Viterbo MUSICA Recensioni Felmay da alle stampe “Azimuth”, il terzo esperimento di Turbogolfer Duo(s), alias Alberto Turra
di Leonardo Vietri
Alberto Turra
Il chitarrista milanese indaga il biniomio chitarra/batteria trasversalmente fra stili e generi, accompagnato da sei batteristi virtuosi dello strumento. Tra free jazz, post-rock, avantgarde e hard rock.
Decostruzionista e destrutturante, la verve compositiva di Alberto Turra esplode anche in questo lavoro, facendo incontrare 6 virtuosi batteristi e le altrettanti visioni del mondo.
Un percorso inusuale e fuori dai paletti di geografie e generi musicali. Anche laddove si interpretano dei brani tradizionali (si pensi all'inno balcanico "Ederlezi" o a "Fire" di Jimi Hendrix), l'esperienza fornita dal vulcanico Turra & friends è quella di un'eruzione continua, che tenta di scrollarsi di dosso etichette, gusti e generi musicali comuni. Un tentativo riuscito di eludere l'ascolto facile e disattento, alla ricerca di quell'Azimuth interiore, che appunto da il titolo all'intero lavoro del chitarrista meneghino.
I punti cardinali rappresentano le posizioni dei vari compagni di viaggio di Turra, e ne segnano anche le coordinate della suo percorso artistico e le tappe raggiunte proprio grazie alla collaborazione con quei musicisti.
Curiosa scelta quella di dare alle sei composizioni originali il nome del batterista coinvolto. Per quanto riguarda le cover, si spazia da John Coltrane (con "Resolution") a Steve Coleman ("Wights Waits for Weights") passando per i tradizionali algerini "Atas atas amimmi" e il già citato "Ederlezi" (reso famoso dalla versione che ne fece Emir Kusturiça con la sua No Smoking Orchestra e che poi ripresero sia Goran Bregovic che il gruppo Beirut più recentemente).
"Tato Vastola" è senz'altro uno degli episodi più riusciti di questa lunga cavalcata su terreni brulli e scoscesi insieme alla hendrixiana "Toni Boselli" e alla trasognante "Andrea Rainoldi". Un disco coraggioso e controtendenza.
Leonardo Vietri
