Villa san Giovanni in Tuscia STORIA
Micaela Merlino

Papa Benedetto XV

Ancora pochi giorni per visitare la mostra “Patria e Religione: religiosi e religiose italiani nella prima guerra mondiale (1915-918)”, inaugurata a Roma presso il Museo Centrale del Risorgimento-Complesso del Vittoriano il 3 novembre 2016, che rimarrà aperta fino al prossimo 5 febbraio.

L’evento è stato organizzato dall’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano in collaborazione con il Coordinamento Storici Religiosi.

L’esposizione ha lo scopo di illustrare il grande impegno caritativo nei confronti di soldati e civili da parte di religiosi e religiose italiani nel corso di uno degli eventi più tragici e dolorosi della storia del ‘900, la Prima Guerra Mondiale. Mossi da una profonda fede, animati dalla volontà di mettere in pratica, anche a rischio delle proprie vite, il comandamento di Cristo dell’amore fraterno verso tutte le creature, sfidando la logica dell’odio che seminava distruzione con la carità che è più forte del male, la loro opera attivissima, indefessa e coraggiosa ha dato non solo un importante contributo alla salvaguardia della vita, ma ha saputo offrire conforto e sostegno spirituale alle sofferenze interiori delle persone, perché la guerra è anche devastazione dell’interiorità umana.

Per questi motivi Don Giancarlo Rocca, Paolino, curatore della mostra, ha giustamente affermato che senza il contributo dei religiosi “le sofferenze degli italiani sarebbero state decisamente maggiori”. I numeri parlano da soli: ben 9.400 religiosi provenienti da 40 diverse Congregazioni presero parte alla Grande Guerra (Salesiani, Camilliani, Benedettini, Francescani, solo per citarne alcuni).

Più di mezzo migliaio divennero Cappellani militari, un altro mezzo migliaio servirono come ufficiali, 320 morirono sul fronte, 376 furono decorati per atti di eroismo. Inoltre diverse migliaia di religiose, tra cui le Figlie di S. Maria Ausiliatrice, le Suore della Provvidenza e soprattutto le 800 Figlie della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli, furono impegnate a dar soccorso e sollievo ai feriti negli Ospedali da campo o di riserva, e in altri ambiti.

Non solo, ma moltissime case religiose per necessità furono trasformate in ospedali, come per esempio a Roma l’Istituto De Merode diretto da Fratel Alessandro Alessandrini, o l’Educandato delle Suore Dorotee di Vicenza, e tante altre. Nella mostra è stato dato il giusto risalto anche alle testimonianze scritte dei religiosi, come ad esempio i “Diari di guerra” di Fratel Prospero Giuliani, Fratello delle Scuole Cristiane, che aveva combattuto al fronte. Una cronaca giornaliera in mezzo all’inferno della violenza e della morte, dove Fratel Prospero, grazie anche al sostegno spirituale delle Circolari inviate dal Visitatore della Provincia di Torino Fratel Leandro, cercava di perseverare nella sua vocazione seguendo la Regola del suo Istituto, non smettendo di dedicarsi alla preghiera.

Si può immaginare quanta sete di Dio possa egli aver avuto, insieme a tanti altri religiosi e religiose, proprio a causa della guerra, per poter comprendere il senso e le modalità della testimonianza cristiana nella specificità del tragico momento storico. Né va dimenticato che già il 1° novembre 1914 Papa Benedetto XV nella sua prima enciclica Ad Beatissimi Apostolorum, aveva lanciato un appello ai governanti delle Nazioni affinché deponessero le armi, auspicando che l’amore tra i popoli tornasse a trionfare, e che durante il conflitto non smise mai di adoperarsi per la pace.

E’ fuor di dubbio che, in mezzo alle atrocità della guerra, attivi annunciatori del Vangelo di carità e operatori di pace, secondo quanto auspicava il Papa, furono anche i religiosi e le religiose italiani. - Roma, Museo Storico del Risorgimento-Complesso del Vittoriano, Piazza Venezia. Info: 06/67.93.598; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Micaela Merlino

 

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