Valentano STORIA Storia arte cultura da L'Eugubino, LXVI, 2015, N.4
di Romualdo Luzi


Una laboriosa e lunga ricerca bibliografica e iconografica sul personaggio di Giulia Farnese (Capodimonte, Viterbo, 1474/1475 - Roma, 1525), lavoro condotto a due mani tra chi scrive e un’altra studiosa farnesiana, poi confluito in un ampio contributo edito sul sito Nuovo Rinascimento1, ha consentito di riscoprire le vicende di una coppa lustrata nella bottega eugubina di Mastro Giorgio e dedicata ad una delle donne più celebrate del suo tempo, almeno per numero di esemplari conosciuti, quella di “Giulia Bella”.

 

Nell’immaginario collettivo del Rinascimento e del Cinquecento Giulia Farnese, per l’avvenenza e il fascino, ha rappresentato un riferimento alla bellezza muliebre in generale e per la grande fama acquisita fu appellata come “La Bella” per antonomasia. Il lavoro svolto, pur se impropriamente, può essere definito di tipo “archeologico”, in quanto tanti e diversi sono stati i filoni di ricerca indagati.

Questo ha consentito di ritrovare una coppa eugubina e di seguirne poi le avventurose vicende storiche che da Gubbio l’hanno portata a Roma, da qui all’estero per tornare ancora in Italia dopo qualche secolo di silenzio. La coppa, di forma rotonda, del diametro di 22 cm, ha un basso piede svasato. All’interno è dipinto un busto muliebre attorniato da un elaborato cartiglio ove appare la scritta “IVLIA BELLA BELLA” (crediamo sia questo l’unico caso in cui l’appellativo appare duplice). Sul verso, in lustro oro, è tracciata la lettera “n”. La coppa è stata attribuita alla bottega di Mastro Giorgio ed eseguita attorno al 1535-1540 [Fig. 1].

1. Coppa a lustro dorato con busto muliebre e la scritta“IVLIA BELLA BELLA”.
Gubbio, bottega di Mastro Giorgio, ca. 1535-1540

 

Ma torniamo alla nostra storia che ci fa ritrovare questa maiolica a Roma, ove fu acquistata da James Dennistoun di Dennistoun (1803-1855) [Fig. 2], un avvocato scozzese, appassionato d’arte, di storia e letteratura italiana e, al tempo stesso collezionista e antiquario2.

Dennistoun, residente a Edimburgo, soleva trascorrere lontano dalla sua città molto tempo che dedicava soprattutto a viaggi in Italia e in Germania alla ricerca di oggetti per la sua collezione (quadri, disegni, antichità medievali e ceramiche) ma anche per aggiornare le sue ricerche storiche che si di Romualdo Luzi riferivano all’Italia rinascimentale.

 

2. James Dennistoun di Dennistoun (1803-1855) collezionista scozzese proprietario della coppa dedicata a “Giulia Bella Bella”. (da E. Hutton)

 

Una delle sue più lunghe peregrinazioni in giro per l’Europa durò dal 1836 al 1847. Da questo anno si stabilì definitivamente nella sua dimora posta al n. 119 di George Street in Edimburgo, adornandola delle tante opere d’arte acquisite.

A raccontarci questa storia è proprio lo stesso Dennistoun che nei suoi studi dedicati ai Duchi di Urbino3 trova il modo di parlare anche dell’arte della maiolica tanto che nel terzo volume intitola così l’intero capitolo LV (p. 382-404): “Of the manufacture of majolica in the Duc of Urbino”, ma scrive delle produzioni ceramiche di molti centri italiani, relaziona sull’influenza dell’opera di Luca Della Robbia, sulle maioliche di Pesaro, illustra i vasi da spezieria di Loreto. Ovviamente un settore della sua ricerca riguarda in particolare Gubbio e le sue maioliche “gold and ruby color” nate dalle mani di “Maestro Giorgio Andreoli” di cui, nello stesso volume, pubblica un monogramma [Fig. 3]4 pertinente però ad altro piatto sempre di sua proprietà5.

