Viterbo POLITICA
Andrea Stefano Marini Balestra, candidato Lega Salvini Lazio

Andrea Stefano Marini Balestra

Reduce da una passeggiata in Città per incontrare i miei prossimi futuri elettori, tiro le prime somme del sentimento che hanno i viterbesi per la politica che più li riguarda da vicino.

Ho osservato che tanti cittadini partecipano, discutono e si impegnano secondo le loro convinzioni alla prossima tornata elettorale del 10 giugno. Sono pertanto convinto che ci sarà partecipazione, quindi basso indice di astensione.

Primo segno positivo. Odio quelli che protestano per la cattiva politica, poi non vanno a votare.

         La cosa che più risulta piacere agli elettori è proprio quella che la coalizione di centro destra composta da: Lega Salvini Lazio, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Fondazione si presenta unita con un programma condiviso fatto di pochi punti, ma tutti realizzabili e credibili.

La raccolta dei voti a favore del candidato unico a Sindaco: “l’usato sicuro con cinque anni di garanzia a chilometraggio illimitato” come da me in passato descritto Giovanni Arena prosegue senza sosta nel miraggio di una vittoria a primo turno, che però in un certo senso ostacolano le Liste civiche, le quali, pur nella loro validità programmatica e di composizione delle liste con personaggi credibili, si ritiene dai più che siano un mezzo per i loro candidati a sindaco per una sicura elezione, ma un ostacolo per chiaramente affermare le richieste degli elettori in senso o un altro.

La compattezza dello schieramento di centro-destra a Viterbo resiste ancorché a livello nazionale, proprio da parte di due partiti che insieme alla Lega di Salvini hanno vinto le recenti elezioni, sembra incrinarsi.

Appare, infatti, strano, anzi molto strano che partiti che hanno vinto insieme la tornata elettorale di marzo scorso su un programma condiviso, oggi, che proprio quel programma è presente per l’80% nel “Contratto” Salvini/Di Maio, si mettano contro e non promettono la fiducia ad un Governo che si pone ad eseguirlo.

         A Viterbo, che anche nel recente passato ha rappresentato un “laboratorio politico”, perché si è osservato che partiti che ottenevano a livello nazionale percentuali di consenso di un’entità, a Viterbo le avevano diverse.

Poi si è costatato che le forze politiche premiate in anticipo dal voto viterbese hanno formato governi ed altre sono tramontate.

         Il successo della Lega nelle recenti politiche è in questo senso.

I Viterbesi hanno “annusato” prima di altri che il “partito della nazione”, quello che fu dapprima la DC, poi Forza Italia, è oggi la Lega. Questo è un movimento interclassista, fa gli interessi degli italiani, ne cura le loro necessità come impegno prioritario, mantiene le tradizioni del nostro popolo secondo le ultrasecolari differenze territoriali, fa gli interessi degli imprenditori, dei commercianti, degli impiegati, ma non penalizza i lavoratori a favore degli interessi capitalistici.

         Il successo del centro destra, ormai certamente a guida LEGA, parte da questi presupposti. L’eventuale fuga in avanti degli altri partiti che ne fanno parte li porterà all’estinzione in quanto solo in coalizione potranno sopravvivere e continuare ad avere un particolare consenso.

         In conclusione, l’unità che si manifesta a Viterbo e che sarà ribadita con il successo dopo le elezioni del 10 giugno, è proprio quel “laboratorio politico” che dovrà guidare il centro destra nazionale nell’azione del governo nazionale.  

         Allora, l’Unione fa la forza, le divisioni alla sconfitta.

I partiti della sinistra, che sin dalla prima storica scissione degli anni venti del secolo scorso hanno sempre praticato lo sport della divisione, la lezione non l’hanno ancora capita. Si dividono, si suddividono anche due o tre volte, di conseguenza perderanno sempre. E’ chiaro che chi agisce in questo modo non ha a cuore un ideale, ma solo la “poltrona”.