Viterbo CRONACA della scuderia e storia

 

Interno delle Scuderie, come erano

“La Stalla che vien ammirata da tutte le nazioni Straniere e considerata per la più bella d’Italia”, così vengono definite le Scuderie papali di Viterbo in Sallupara, in una relazione inviata nel 1703 a papa Clemente XI Albani.

Con la donazione della Fondazione CARIVIT al Comune di Viterbo del progetto esecutivo di “Restauro e rifunzionalizzazione dei resti delle monumentali Scuderie papali di Viterbo” redatto con il coordinamento scientifico della prof. Valtieri, con l’autorizzazione della competente Soprintendenza e il contributo finanziario offerto dalla Banca  CARIVIT per la sua realizzazione, il Comune di Viterbo potrà avviare i procedimenti per bandire la gara per l’appalto dei lavori.

La consegna ufficiale effettuata lo scorso 4 luglio alla Fondazione CARIVIT del progetto esecutivo di “Restauro e rifunzionalizzazione dei resti delle monumentali Scuderie papali di Viterbo” e l’avvenuta autorizzazione della competente Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici ad effettuare i lavori scrupolosamente in conformità del progetto approvato, chiude un complesso e lungo iter teso a recuperare un importante monumento viterbese progettato da Bramante per papa Giulio II.

Sarà ora compito dell’Amministrazione comunale di Viterbo avviare prima dell’estate la gara per l’appalto dei lavori di restauro rivolto ad imprese con specifiche esperienze, come prescritto dalla Soprintendenza.

Se i lavori inizieranno entro il 2014 la “riscoperta” di un’opera sconosciuta di Bramante potrà trovare un ulteriore pubblicizzazione collocandosi nell’anno delle celebrazioni a 500 anni della scomparsa dell’artista.  Poiché per la durata dei lavori è programmata in un anno solare, la struttura potrebbe anche accogliere manifestazioni collegate all’Expo 2015.

La “riscoperta” delle Scuderie papali di Viterbo è il risultato della ricerca applicata di un Dipartimento Universitario, il PAU, fondato lontano da Viterbo, in Calabria - con l’obiettivo dello “Studio e valorizzazione dei beni architettonici, urbani e ambientali, quali risorse potenziali di sviluppo culturale ed economico” - diretto nel corso di 25 anni da due viterbesi, Simonetta Valtieri e Enzo Bentivoglio.

 La ricerca applicata su Viterbo ha visto attuata l’auspicata sinergia tra università-territorio-mondo bancario, essendo stata sostenuta dalla Fondazione CARIVIT e resa realizzabile con l’acquisto da parte del Comune dell’edificio e il contributo finanziario per il suo restauro offerto dalla Banca CARIVIT, che hanno creduto in un progetto che consegna a Viterbo  un importante “monumento” di cui si era persa la memoria, trasformando  la situazione di marginalità e degrado di una zona interna alla città in una nuova risorsa culturale, con evidenti “ricadute” anche  sul piano economico.

 

Sintesi storica:

Non si può comprendere l’importanza delle Scuderie senza conoscere l’ambizioso programma di trasformazione della Rocca Albornoz (che nel Rinascimento sostituisce la residenza papale presso il Duomo) intrapreso da Giulio II,  il quale, risiedendovi per oltre dieci giorni nel settembre 1505, constatato che l’edificio, nonostante gli interventi operati da Pio II, manteneva ancora un carattere medioevale per il suo impianto irregolare, si rivolge a Bramante, che ne trasforma  la corte interna apponendovi due nuovi fronti con porticati e logge e una fontana al centro.

Documenti del 1506 e del 1508 attestano la presenza di Bramante a Viterbo.

L’intervento  risale agli stessi anni che vedono l’avvio dell’ ”ammodernamento” della Basilica Vaticana con la conseguente progressiva distruzione dell’antica basilica paleocristiana, artefici gli stessi personaggi, Giulio II e Bramante. 

A completare la funzionalità della nuova residenza papale, viene costruito all’esterno, in località Sallupara,  tangente alle mura urbane di Viterbo, l’imponente costruzione delle Scuderie, lunghe 63 metri, a tre navate con volte a crociera poggianti su 24 colonne monolitiche di peperino alte quasi 5 metri, e capitelli d’ordine tuscanico, simili a quelli delle logge dei fronti porticati interni alla corte della Rocca Albornoz.