3. Monogramma di Mastro Giorgio da Gubbio, tratteggiato dal Dennistoun, e posto sul retro di altra coppa della sua collezione

 

In questo capitolo il suo discorso si amplia anche ai piatti cosiddetti “amatorii”6 e aggiunge: “Questi di solito avevano il ritratto della donna, con il complimentare titolo di “Bella”7, “altre volte le mani e il cuore trafitto”.

A esempio di ciò aggiunge la riproduzione del piatto, pervenuto nella sua collezione, con l’immagine “Giulia Bella Bella” [Fig. 4].

4. Disegno da F. Dennistoun (1851) della coppa “Giulia Bella Bella” acquistata a Roma

 

Il nostro autore tiene a precisare che “sarebbe una forzatura eccessiva supporre che si tratti della ben nota Giulia Bella”, la Farnese, sorella di Alessandro, futuro cardinale, eletto papa con il nome di Paolo III, sposa di Orso Orsini “Monoculo”8 e favorita di papa Alessandro VI Borgia di cui dice di aver trattato nel primo volume delle sue Memoirs…, alle pp. 331, 353, in quanto la dama ritratta sul piatto ha una carnagione chiara e i suoi “capelli sono di un biondo tra i più brillanti”.

Al Dennistoun non era sfuggito, durante i suoi studi su quel periodo, come tutti riferissero che i capelli di Giulia fossero neri e straordinariamente lunghi come ricordato in una lettera del 1493 anche da suo cognato Lorenzo Pucci, fratello di Puccio, sposo della sorella Gerolama.

James Dennistoun muore a Edimburgo il 13 febbraio 1855, ad appena cinquantadue anni. Probabilmente non aveva disposto nulla circa la destinazione delle sue proprietà artistiche se pensiamo che la maggior parte della collezione di quadri, disegni e antichità varie fu venduta all’asta da Christie & Manson il successivo 14 giugno.

Grazie alla segnalazione ricevuta dall’amico Timothy Wilson, compilatore del catalogo delle maioliche del British Museum, sappiamo che nell’asta erano comprese solo due maioliche, quella di “Giulia Bella” non vi appariva e poco si conosce circa la successiva dispersione degli altri pezzi. Possiamo dire soltanto che la “nostra” coppa la ritroviamo in Italia nel 1997.

In quest’anno il pezzo appare nel mercato antiquario perché battuto nell’asta Sotheby’s di Milano9 per essere proposto, l’anno seguente, come facente parte della Collezione Altomani di Pesaro, nella mostra di Gubbio dal titolo Mastro Giorgio da Gubbio: una carriera sfolgorante10.

Dopo questa data, anche per motivi di riservatezza, non siamo riusciti a conoscere la successiva collocazione della “coppa”. Non ci sembra di dover aggiungere altro su questo argomento in quanto la storia sembra rientrare, ancora una volta, in quell’alone di mistero che già aveva conosciuto dopo la morte del suo illustre collezionista scozzese fino alla sua ricomparsa nel 1997. Eppure la ricerca ci ha riservato ancora una “sorpresa” di sapore farnesiano.

Nel 1909 lo scrittore inglese Edward Hutton, per le edizioni John Lane di Londra, curò una nuova edizione dei tre volumi delle Memoirs… del Dennistoun con l’aggiunta di nuove note e di oltre un centinaio di illustrazioni. La sua introduzione, del settembre 1908, ci conferma come anche in Inghilterra fosse vivo e presente il tanto decantato mistero della mancanza di un ritratto di Giulia Farnese e le polemiche sorte attorno alla statua nuda della “Giustizia” posta da Guglielmo della Porta ai piedi del monumento funebre del nonno, il papa Paolo III, nella Basilica di San Pietro in Roma.

