Viterbo MA CHE FINE HANNO FATTO?
Mauro Galeott

1910 c. La Chiesa di sant'Agostino e il convento
(Archivio Convento ss. Trinità, g.c. padre Mario Mattei)

A Viterbo la Chiesa di sant'Agostino, il convento e i chiostri, erano dove oggi sono le case popolari, alla fine di Via ss. Maria Liberatrice, sulla sinistra, prima di raggiungere la Chiesa della Trinità.

Andrea Scriattoli sul suo bel volume "Viterbo nei suoi monumenti" del 1920, alle pagine 317, 318, 319, pubblica sette importanti fotografie dell'interno della Chiesa di sant'Agostino, dei chiostri, della fontana e di un portale.

E' sparito tutto o quasi.

Altari

I due altari in foto, assai ricchi di ornamenti sono spariti, e così le parti in peperino della facciata e dei chiostri, lo stemma di Stefano Brancacci che era sul timpano della chiesa, gli affreschi nel coro, gli stalli in noce del coro, insomma chiesa e convento si sono volatilizzati.

Coro e affreschi strappati e arrotolati

E dire che l'edificio ecclesiale e il complesso del convento erano divenuti proprietà del Comune di Viterbo già nel 1911, poi la chiesa fu chiusa al culto nel 1917 e il monastero fu concesso all’uso di abitazione per numerose famiglie. 

Una interessante relazione del 1909 descrive gli ambienti del complesso, evidenziandone, il valore artistico. Riporto qui sotto tale relazione con la storia della chiesa e convento.

L'altare maggiore nel 1909 con il quadro di Antiveduto Gramatica
(Siena, 1571 – Roma, 1626)

"Presentazione al Tempio"

Nel 1952 hanno staccato dalle pareti gli affreschi della Chiesa di sant'Agostino a Viterbo ed oggi si trovano arrotolati al Palazzo papale, così mi riferisce chi conosce bene e frequenta abitualmente gli ambienti vescovili, non il vescovo... naturalmente, affreschi che essendo di proprietà del Comune e quindi, di suo diritto, dovevano essere conservati nel nostro Museo Civico o in ambienti del Comune di Viterbo.

Movimento assai strano che non comprendo o che forse altri... hanno compreso prima di me.

Gli affreschi sono stati restaurati, non so se a spese del Comune, e fissati su tela per non perdere le pitture.

Non male sarebbe proporre una mostra di quelle opere che non sono conosciute dai più e chissà se qualcuno non c'ha già pensato...?

La fontana del Chiostro

La fontana del chiostro quella in foto, sembra sia nel giardino dell'abitazione del dottor Capotosti, lungo la strada che va a San Martino al Cimino. Come sia finita lì non lo so, ma potrebbe darsi che mi sia giunta una informazione sbagliata, anche perché se Chiesa di sant'Agostino e Convento, nel 1911, sono di proprietà del Comune di Viterbo, come può un privato averla... acquistata?

Ma non sarà vero!

In conclusione ho scritto tutto quanto sopra, perché è insopportabile e non sopporto che i beni artistici della nostra città cadano nell'oblio, non siano protetti, controllati, conservati in maniera che tutti possano goderli.

Mi fa proprio rabbia e "chi sa"... disse qualcuno, "parli e"... dico io, non taccia mai!

 

Ecco la storia della Chiesa di sant'Agostino che traggo dal mio libro di 5 chili, "L'illustrissima Città di Viterbo" edito a Viterbo nel 2002.

Leggila perché è interessante.

Mauro Galeotti

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Piazza sant'Agostino
Sulla sinistra di Via Maria ss. Liberatrice è Piazza sant’Agostino, già detta fino a verso il 1880 Piazza santa Maria in Volturno o Volturna, dove sorgevano la chiesa e il convento omonimi.

Monastero delle sante Perpetua e Felicita,
Chiesa di santa Maria in Volturno
Chiesa di sant’Agostino

Un monastero abitato da monache Cistercensi, già nel 1095, era ubicato presso Ferento, in una zona denominata di Santa Maria de Botornu o Boturno. Del 1189 è il livello di vari terreni, ceduti dal monastero, posti tra Magugnano e Monte Piombone, ad est di Ferento.

