Viterbo CRONACA CACCIALA VIA

Nella tarda mattinata di ieri, personale della Squadra Mobile della Questura ha dato esecuzione alla misura interdittiva della sospensione dall'esercizio dalle pubbliche funzioni di servizio, provvedimento emesso dal GIP presso il Tribunale di Viterbo a carico di un'assistente scolastico per bambini disabili, dipendente di una cooperativa che si occupa del sostegno di persone portatrici di handicap.

 

L'ordinanza cautelare scaturisce da una riservata attività investigativa condotta dal personale della sezione specializzata della Squadra Mobile, iniziata dopo la segnalazione della madre di un ragazzo gravemente disabile, di anni 12, che frequenta una scuola del capoluogo cittadino, relativa a presunti maltrattamenti cui era sottoposto il figlio durante le lezioni.

In particolare la donna riferiva che il minore aveva confidato a lei ed ai medici che lo hanno in cura, fatti che l'avevano insospettita sul metodo educativo adottato dall'assistente.

Le immediate attività d'indagine coordinate dalla locale Procura della Repubblica, consentivano di acquisire alcuni iniziali riscontri a quanto riferito dalla donna.

Inoltre il ragazzino sentito a verbale nelle forme dell'audizione protetta, alla presenza di esperti di psicologia infantile, raccontava di essere vittima di episodi di maltrattamento, di varia natura, durante l'orario scolastico.

Per verificare quanto emerso in questa prima fase degli accertamenti investigativi, venivano avviati alcuni servizi di intercettazione video-ambientali nelle aule dell'istituto frequentato dalla vittima.

Con l'ausilio degli strumenti tecnici, gli operatori di polizia documentavano episodi in cui la donna si rendeva protagonista di atti di vessazione fisica (percosse, schiaffi, calci, spintoni, immobilizzazioni violente) nei confronti dell'alunno.

Venivano anche registrate numerose conversazioni dal chiaro contenuto vessatorio di tipo psicologico, dal momento che il piccolo, durante le lezioni, era minacciato, offeso e deriso con frasi irripetibili.

Trasfuse tutte le risultanze investigative in una dettagliata informativa, l'A.G. competente applicava alla donna il citato provvedimento, avendo configurato a suo carico il reato di maltrattamenti nei confronti di un minore disabile, a lei affidato per ragioni di cura, educazione, vigilanza e custodia.

Con l'aggravante di aver commesso il fatto nei riguardi di un minore degli anni 18.

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