Dopo aver lodato la generosità della casa editrice per avergli consentito di aggiungere all’edizione le moltissime illustrazioni da lui scelte, il curatore entra così nel merito di due particolari immagini: “Per quanto riguarda certamente due dei ritratti che riproduco, vorrei suggerire che essi sono di più di una importanza superficiale. Mi riferisco ai ritratti di “Giulia Diva” e “Cesare Borgia”, riprodotti a pagina 330 del primo volume da medaglie contemporanee ora al British Museum, dalla cortesia del signor G[eorge] F[rancis] Hill, che aveva eseguito i calchi per me. Il primo, quello di “Giulia Diva”, suggerisco che è un ritratto di Giulia Bella, Giulia Farnese, che è stata l’amante di Alessandro VI.

Se è così, è molto prezioso, perché di nessun suo ritratto è nota l’esistenza, e anche se in questa medaglia, che è stata scolpita nel 1482, sembra già di mezza età, è molto probabile che vediamo lì il ritratto di colei che il Papa avrebbe poco lasciato fuori dalla sua vista.

Dei due famosi ritratti, la figura nuda, sdraiata sulla tomba nell’abside di San Pietro, è stata scolpita una trentina d’anni dopo la sua morte, e poiché si tratta di un monumento che adorna e commemora un Papa Farnese, è poco probabile che sia la bella Giulia, che era in qualche modo la vergogna e non il vanto della sua casa.

Rovinato ora dal puritanesimo che improvvisamente ha travolto il Papato dopo il Concilio di Trento, il corpo è quasi completamente nascosto dalla camicia orribile che Canova [in effetti fu Teodoro della Porta nel 1595, n.d.a.] ha fatto per lei a rassicurare il suo padrone. Il ritratto di Giulia Farnese, che il Vasari ci dice dipinto negli appartamenti Borgia, non è mai stato identificato”.

La novità sul ritratto del Pinturicchio di cui scrive il Vasari è, in effetti, una storia troppo recente perché ne parli Edward Hutton, ma è straordinariamente curiosa la storia del ritratto da lui pubblicato in maniera assoluta come quello di Giulia, e che sarebbe stato eseguito nel 1482.
Il nostro scrittore non si era accorto che l’amico Hill, che gli aveva passato il calco della “Giulia Diva”, e citava la medaglia come quella “dell’Antico in The British Museum” [Fig. 5].

5. Medaglia in bronzo DIVA IULIA. Conio di Pier Iacopo Alari Bonaccolsi detto l’Antico. Londra British Museum

 

Non nascondiamo che, in un primo momento, la medaglia, stante la particolare fattura e soprattutto la scritta riportata, “DIVA I IVLIA ▪ PRIMUM FELIX”, ci era apparsa come una medaglia d’epoca romana ma poi, rivedendo il tutto, ci ha messo in allarme il nome “Antico” che appariva, nel catalogo del Museo inglese, come autore della stessa medaglia e riconducibile all’artista Pier Iacopo Alari Bonaccolsi detto l’Antico (c.1460-1528)11.

Comunque mai si era parlato di un presunto ritratto di Giulia Farnese. Anche Filippo Argelati, numismatico bolognese, che pure aveva pubblicato un trattato sulle monete italiane, citando la nostra medaglia tra quelle collocate tra Quattrocento e Cinquecento e conservate nella raccolta della milanese Biblioteca Braidense, assolutamente non la attribuiva ad alcuna donna descrivendo il recto in questo modo: “XVI. EFFIGIES FEMINAE. DIVA IVLIA PRIMVM FECIT”. Mentre sul verso appare scritto: “SPECIES CERTAMINIS. DVBIA FORTUNA”12.

Sappiamo ora che tale medaglia, a Londra, otre che al British si trova anche nelle collezioni del Victoria and Albert e nel Museo americano di Cleveland (in quest’ultimo edita on-line13).

L’Antico, per la realizzazione delle sue opere, si ispirava “soprattutto ad esemplari della medaglistica romana”14 anche se era solito firmarsi, nell’esergo, con l’appellativo di “Antico”, come in effetti appare sul verso di questa stessa medaglia, presentata nella Mostra di Mantova a Palazzo Ducale nel 2008-2009, con scheda illustrativa di Davide Gasparotto15.

