Viterbo STORIA
Alessandro Gatti

Lago di Bolsena

Una delle più antiche culture d’Europa sorse ai piedi del Lago di Bolsena, quando nel  Regno d’Egitto dominava la IV dinastia, a cavallo tra Neolitico ed Eneolitico, altrimenti detta Età del Bronzo.

Si tratta della Cultura di Rinaldone, databile attorno alla seconda metà del III millennio a.C. , importantissima per la preistoria d’Italia ma di cui non si parla abbastanza.

Agli inizi del XX secolo nella località Rinaldone a Montefiascone, a due chilometri dalla stazione ferroviaria, fu rinvenuta una necropoli scavata nel tufo, con tombe a fossa o a grotta ricoperte da lastre sempre in tufo.

La località di Rinaldone si trova tra il territorio di Viterbo e di Montefiascone, in particolare nella frazione di Zepponami. I primi ritrovamenti risalgono al 1903, quando l’archeologo Pernier, nelle campagne di Montefiascone vicino al sito di Ferento, rinvenne delle tombe intatte, ora conservate nel museo nazionale storico-etnografico Luigi Pigorini a Roma.

La denominazione “Cultura di Rinaldone” venne introdotta grazie agli studi dell’archeologa Paola Lavriosa Zambrotti. Ritrovamenti simili vennero successivamente portati alla luce lungo l’Arno e lungo il Tevere e soprattutto lungo la Valle del Fiora.

Tipici sono i vasi a fiasco, talvolta ansati, mentre le decorazioni erano applicate con cordoni, oppure a traslucido; tecnica consistente nella levigatura di piccole aree specifiche prima della cottura.

Nell’inumazione il corpo viene rannicchiato all’interno di tombe a forno. Il corredo, come useranno successivamente gli Etruschi negli stessi territori, comprende oggetti ornamentali.

La professoressa Nuccia Catacchio Negroni, dell’Università di Milano, si occupò dei Rinaldoniani scrivendo così:

 “L’analisi dell’organizzazione territoriale ha permesso di individuare una zona di grande concentrazione, che abbiamo chiamato area nucleare 10collocata sostanzialmente nel medio corso del Fiora. Qui le necropoli si organizzano per gruppi più o meno ravvicinati, la cui distanza reciproca varia da 1 a 5 chilometri. Quella di Ponte San Pietro sembra costituire il centro di tutto il sistema …”.

Proprio il tufo abbonda nella valle del Fiora: le tracce lasciate sulle rocce dalla cultura di Rinaldone sono molteplici, sembrerebbe che siano presenti dei riferimenti astronomici, come nel caso delle  coppelle e altre lavorazioni rupestri rinvenute In Toscana e nel Lazio del Nord. Altre testimonianze su roccia riguardano incisioni su pareti a strapiombo relative al culto della Fertilità e dell’elemento naturale dell’acqua.

La grande presenza di rame testimonia un’intensa attività estrattiva metallurgica, infatti sono stati rinvenuti pugnali a forma triangolare, martelli, asce in questo materiale, oltre che mazze forate di pietra levigata.

I reperti riguardano prevalentemente tombe, mentre sono ancora isolati i rinvenimenti di oggetti di uso quotidiano. Si ritiene che queste genti avessero uno stile di vita seminomade, spostandosi da una dimora provvisoria all’altra e, pertanto, non risulta che praticassero ancora l’agricoltura.

Sicuramente sfruttavano la folta presenza di boschi nella Tuscia di allora, dedicandosi alla caccia a alla raccolta; caratteristica tipica delle popolazioni europee dell’epoca che conobbero l’economia stanziale solo in un secondo tempo rispetto a quelle mediorientali.

A volte ci si riferisce al popolo che diede vita a questa espressione culturale con l’appellativo di “Giganti di Rinaldone”: lo scrittore Giovanni Feo parla di rinvenimenti, nelle tombe, di uomini dalla statura eccezionalmente elevata, fino ad arrivare ai due metri e venti di altezza.

Secondo Feo parlare di Rinaldoniani significa trattare degli artefici di una civiltà anteriore a quelle storiche, caratterizzata da una società matriarcale (anche secondo la celebre archeologa lituana, Marija Gimbutas, le comunità europee del Neolitico erano caratterizzate da un ordinamento non patriarcale).

Solo successivamente, per ragioni dibattute, venne soppiantata l’organizzazione sociale guidata dalle donne, da un modello controllato dalla linea di discendenza maschile.

La zona interessata ricopre una vasta area comprendente la Toscana meridionale, l’Umbria e il Lazio centro settentrionale, in un area che a partire dall’età del Ferro vide protagonista prima la Civiltà Villanoviana per poi cedere la scena al delinearsi delle società italiche e a quella etrusca.

Una cosa è certa: un fondamentale capitolo della storia della civilizzazione d’Europa si scrisse sul suolo della Tuscia. Ora spetta ai successori di chi ne fu autore sollevare le polveri del tempo e riportare alla luce con più chiarezza quello che fu.

 

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO

Grande Enciclopedia De Agostini, vol.18,  Novara, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1996

Giovanni Feo, Prima degli Etruschi – I miti della grande dea e dei giganti alle origini della civiltà in Italia, Stampa Alternativa, Viterbo, 2001

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