Villa San Giovanni in Tuscia: Quadro dell'altare maggiore della chiesa di San Giovanni Battista con la nascita di San Giovanni Battista

Micaela Merlino, archeologa-giornalista

In occasione della Festa Patronale in onore di San Giovanni Battista a Villa San Giovanni in Tuscia (14 Agosto), ricordiamo il Santo con alcune curiosità storiche sangiovannesi.

La prima curiosità storica riguarda proprio il nome del paese di Villa San Giovanni in Tuscia. Si tratta di un agionimo, ossia di un toponimo derivante dal nome di un Santo, o di una Santa, in questo caso ha origine dal precursore di Cristo, San Giovanni Battista.

La denominazione “Battista” deriva dal fatto che il Santo battezzò Gesù nel fiume Giordano, come narrano i Vangeli sinottici. Il toponimo San Giovanni potrebbe risalire all’età medievale, infatti esiste un documento del 1278 nel quale viene nominato un “burgum Sancti Jhoannis”, che per alcuni giorni avrebbe ospitato Papa Niccolò III durante un viaggio in Tuscia, per controllare lo stato in cui versavano alcuni castelli e villaggi.

Villa (cioè villaggio) di San Giovanni si chiamava il paese nel XVII e nel XVIII secolo, poi divenne San Giovanni di Bieda perché fu aggregato alla vicina cittadina (oggi denominata Blera). Nel 1827 essendo tornato al rango di comunità riacquistò il nome di San Giovanni, perdendo la denominazione “di Bieda”, che però riacquistò cent’anni dopo, nel 1927. Si mise definitivamente fine a tali alternanze toponomastiche nel 1961, quando un Decreto del Presidente della Repubblica restituì l’autonomia al paese, e il  nuovo nome di Villa San Giovanni in Tuscia. Nel 1983 furono approvati dal Consiglio Comunale sia lo Stemma che il Gonfalone, sui quali è raffigurata la scena del Battesimo di Gesù.

La seconda curiosità riguarda il culto del Santo officiato nella chiesa di Sancta Maria ad Nives, detta localmente chiesola, forse edificata verso la fine del XVI secolo e consacrata nel 1605. Lungo il muro laterale destro si trova l’altare di Sant’Antonio da Padova, costruito qualche tempo dopo la consacrazione della chiesa.

Sull’altare è collocato un quadro, dipinto poco prima della metà del XVII secolo da un autore ignoto, il quale raffigura Sant’Antonio da Padova nella classica iconografia: stante con il Vangelo nella mano destra al di sopra del quale è Gesù Bambino, e con il giglio nella mano sinistra.

La particolarità di questo quadro sta nel fatto che a Sant’Antonio da Padova è associato anche San Giovanni Battista, benchè sia raffigurato in dimensioni molto più ridotte. Infatti sullo sfondo, a destra, è visibile la scena del martirio del Santo (decollazione):  il carnefice ha appena reciso la sua testa, e la posa sopra un vassoio retto da Salomè. Più in alto si vede Salomè che reca la testa ad Erode Antipa, impegnato in un convivio con altri commensali.

Le due scene si ispirano ai famosi racconti del Vangelo di Matteo (14, 6-11), e di quello di Marco (6, 22-28). Alla fine del XVII secolo un tale di nome Nicodemo Baglioni, appartenente ad una delle famiglie più facoltose del paese, divenne patrono dell’altare e vi faceva  celebrare due Messe all’anno, nelle rispettive feste liturgiche dei due Santi.

Un’altra curiosità riguarda il quadro collocato sull’altare maggiore della chiesa parrocchiale dedicata al Santo, consacrata nel 1726, che raffigura la nascita di San Giovanni Battista. Nel 1753 il Vescovo di Viterbo Giacomo Oddi ordinò ai Sangiovannesi di dotare l’altare di un quadro devozionale dedicato al Santo patrono.

Fu così che in quello stesso anno il Consiglio dei Priori commissionò l’opera all’artista locale Francesco Guerrini, che aveva un atelier a Viterbo. Poco tempo dopo egli sottopose all’attenzione dei Priori un bozzetto dell’iconografia da lui pensata, per dipingere la scena della nascita del Santo.

Il disegno piacque e la proposta fu approvata, ma passarono i giorni, le settimane e i mesi, passarono anche gli anni e il Guerrini non si decideva a consegnare l’opera, forse perché preso da altri impegni o per scarsa diligenza. Dopo aver ricevuto pressioni da parte del Consiglio dei Priori, finalmente nel 1756 consegnò il quadro, nel quale oltre alla sua firma aveva apposto anche lo stemma del Vescovo Giacomo Oddi.

Sempre all’interno della chiesa parrocchiale, sul muro di fondo di un nicchione che si apre all’inizio della parete laterale destra, davanti al quale è collocato il fonte battesimale, si vede un affresco che raffigura il Battesimo di Gesù nel fiume Giordano da parte di San Giovanni Battista.

Il Battesimo di Gesù nel fiume Giordano da parte di San Giovanni Battista

Gesù è raffigurato stante nel mezzo del ruscello, alla sua destra c’è San Giovanni Battista in piedi, vestito con un vello di pecora e un mantello rosso cinto alla vita da un cordone, e sta versando sulla testa di Gesù alcune gocce d’acqua del fiume, raccolte all’interno di una conchiglia. Al di sopra della scena aleggia lo Spirito Santo, nelle sembianze di una colomba bianca con le ali spiegate. Il dipinto fu commissionato dall’Arciprete Don Aminto Todini nel 1865, come si legge in un cartiglio apposto vicino all’affresco.

L’ignoto autore ha ambientato la scena in un angolo dei prati che lambiscono a sud il paese di Villa San Giovanni in Tuscia, ma il ruscello nel quale avviene il Battesimo è frutto della sua fantasia, a meno che nel XIX secolo non esistesse qualche fosso d’acqua corrente, poi prosciugatosi nel corso del tempo.

L’affresco è molto interessante anche perché sullo sfondo è raffigurato il paese come doveva essere nel 1865, con le case in mattoni di tufo, le due chiese riconoscibili dai campanili che svettano, il torrione medioevale che ancora si vede in Piazza Maggiore. Tanta era la devozione dei Sangiovannesi verso il Santo Patrono, che persino le due campane della chiesa parrocchiale furono denominate l’una “Giovanna” e l’altra “Battista”, perché tutto doveva essere consacrato al precursore di Cristo.

 

 

 

 


Micaela Merlino