Qui completiamo il tutto aggiungendo che il direttore del British Museum, George Francis Hill, nel 1920, ad Oxford16, faceva stampare uno studio dal titolo invitante Medal of the Renaissance. Torna qui a ricordare come nell’immagine della medaglia, secondo il suggerimento di Julia Cartwright Ady17, si dovesse individuare un’effigie della celebre Giulia Gonzaga (1513-1566).

A questa ipotesi “suggestiva” si riferisce anche il ricordato storico d’arte Davide Gasparotto di cui ci piace trascrivere la parte conclusiva della scheda redatta sulla nostra medaglia: “Anche il bellissimo ritratto della misteriosa Giulia, pur nell’elegante costume e nella ricca acconciatura di gusto contemporaneo, ha la contenuta sobrietà dell’effigie di una matrona della Roma repubblicana e la stessa forza espressiva dei busti in bronzo a tutto tondo del nostro scultore”.

Romualdo Luzi

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1 R. Luzi – P. Rosini, Il volto di Giulia Farnese. Un mistero infinito, Firenze, 2013, link: http:// www.nuovorinascimento.org/n-rinasc/saggi/pdf/ luzi/volto.pdf

2 Per notizie sul personaggio cfr. Dennistoun and Colgrain, Some Account of the Family of Dennistoun, Glasgow, James MacLehose ad Son, 1906, p. 33-37.

3 J. Dennistoun, Memoirs of the Dukes of Urbino illustrating the arms, arts, and literature of Italy, from 1440 to 1630, 3 voll., Londra, Longman, Brown, Gree, and Longmas, 1851.

4 J. Dennistoun, Memoirs…, op. cit., vol. III, tav. f.t., XLI, n. [11].

5 A parere dell’amico Ettore Sannipoli questa sigla dovrebbe riferirsi alla coppa frammentaria con “Mercury and Battus”, conservata al British Museum di Londra (1888, 9-2,27), dipinta da Francesco Urbini nella bottega di Mastro Giorgio (cfr. G. Balardini, Corpus della Maiolica Italiana, II, Roma, 1938, n. 169, 324R e anche: Thornton Wilson, Italian Renaissance Ceramics: a catalogue of the British..., II, 2009, pp. 530-531, n. 3299).

6 In italiano nel testo.

7 In italiano nel testo.

8 In italiano nel testo.

9 Soth eby’s, Milano, Mobili, Dipinti, Arti decorative, Ceramiche e Argenti, 11-12 giugno 1997, nel catalogo pezzo n. 401, p. 94.

10 Catalogo a cura di C. Fioco e G. Gherardi, Firenze, Centro Di, [1998], p. 67, 86, scheda n. 26.

11 M. Chiarini, Alari Bonaccolsi, Pier Iacopo, detto l’Antico, in: Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Treccani, vol. 1, 1960, ad vocem.

12 F. Argelati, De Monetis Italiae variorum illustrium virorum, Milano, Regia Curia, 1750, tav. VI, p. 18. Sul verso dell’originale è scritto “DVBIA FORT V[N]A.

13 http://www.clevelandart.org/art/1971.139.a; http://www.clevelandart.org/art/1971.139.b

14 M. Chiarini, Alari Bonaccolsi..., op. cit.

15 F. Trevisani, D. Gasparotto (a cura), Bonaccolsi, l’Antico: uno scultore nella Mantova di Andrea Mantegna e Isabella d’Este, Milano, Electa, 2008, scheda e fig. VIII.9.

16 Per la Clarendon Press. Lo stesso Hill rinnegherà poi questa attribuzione nel Corpus of Italian Medals, del 1930.

17 Questo sarebbe il nome esatto, secondo quando segnalatomi da T. Wilson, cui faceva riferimento Hill nel citare “Mrs Ady” e che Gasparotto individua in Cecilia Ady.