Andrea Stefano Marini Balestra

L’avv. Conte si è fatto sorprendere dal suo “alleato” Renzi, che probabilmente da tempo preparava il colpo di portare Draghi a Palazzo Chigi (forse lo voleva l’Europa, gli USA ?), non solo per aver voluto continuare a governare con una risicata e litigiosa maggioranza, ma soprattutto non aver aperto al centrodestra che, stando ai sondaggi, risulta forza politica di maggioranza nella nazione.

Non ha quindi colto il pensiero del Capo dello Stato espresso nell’allocuzione di fine d’anno che fece intendere come priorità per uscire dalla crisi quella della condivisione tra i partiti non solo per superare la crisi pandemica, economica, ma della spendita delle risorse in arrivo dall’Europa che dovranno spalmarsi in decenni, quindi oltre suo governo.

E stato punito, vittima della sua autoreferenziata sicumera di essere buon statista.

Da mesi i leaders del centrodestra, Berlusconi in primis, avevano offerto al traballante governo Conte il supporto con il solo prezzo che le loro proposte fossero tramutate in decreti ed anche DPCM. 

Ma nulla!

Giuseppe Conte, tetragono ed illuso di potercela fare con il suo personale ministeriale raccogliticcio durante la formazione del suo governo nel periodo agostano,  non ha fiutato che sin dai primi di gennaio di quest’anno la sua maggioranza era usurata, quindi, necessitava allargarla non solo alcuni personaggi definiti “responsabili”, ma ad altre forze presenti in parlamento.

All’avv. Conte, forse, è mancata la forza e l’autorità per imporre ai partiti di maggioranza un ampiamento della loro base parlamentare, per un certo ottuso preconcetto nei confronti degli “altri” che avrebbero cercato togliere la cadrega.

Ma cadere per questo è la riprova che come premier non era all’altezza proseguire un'esperienza di governo, soprattutto in tempo di crisi.

L’avv. Conte, sconosciuto alla politica sino alla primavera del 2018, di giorno in giorno, stando al governo presso cui era stato catapultato ”per caso” ha raggiunto la convinzione di essere soggetto politico di qualità. 

Invece. Dopo due anni di governo, tutto il contrario. Si è dimostrato superbo, anche “spaccone” al ridicolo quando definì i suoi ministri “i migliori” quando degli stessi fu dimostrata insufficienza totale.

Qualsiasi politico vero avrebbe capito che l’aria stava cambiando e la ripetizione ossessiva del nome Draghi sin dall’estate scorsa, poteva scuoterlo perché era ormai possibile la sua sostituzione con l’ex banchiere europeo.

Non ha capito ed è caduto.

Era sino un mese fa nelle condizioni disinnescare il “pericolo” Draghi solo concedendo ai leader del centrodestra, quel poco che essi chiedevano in nome degli italiani. 

Nemmeno un rimpasto con ministri del loro colore, chiedevano, solo essere ascoltati.

Vedremo di cosa sarà capace quando siederà in parlamento dopo le suppletive di Siena alla guida del M5stelle.

Come avvocato e professore lo vedo più valido!