La scala per raggiungere il fienile al piano superiore era di testata, verso S. Faustino, mentre dal lato opposto, verso la Rocca, si trovava l’ingresso originario (dove oggi sono visibili  due colonne inserite nel muro, a seguito della demolizione di una campata, avvenuta in tempi moderni).

L’edificio verrà trasformato in Carcere su progetto dell’Ing. Vincenzo Federici (1839) che ne riconfigura il fronte verso la piazza dotandolo di un portale bugnato e di una semplice intelaiatura architettonica.

Colpito dai bombardamenti del 1944, che hanno provocato il crollo parziale del piano superiore, con l’incuria e l’abbandono sono crollate le volte e le colonne, l’edificio, che appariva fino a due anni fa un cumulo di macerie invaso da una ‘foresta’ di rovi cresciuti al suo interno, stava per essere demolito e sostituito da una nuova costruzione.

 

Cronistoria del recupero delle Scuderie papali:

Al fine di far comprendere il reale valore dei resti della costruzione bramantesca (segnalata da E. Bentivoglio e S. Valtieri a partire dal 1971, in: «L'Arte», nn.15-16), dopo averla fatta vincolare dalla Soprintendenza, è stata presentata una proposta di “riscoperta” delle Scuderie nel bando della Fondazione CARIVIT 2008, settore ‘Arte, attività e beni culturali’, per avviarne un processo di restauro e di rifunzionalizzazione compatibile. 

A seguito della presentazione dell’idea progettuale attraverso un’animazione tridimensionale del loro restauro virtuale – che ha consentito di comunicare con immediatezza i valori spaziali dell’impianto originario a tre navate su colonne – e della pubblicazione del volume di Bentivoglio-Valtieri,  Le Scuderie della Rocca Albornoz trasformata da Bramante per Giulio II. La loro storia e un progetto di riuso, GBEditoriA 2010, la Fondazione CARIVIT nel gennaio 2011 ha stipulato una convenzione con il Dipartimento PAU dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, allora diretto dal prof. Enzo Bentivoglio, per il “Restauro e rifunzionalizzazione dei resti delle monumentali Scuderie papali di Viterbo”, designandomi come coordinatore scientifico, in quanto professore ordinario di Restauro architettonico.

La ricerca applicata era finalizzata a un’operatività concreta, subordinata all’acquisto del Comune delle Scuderie, proprietà del Demanio militare. La Fondazione CARIVIT avrebbe quindi donato il progetto di restauro elaborato dal PAU al Comune di Viterbo, e la Banca CARIVIT Spa avrebbe contribuito finanziariamente al loro recupero.

La consulenza scientifica e tecnica doveva quindi attuarsi in ogni fase di progettazione del restauro che si ponesse come modello, sia a livello conoscitivo che operativo nel rispetto delle normative vigenti, curando  le missioni degli operatori per le prospezioni, i rilievi con scanner laser 3D, il catalogo degli elementi delle colonne crollate per effettuarne una ricomposizione ‘virtuale’ tramite anastilosi,  le indagini diagnostiche, le analisi delle alterazioni, dei dissesti strutturali, dei degradi dei materiali, l’individuazione dei quadri fessurativi, le analisi chimico-fisiche e mineralogico-petrografiche effettuate dal Laboratorio M.A.RE del PAU su campioni di intonaci, malte e lapidei prelevati in situ.

In sintesi, la definizione di tutti gli interventi idonei sul piano scientifico per il restauro e la  rifunzionalizzazione delle Scuderie nel rispetto dei loro valori storico-costruttivi e formali, nonché la programmazione e il coordinamento di tutte le azioni relative alle indagini sulle strutture in elevato e in sedime, il coordinamento della sicurezza in fase di progettazione e tutto quanto utile per la buona riuscita della realizzazione, che prevede anche l’esperienza guidata di un cantiere-scuola applicato alla ricostruzione di due volte a crociera delle Scuderie in pietra (attraverso l’integrazione delle loro porzioni superstiti usando il materiale di crollo) come esempio pilota  per la formazione di giovani maestranze da specializzare nel restauro con tecniche costruttive antiche.

