Viterbo STORIA A prima vista appare piuttosto malandato e polveroso
di Vincenzo Ceniti

Il Teatro dell'Unione

L’altro giorno ho avuto modo di entrare nel Teatro dell’Unione (chiuso per restauri) col desiderio di riviverne l’atmosfera nel ricordo delle tante frequentazioni, fin dai tempi dell’immediato dopoguerra.

A prima vista appare piuttosto malandato e polveroso. Ma osservando meglio si nota la consistenza dei lavori fin qui eseguiti, tra cui il nuovo parquet della platea sul vuoto della cassa armonica,  il rinnovato “golfo mistico”, gli impianti elettrici e di riscaldamento che, seppur “invisibili”, sono segnalati ovunque da prese e bocchette di sfiato per l’aria.

Tutti interventi necessari e pregiudiziali al prossimo e risolutivo appalto che dovrà definire il rifacimento di tappezzerie, tendaggi, poltrone ed altro. I tempi per il completamento dei lavori non saranno comunque brevi. Si parla del 2015 inoltrato.

Ci consoli il fatto che nella sua travagliata storia, dal 1855 (anno dell’inaugurazione) ad oggi, il teatro ha subito numerose chiusure per lavori che ci hanno abituati a farne a meno per periodi più o meno lunghi.

Ricordiamone alcune.

La chiusura più forzata fu quella in seguito ai bombardamenti del 1943-44.

Nell’immediato dopoguerra c’era bisogno a Viterbo di una capiente sala cinematografica, dal momento che anche il Genio aveva subito danni consistenti. In pochi mesi l’Unione venne aggiustato alla meno peggio e funzionò come cinema.

Ricordo le lunghe file al botteghino la domenica pomeriggio e ricordo l’aria acre che si respirava in platea e nei palchi per il fumo delle sigarette. Sullo schermo scorrevano Clifton Webb (il signor Belvedere), Charlie Chaplin, Stanlio e Ollio, Gianni e Pinotto e star come Claudette Colbert, Paulette Goddard, Vivien Leigh, Ethel Barrymore, Joan Fontaine, Rita Hayworth. Joan Crawford.

Nel 1949, dopo consistenti opere di ristrutturazione, il teatro fu restituito alla sua naturale destinazione, anche perché nel frattempo si erano completati i lavori del Cinema Genio che riaprì nel 1948 dopo i danni della guerra con il kolossal “Anni Verdi” interpretato da un grande Charles Coburn. 

Per la riapertura dell’Unione si dette la Manon di Massenet con il tenore viterbese Cesare Valletti.

Nuova chiusura agli inizi degli anni Cinquanta per ulteriori lavori di restauro cui contribuì per le pitture anche il nostro artista Felice Ludovisi.

I cartelloni di quegli anni includevano sia la lirica (Ferruccio Tagliavini, Maria Caniglia, Magda Oliviero), che la grande rivista (memorabile la serata con le tre sorelle Nava “Davanti a lui…Tre Nava tutta Roma” con riferimento satirico al duce Mussolini).

Per la prosa si dovettero attendere gli anni Sessanta  (Glauco Mauri, Eduardo, Romolo Valli, Enrico Maria Salerno, Mario Scaccia, Alberto Lupo, ecc.)

Da non dimenticare nel Cinquanta-Sessanta anche i numerosi Veglioni di Carnevale (su tutti il “Veglione della Stampa” che molti colleghi ricorderanno) e le rappresentazioni di compagnie dilettantistiche locali.

Di nuovo “chiuso per lavori” nel 1978 per un lungo restyling. Alla riapertura venne allestita una breve stagione lirica con Traviata e Madama Butterfly.

Speriamo di poterci riappropriare del teatro nel prossimo anno.

Lo chiedono i viterbesi, l’Expo di Milano, la stampa, gli uomini di cultura a tutti i livelli e più in generale la Città di Viterbo che attende la riapertura per una nuova flebo di speranza.  

Vincenzo Ceniti
Console Touring di Viterbo