Viterbo STORIA TEMPLARE
Alessandro Gatti

Viterbo, Santa Maria della Quercia

Come si evince da alcune fonti scritte risalenti al momento del Processo ai Templari, ci sarebbero testimonianze del passaggio e dell’operato dell’Ordine del Sacro Tempio anche nel territorio attualmente facente parte della Provincia di Viterbo.

I Templari, per l’appunto, prestavano servizio di assistenza ai pellegrini percorrenti la via Francigena che conduceva verso Roma dalla Francia passando per BolsenaMontefiasconeViterboSutri, Campagnano e infine Roma. Lungo il percorso francigeno che attraversa i confini della Tuscia viterbese si riscontrano i significativi segnali dell’opera assistenziale e difensiva dei Templari, i quali si avvalsero della Chiesa di Santa Maria in Carbonara come presidio tattico-difensivo, oltre che come magazzino per le derrate alimentari e per offrire rifugio ai viandanti bisognosi.

L’allora presidio  sorgeva nei pressi dell’attuale via Sant’Antonio, presso Piano Scarano a Viterbo,  che corrisponde all’allora contrada “La Valle”.

Il nome che tutt’oggi porta la chiesa  deriva dal fossato difensivo che la circondava, la “carbonara”, un fossato che all’occorrenza innalzava un muro di fiamme contro gli assalitori dal momento che era riempito di materiale altamente infiammabile.

La posizione strategica della chiesa la rendeva una sosta obbligata per chiunque volesse recarsi a Roma e nel Gargano o entrare in città lasciando la strada Cassia. Diversi Templari vennero inoltre processati proprio a Viterbo e questo è la lampante testimonianza che il loro, più che un semplice passaggio nella zona, è stato un vero e proprio insediamento stabile.

Proprio dalle deposizioni nei processi di Viterbo si hanno le poche informazioni storiche riguardo alla chiesa di Santa Maria in Capita situata a Bagnoregio.

Questa fu donata ai Templari assieme alle sue proprietà dal vescovo Rustico verso la metà del XII secolo. Il 24 Ottobre del 1312 fra Jacopo da Pigazzano, interrogato a Lucca, sostenne di aver visto la famosa “testa barbuta”: “in Provincia Lombardie, vide licet Bononie, et in provincia Rome apud Capitam” .

Riguardo alla famosa testa barbuta, il frate potrebbe riferirsi al Bafometh, la strana reliquia a forma umana adorata dalla setta degli Assassini di Alamut.

Questa compare più volte, anche se in modo vago, nei capi d’accusa del processo ai Templari e viene usata per accusarli di aver adorato strani idoli e di essere stati collusi con gli “infedeli” rinnegando il loro Dio.

Secondo altre fonti le teste barbute erano riproduzioni sindoniche e ve ne erano varie copie sparse per l’Europa e la Terrasanta.

Sempre dalle testimonianze degli interrogatori di Lucca e Viterbo sarebbe emerso che nei pressi della chiesa di Santa Maria in Capita vennero fatte numerose elemosine e donazioni da parte dei fedeli e sempre presso Santa Maria in Capita venne seppellito il Gran Precettore d’Italia Uguccione da Vercelli.

Nella chiesa non si sono mai trovate tracce del Gran Precettore, infatti secondo la deposizione di fra Gualtiero da Napoli, esso morì a Rieti. Stando comunque ai fatti la chiesetta di Bagnoregio reca in se un segreto di immensa importanza storica, poiché presso di essa venivano fatte numerose donazioni da parte dei pellegrini, venivano mostrate “le teste barbute” e forse seppelliti Precettori.

La veridicità delle deposizioni nei processi di Viterbo non è provata, ma è un fatto inoppugnabile che nel 1312 pochi anni dopo la soppressione dell’Ordine templare sorse una lite fra i Giovanniti ed il vescovo di Bagnoregio che reclamava la restituzione della chiesa di Santa Maria in Capita.

Ci volle la bolla papale di Giovanni XXII, nel 1321, perché la chiesa tornasse al vescovato. Vi sono altre testimonianze di presidi templari presso Tarquinia, Marta e Montalto di Castro, ma sicuramente il presidio di Santa Maria in Capita e quello di Santa Maria in Carbonara restano i più misteriosi e quelli più importanti.