La possibilità di realizzare  il progetto ha acquistato concretezza nel giugno 2012, con l’acquisizione del complesso dal Demanio attraverso una decisa azione - usufruendo di fondi regionali - da parte del Comune di Viterbo e la partecipazione economica nella realizzazione delle opere da parte della Banca Carivit Spa.

Dopo la rimozione di uno strato di circa tre metri di macerie e la selezione dei materiali (ritardata dall’aver riscontrato la  presenza di ordigni bellici), è stato possibile eseguire i rilievi e le indagini previste.

 Il  rinvenimento di tutte le 24 colonne (anche se alcune spezzate) dell’impianto originario bramantesco e di tutti i loro capitelli, ha indotto a riconfigurare il progetto originariamente proposto, intendendolo come un restauro di ricomposizione teso ad esaltare le parti autentiche e la fisionomia originaria del “monumento”,  limitando le aggiunte necessarie alla sua rifunzionalizzazione.

Il progetto prevede la ricollocazione in sito sulle loro basi originarie (ancora celate da una pavimentazione realizzata nel secolo scorso) di tutte le colonne antiche, preliminarmente ricomposte tramite anastilosi, e la riconfigurazione della spazialità originaria di 7 campate nella zona Sud  delle Scuderie, da ricoprire con crociere eseguite con tecniche e materiali moderni, lasciando la zona Nord scoperta, ma ricollocandovi le colonne, come in un sito ‘archeologico’.

E’ prevista la ricostruzione di una porzione del piano superiore delle Scuderie (utilizzando la notevole quantità di materiale lapideo derivato dai crolli) per ‘documentare’ l’altezza e la configurazione dell’edificio bramantesco, e offrire anche la possibilità di avere spazi utilizzabili per funzioni connesse all’uso del sottostante ambiente a tre navi, di cui viene recuperata la spazialità originaria.

Alla redazione del progetto esecutivo del restauro delle Scuderie, da me coordinato, hanno contribuito i  collaboratori del PAU con competenze specifiche, insieme agli Ingegneri Michele Candela  e Lorenzo Piacentini per specifiche competenze nella redazione tecnica, relativa ai calcoli delle strutture (in conformità con la normativa antisismica) e degli impianti, ai costi, al PSC, al Cronoprogramma, al Capitolato di  appalto.

Dopo il loro recupero, per le Scuderie, oggi  vincolate, si prevede una destinazione d’uso coerente con il loro valore di “monumento”  legato a Giulio II e Bramante,  e diversificata, per dare la possibilità di un loro uso continuo.  Lo spazio coperto della parte ricostruita delle Scuderie  si presta ad accogliere nelle navatelle laterali – le  cui colonne definiscono  spazi modulari – stand  per esposizioni e manifestazioni varie.  In occasione di particolari eventi questo spazio potrà essere collegato con la zona scoperta, che può essere fruita anche autonomamente per manifestazioni all’aperto.

Ai fini di una comunicazione esterna, oltre ad accogliere iniziative ed attività  giovanili nell’ambito artistico e culturale e allestimenti temporanei, potrebbe ospitare un punto web di conoscenza e irradiazione verso le notevole risorse materiali e immateriali di Viterbo e del suo territorio.

Per la gestione della struttura andrebbe avviata una cooperazione tra operatori diversi, elaborando un piano complessivo, che consideri le componenti relative agli strumenti finanziari e gestionali, nonché una strategia di comunicazione di un marketing territoriale, con la costituzione di un network e di percorsi che leghino insieme monumenti e tradizioni, in modo da collegare  diversi poli culturali. 

Se il progetto di restauro e di valorizzazione delle Scuderie è stato fondato sul rapporto istaurato con la conoscenza dell’edificio (basato sulla capacità di riconoscimento dei ‘valori’), sarà soprattutto nella esecuzione, che presenterà i risultati visibili, che si renderà particolarmente necessaria una regìa in grado di armonizzare le soluzioni tecniche ed estetiche messe in campo.

 

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