Viterbo STORIA
Claudio Pennisi, osservatore della fauna che popola le nostre città e campagne

Il rapporto uomo-piccione è più antico di quello che si possa immaginare.

Il cantautore Giuseppe Povia gli ha dedicato una canzone, il turista a Venezia difficilmente può fare a meno di farsi una foto accanto, in però molti lo vorrebbero morto. Avete indovinato di chi si tratta?

La risposta è semplice: il soggetto di queste affermazioni è il piccione o colombo, proprio lui, quel paffuto uccello grigio che ormai vive in tutte le città del mondo e che purtroppo viene detestato sempre più dalla popolazione.

In molti si chiedono da dove vengano questi animali e cosa vogliano da noi, senza però trovare una risposta.

Il rapporto uomo-piccione è più antico di quello che si possa immaginare: questi uccelli, infatti, convivono con l'uomo da quando i primitivi iniziarono a vivere nelle caverne, nelle cui rocce venivano scavate delle nicchie all'interno delle quali i colombi deponevano le uova e allevavano i piccoli che venivano successivamente raccolti dai nidi e utilizzati a scopi alimentari.

L'uomo, si sa, è andato evolvendosi e ad accompagnarlo c'erano sempre fitti stormi di piccioni ai quali gli antichi Romani, Greci e altre civiltà avevano costruito vere e proprie case!

Che vi piacciano o meno, i piccioni erano, sono e saranno sempre animali domestici, uccelli estremamente intelligenti, capaci di provare un amore e una fedeltà pari a quelle di un cane verso chi li alleva, fin da quando sono piccoli; questi sentimenti tengono unita la coppia che normalmente si mantiene stabile per tutta la vita, così come accade in altri volatili.

Giungendo in epoca medievale i piccioni sono ancora con noi uomini, nelle città e nei piccoli borghi, nonché su alte torri che si ergono tra le case: sono le famose "torri colombaie".

In questi edifici, in alto e al riparo, gli uccelli trovano un luogo adatto per riposare e covare. Nel Medioevo la carne dei giovani piccioni era considerata una prelibatezza, ma gli uomini dell'epoca si resero conto che questi uccelli possedevano qualcosa di più prezioso, una capacità che gli scienziati studiano tuttora, ossia l'orientamento.

Se rilasciati a grande distanza dalle colombaie, infatti, questi erano sempre in grado di ritornarvi, potendo quindi essere usati all'occorrenza come postini da chiunque parta per un lungo viaggio.

Dopo svariati millenni di tranquillità e vita domestica i piccioni persero la propria casa, le torri vennero distrutte e nessuno si prese più cura di loro, tutto ciò fino al XVIII secolo.

I piccioni furono ampiamente utilizzati durante la Prima Guerra Mondiale come "postini alati" guadagnando persino medaglie al valore, poiché durante i bombardamenti, schivando i proiettili e volando tra le varie esplosioni, riuscirono a recapitare messaggi che permisero di salvare numerose vite umane.

Finito anche il loro impiego come postini, i piccioni vennero del tutto abbandonati a loro stessi, ma ormai era troppo tardi e i piccioni non erano più quegli uccelli della preistoria, bensì degli animali domestici per nulla timorosi dell'essere umano e amanti della vita, vicini a quest'ultimo.

Le attuali popolazioni di piccioni che vivono allo stato brado furono fondate da colombi viaggiatori, ornamentali e piccioni da carne, che dopo secoli di accoppiamenti hanno dato vita a quello che noi chiamiamo "piccione di città", un uccello di medie dimensioni proprio come i suoi antenati, ma con delle colorazioni e dei comportamenti che non sono di certo tipici di uccelli selvatici per natura.

Passano gli anni e i piccioni si ritrovano ad essere sempre più soli e vessati da tutti e malgrado ciò continuano a starci accanto, volando sopra i tetti, passeggiando impettiti per le piazze e picchiettando alle finestre aspettando che qualcuno doni loro quella casa che hanno perso e che nessuno probabilmente donerà più.

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