Viterbo CRONACA STORICA da "IL MONASTERO"
Mauro Galeotti
 
Leggi pure: L\'edicola sulla Strada Signorino con la Madonna della Quercia sta cadendo a pezzi, il sindaco Michelini può far finanziare il restauro?

 

L'affresco con la rappresentazione del miracolo
in una edicola sul fronte roccioso della Strada Signorino

http://www.lacitta.eu/images/banners/il-monastero-frate-e-forno-ok.jpg

 

Cava di sant’Antonio

Lungo la Strada Signorino, che prende il nome dal nobile Signorino Signorini, proprietario dei terreni, poi passati alla famiglia Tedeschi, è una massa tufacea detta Cava di sant’Antonio, già conosciuta come la Cava di Gorga, che nel 1200 fu teatro di scontri tra Romani e Viterbesi. 

Pinzi riferisce che alla fine dell’800, la cava era detta «Cava di Sgorga, era situata vicino a poggio Gazzello, presso l’antica via di Pontesodo».

I Signorini discendevano da famiglia fiorentina che divenne nobile viterbese nel XVI secolo, lo stemma, secondo Mario Signorelli, è: d’oro, allo scaglione d’azzurro. Ma quello che vedo in una serie di disegni settecenteschi di stemmi, conservati nella Biblioteca degli Ardenti, è differente, infatti, porta un cappello di cardinale nel campo.

Lungo la strada è un’edicola ricavata sulla parete tufacea, con affrescato l’avvenimento del Febbraio 1506, in cui il cavaliere viterbese Giovambattista Spiriti, al ritorno da Roma, inseguito dai banditi e raggiunto al Guado del Corgnalo, fu salvato per intercessione della Madonna della Quercia.

Infatti, sopraggiunto in prossimità della tagliata etrusca, «larga più di 10 braccia, e profonda più di 60», come leggo dal codice conservato dalla Fondazione Besso di Roma, trovandosi a percorrere i terreni soprastanti alla stessa, con alle spalle i banditi che lo pressavano davanti al burrone della strada etrusca, vistosi perduto, chiese aiuto alla Madonna della Quercia.

Sentì una voce, «Tieniti Spirito che io salto». D’un balzo il cavallo, quasi fosse in volo, saltò dalla parte opposta della tagliata tufacea e salvò il suo cavaliere. L’affresco, di cui sopra, è stato restaurato nel 1992 da Rolando Di Gaetani ed inaugurato il 4 Ottobre dello stesso anno; porta la scritta, «Fermati passegiero, il capo china, alla Vergine Maria nostra reggina 1854». Il miracolo è raffigurato in una lunetta del chiostro con la cisterna della Basilica di santa Maria della Quercia.

Vicino al bivio della Strada Signorino con Via santa Maria in Silice, fino a qualche anno fa, era ben visibile la grande grotta chiamata Grotta del Cataletto e in merito Mario Signorelli, figlio dello storico per eccellenza Giuseppe, riferisce questo scritto del padre.

«Fu veramente ardua impresa quella condotta a termine dal canonico [Giacomo] Bevilacqua e dai suoi alunni nell’esplorare la Grotta del Cataletto, favoloso meandro sotterraneo degli Etruschi. 

Entrativi alle ore 7 del mattino, solo a tarda sera la spedizione riusciva a sortire fuori presso il Casale del Boia [sulla Strada Bagni]. Laceri e contusi, sembravano tanti spettri e non osavano parlare di quello che avevano veduto e che ritenevano opera diabolica. Mi raccontarono che il cunicolo si diramava in tanti altri laterali, quasi tutti ciechi, con vani di una certa ampiezza.

Ogni tanti metri erano praticati nella volta sfiatatoi che permettevano di respirare sufficientemente: il corridoio era alto in alcuni punti metri 1,80, poi improvvisamente si abbassava facendo credere si fosse al termine di esso. Strisciando come serpi per una decina di metri, il vano praticabile riprendeva quota per divenire poco dopo normale.

Chiesto al Bevilacqua se avrebbe acconsentito a ritornare insieme a me, sviò il discorso e lo vidi fremere: vago terrore s’era impossessato di lui. Onde poco dopo venne a morire...».

Giacomo Bevilacqua nacque nel 1844, morì nel 1912; così scrive, in data 1° Novembre 1912, nel suo diario monsignor Simone Medichini († 13 Gennaio 1916 a 85 anni), letto da Francesco Pietrini:
«Iersera circa le ore 10 e 30 morì l’Arciprete Giacomo Bevilacqua nell’età di 68 anni (nato a Viterbo nel 1844) di male cardiaco proveniente da cancri pedagrici già viaticato. Era di molto ingegno e valeva non poco di cose di archeologia nostrana».

Sempre Mario Signorelli, che assai spesso ama fantasticare, riferisce:
«Nella non lontana Caverna [dalla Grotta del Riello nella Valle del Cajo] sulla Strada del Signorino, che i più schivano nelle ore notturne, aleggia ancora il racconto del famoso Cataletto d’Oro, che quattro demoni traevano fuori nelle notti illuni, tra un tripudio di canti e di suoni.

Un mio concittadino, Federico Primavera, uomo assai savio e posato, mi ha riferito più volte che, nelle notti di luglio, quando dormiva all’aperto per sorvegliare i cordelli del grano in carratura, venne risvegliato dall’incedere di un prestigioso corteggio di diavoli dal pelame fulvo, che trasportavano detto catafalco, scintillante d’oro, pregno di luminosità tutta propria».

Sul cataletto, a forma di trono, era trasportato un uomo vestito sontuosamente. Non nascondo che da bambino, e forse anche oggi, quando mi trovavo e trovo a passare davanti alla Grotta del Cataletto, allungo il passo... spontaneamente!

VITERBO
Via Fattungheri. 10
(Quartiere medievale di san Pellegrino)
Tel. 0761.32.43.46
Chiuso il Mercoledì

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

chi è on line

Abbiamo 1241 visitatori online

 

 I libri

di Mauro Galeotti

 

Cartonato - pag. 246 - euro 25,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it

Cartonato - pag. 808, a colori
da euro 120,00 a euro 80,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it