Viterbo STORIA CHE SOLLECITA IL CUORE

Quando ho terminato di leggere i ricordi dell'amico Vincenzo Ceniti, mi è venuto spontaneo chiudere gli occhi e fermarmi idealmente davanti alla Norcineria dei fratelli Merlani, in Via Saffi, ebbene, ho sentito entrare nelle mie narici quel profumo di prosciutto impepato, di salsiccia appena insaccata, di coppa dall'odore genuino che sono corso dai fratelli Topi per un bel panino pieno zeppo di porchetta. (m.g.)

Viterbo anni '60, la bottega dei fratelli Merlani,
norcini in Via Saffi, accanto all'ingresso della Provincia.
Palazzo Galeotti si presenta con la loggia ancora chiusa,
si notino le colonne tra una finestra e l'altra.
(g.c. della signora Antonietta Merlani)

Il recente articolo di Fabio Ernesti sulla pellicceria Costantini di Corso Italia a Viterbo apparso in questo giornale martedì scorso, mi sollecita a rispolverare i ricordi di un’altra storica “bottega” viterbese, quella attiva fino al 1990 al civico 19 di via Saffi (dove oggi c’è Brend abbigliamento). Mi riferisco alla Norcineria dei F.lli Merlani gestita da Luigi (Giggi) ed Enrico (Rigo).

Quando ancora non si parlava di supermercati, quel santuario della gola era un punto di ritrovo della Viterbo scomparsa, frequentato non solo dai locali, ma anche dai forestieri attratti da quelle delizie a base di prosciutto stagionato, salsicce, bistecche, costarelle, salame corallino, capocollo, cotechini, coppa, viarelli, fegatini e, soprattutto, porchetta calda di forno il cui profumo di finocchiella inebriava tutto il vicinato.  

Giggi, il più grande, patron della bottega, era dotato di spontanea cortesia cui abbinava, al momento di dare il resto, un sorriso finale sostenuto da un solare e robusto “grazie”.

Rigo era più sornione e burlone. Conosceva tutti per nome e soprannome e per gli amici aveva un riguardo particolare sul peso, specialmente se erano appassionati di caccia come lui. Interminabili le discussioni del lunedì su quaglie, cani, trappole, cinghiali, bracconaggi e riserve.

Giggi e Rigo nascono contadini.
I loro genitori, Orlando e Venturina, lavoravano la terra nel podere Fornaciari di cui rimane traccia, in via Catttaneo, nell’elegante palazzina di vago sapore liberty, ora destinata a biblioteca della Scuola “Vanni”, dopo un intelligente restyling.

I nostri “fratelli” aiutavano la baracca nei lavori più pesanti e guidando i camion per il trasporto del latte presso la ditta casearia Ripa, il cui negozio si apriva anch’esso a via Saffi accanto alla Chiesa di Santa Croce dei Mercanti (oggi Sala Anselmi).

Poi, un primo salto di qualità, Giggi e Rigo si mettono in proprio ed aprono una piccola norcineria davanti all’ex Questura, accanto all’ingresso della Provincia. L’avevano rilevata nel 1956 da un’analoga bottega gestita da una donna dal soprannome “tuttounprogramma” di “Bocca unta”.

Inizialmente il negozio venne gestito da Giggi, in attesa che Rigo tornasse dal servizio militare.    

Ma il locale era piccolo e angusto. La clientela cresceva, gli affari andavano bene e occorreva dunque un altro salto di qualità, quello che avrebbe affermato definitivamente la Premiata Norcineria dei Fratelli Merlani.

Giggi mise gli occhi su un locale più grande e arioso di proprietà di Terzoli, che allora gestiva una calzoleria all’angolo tra via Saffi e via Fontanella di Sant’Angelo.

La nuova Norcineria, avviata nel 1960, è in una posizione strategica, nel tratto iniziale di via Saffi, a due passi da piazza delle Erbe, che a quei tempi era ancora il salotto dei Viterbesi e meeting point per sensali e commercianti.   

Occorreva però un laboratorio attrezzato e moderno per la lavorazione del maiale ed allora venne acquistato un poderetto sulla Strada Roncone, dove i fratelli Merlani costruirono un capannone per la preparazione dei salumi, la stagionatura, l’essiccazione, il forno, la conservazione.

C’era spazio anche per l’orto, nel ricordo dei tempi trascorsi ad aiutare i genitori nel lavoro dei campi. Si lavorava duro. Rigo per tre volte alla settimana si doveva alzare alle quattro del mattino per andare al “mattatoro” di Porta Faul per ammazzare i maiali.

Giggi da parte sua dirigeva l’operato del cognato e dei due generi impegnati nella lavorazione del maiale nel laboratorio del Roncone.

Si andò vanti fino alla fine degli anni Ottanta, quando si diffuse anche a Viterbo la moda dei supermercati.

Per i negozi del centro storico iniziò un lento declino che troverà negli anni successivi forme sempre più acute.

La nostra Norcineria di Via Saffi fu costretta a chiudere nel 1991. Giggi cambiò mestiere e si mise a lavorare in un allevamento di cani alle porte della città. Oggi è ancora attivo, nonostante l’età avanzata.  

Rigo passò al banco carni di un supermercato delle Pietrare, dove potè mettere a frutto la sua esperienza di lavoro. Morì nel 1995.

Oggi ci resta il ricordo di due imprenditori viterbesi che, intorno agli anni Sessanta, seppero costruirsi da soli un avvenire e donare alla città di Viterbo un prezioso contributo per l’affermazione della sua identità.

Vincenzo Ceniti
Console Viterbo Touring Club

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