cartonato - pag. 246 - euro 25,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it

Cartonato - pag. 808, a colori
da euro 120,00 a euro 80,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it