Viterbo CRONACA Per Francesco essi sarebbero da ricercare fra i sostenitori della verità come assoluto tra le silenziose sentinelle del dogma
di Giuseppe Bracchi

 

Cronache da Santa Marta: “Quando un cristiano diventa discepolo dell'ideologia ha perso la fede: non è più discepolo di Gesù, è discepolo di questo atteggiamento di pensiero...

E per questo Gesù dice loro ”Voi avete portato via la chiave della conoscenza”. La conoscenza di Gesù è trasformata in una conoscenza ideologica e anche moralistica, perché questi chiudevano la porta con tante prescrizioni”. (Discorso del 26/10/2013)

La citazione di cui sopra è tratta dall'opera del prof. Enrico Maria Radaelli: La Chiesa ribaltata (Editrice - Fede e Cultura), opera che, con tutta umiltà, consiglio la lettura agli amici del Lacitta.eu. Chiara, nelle parole di papa Francesco, è l'allusione ai farisei. E chi sarebbero oggi questi nuovi farisei?

Per Francesco essi sarebbero da ricercare fra i sostenitori della verità come assoluto, tra le silenziose sentinelle del dogma (come fu Romano Amerio contro le deviazioni del Concilio Vaticano II), fra i tomisti, un mondo insomma tutto fatto di orpelli e sovrastrutture ideologiche, tanto per usare una terminologia cara a Francesco, quello della teologia della liberazione (e magari anche quella degli otto Cardinali esperti che farebbero da governo ombra e parallelo a quello ufficiale della Curia e dei vari Dicasteri della Santa Sede) un mondo, tuttavia, da deellenizzare al più presto, al fine di recuperare quei fratelli miserabili e bisognosi (il ricordo delle favelas, lo costringe troppo forse, nel suo piccolo mondo antico?)

Un recupero ovviamente solo materiale, come sottolinea Radaelli nel suo volume e che per realizzarsi deve appunto spezzare le catene di quella “griglie di potere, di leggi inutili, di norme irreali, con cui la vera vita di preghiera e la vera relazione d'amore sarebbero strappate dal loro senso primitivo e profondo e sarebbero invischiate così in artifici antimisericordiosi, tali da uccidere la vera vocazione di carità e d'amore cui sono chiamati i cristiani”.

Sono quelle sopraccennate, tuttavia, le linee guida del pontificato di Francesco, quelle linee che di recente lo hanno condotto a legittimare il divorzio breve e con esso ora anche la comunione ai divorziati risposati in un ottica destrutturante il dogma o quanto meno a renderlo ancora più confuso, se non addirittura obsoleto agli occhi degli stessi pastori, se non anche dei fedeli.

A dar conferma dei timori sopra paventati, è stata la Conferenza Episcopale Francese, che per bocca del suo Presidente, Georges Pontier, ci ha dato notizia di come, a distanza di pochi giorni dalla conclusione del recente Sinodo romano, fra i confratelli impazzino domande tutte da approfondire.

Per esempio, il Vescovo d'Ajaccio, Olivier de Germany si è detto perplesso (ma va?) sul discernimento circa i “divorziati risposati” (articolo, lo ricordiamo per gli smemorati, passato per un solo voto sulla maggioranza dei 2/3). Si potrebbe cadere – ha sottolineato ancora mons. Olivier de Germany – nel soggettivismo o in situazioni di ingiustizia (sic!). O forse come ha rimarcato l'Arcivescovo di Fort de France, David Macaire in un “era di test pastorali”?

Siamo in attesa di lumi con l'aiuto dello Spirito Santo. Per ora, chapeau! Tanto di cappello alla Conferenza Episcopale Francese, per aver testimoniato tanta pastorizia e poca pastorale.

 Giuseppe Bracchi

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