Ischia di Castro STORIA
Alessandro Gatti

Un luogo di riflessione e meditazione, un rifugio dai pensieri della quotidianità ed un’occasione per rigenerare le proprie risorse interiori.

L’Eremo di Poggio Conte è situato in cima ad una rupe dalla cui sommità esce una cascata che sembra ricordare una fiaba.

Una cappella scavata nella roccia, attorno al 1100, da un gruppo di monaci benedettini cistercensi.

Una serie di affreschi che richiamano la simbologia sacra e pagana.

In questo magico luogo, a pochi chilometri da Capodimonte, e in direzione di Farnese, non si è catturati solo dal misticismo religioso.

Si è conquistati dal fascino storico e artistico di un mondo fuori dagli schemi della quotidianità nel quale il tempo sembra essersi fermato. Ci si perde nel profumo di un bosco antico, ci si confonde tra l’illusione di un tempo lontano, ci si incanta alla vista di una natura incontaminata.

Si può sentire la propria pelle accarezzata da un vento fresco e si può bere un’acqua che sembra non conoscere l’inquinamento cittadino dei nostri giorni. Un eremo senza tempo, perduto in un sottobosco incantato nel quale la vegetazione riveste di verde ogni cosa.

Un luogo che ha ospitato i leggendari Cavalieri Templari, prima del 1100 e che è poi divenuto dimora di predicatori cristiani. Un luogo caratterizzato da elementi esoterici, come il quadrifoglio templare sulla volta, insieme ad altre rappresentazioni religiose.

Si riescono a vedere chiaramente, pitturati sulle pareti, simboli di falli e rappresentazioni esoteriche come il triangolo rovesciato che richiama il culto antichissimo della Dea Madre.

Avventura, storia, arte, cultura e natura per trascorrere giornate all’insegna della riscoperta di se stessi e della pace interiore.

L’eremo di Poggio Conte ha ospitato eremiti e nel suo fascino hanno trovato l’ispirazione i poeti. Una commistione di sacro e profano, testimonianze di quanti nel corso della storia hanno lasciato il loro segno.

Circondato dalle tombe etrusche, l’Eremo di Poggio Conte ha visto il passaggio dei monaci benedettini che l’hanno abitato fino al 1500, periodo in cui è stato definitivamente abbandonato.

C’è chi sui muri delle grotte e degli anfratti vede scolpite sbiadite immagini di madonne e cavalieri.

Ognuno tende a descrivere alcune delle rappresentazioni sulle pareti di Poggio Conte in posizioni differenti. C’è chi nega che esistano figure che altri credono invece di aver visto.

I racconti su Poggio Conte sono molteplici e alcuni di questi affondano nel mistero.

Alessandro Gatti