Papa Giovanni XXII unì la chiesa, nel 1310, al Vescovato di Viterbo.

Monastero e chiesa furono, in seguito, abbandonati dalle monache, per i continui pericoli in cui incorrevano, per le scorribande dei soldati e per i furti a cui erano spesso soggette, visto che erano del tutto indifese.

Nel 1215, della Tuccia cita «lo Monastero di santa Maria di Botoro canto le ripe sotto il Ponte Tremoli», più avanti, al 1246, scrive ancora, «sotto all’antiporticella presso le ripe del monisterio di Protorno».

Prima del 1403 le monache decisero di venire a Viterbo ed in un primo momento abitarono una casa vicino alla Porticella presso la Trinità.

Nel 1439 facevano la fame e, con l’approvazione del cardinale Riario e seguente conferma di papa Alessan-dro VI, cedettero il loro piccolo ricovero alle mantellate dell’Ordine Agostiniano.

Le mantellate sin dal 1419 occuparono un monastero presso la Trinità, nel 1492 si trovavano residenti nel Monastero di santa Maria in Vulturno, così chiamato in ricordo del Monastero di Sancta Maria de Boturno, di cui sopra, e della presunta vicinanza del Fanum Vultumnae di frate Annio (1432 - 1502).

Veduta della Chiesa e Convento di sant'Agostino nel 1930 c.
sul retro è la Valle di Faul, con a sinistra il Ponte Tremoli
Foto f.lli Sorrini - Viterbo

In seguito, dal 1510, furono costruiti un monastero ed una chiesa che assunsero il nome di santa Maria in Volturno, furono acquistati degli stabili, su autorizzazione del 28 Novembre 1511, da parte del cardinale Egidio (1469 - 1532) da Viterbo.

Papa Leone X il 18 Settembre 1514 concesse alla chiesa l’indulgenza per la Festività della Purificazione e confermò il possesso della Selva di Boturno.

Il Comune donò un cero ed in seguito acconsentì alla chiusura di due vicoli adiacenti per un migliore insediamento del complesso religioso.

Per costruire la chiesa, nel 1530, fu acquistata una casa. Quattro anni dopo vi dimoravano diciotto suore sotto la direzione del priore della Trinità e in quell’anno la sorella del cardinale Egidio concesse cinquecento scudi per la fabbrica del monastero, altre donazioni le farà in seguito nel 1535.

In questo periodo cambia gradualmente denominazione in Monastero e chiesa di sant’Agostino.
Fu creato un chiostro con grandi arcate sorrette da colonne in peperino con capitello, con al centro una cisterna del 1536, ora al Museo civico. 

Nel Museo è conservata pure una tazza di fontana in peperino, del XVII secolo, con un volto che porta in bocca una canna per l’uscita dell’acqua e decorazioni con motivi floreali. Quest’ultima è così ricordata da Scriattoli (1920) nel Museo «dove pure trovavasi la tazza della fontanina che si vede non molto lontano [dal pozzo ottagono del chiostro di sant’Agostino]».

Il pavimento del chiostro era in lastre di peperino messe a cerchio intorno alla cisterna. Vi era anche una fontana la cui vasca era di pianta a croce, con coppa gettante acqua da quattro bocchette.

Nel 1555 il generale della Chiesa di sant’Agostino, propose di riunire il vicino modesto Monastero delle sante Perpetua e Felicita, occupato dalle terziarie Agostiniane, a quello di sant’Agostino «perché è luogo più sano e perché stando in compagnia di molte suore avrebbero più consolatione spirituale e si correrebbe minore spesa e più guadagno»

Il Monastero delle sante Perpetua e Felicita fu eretto su una casa acquistata nel 1530 in Contrada san Faustino, presso la Porticella, ma subito nacque una controversia tra il proprietario della casa medesima e i muratori.
Nel 1544 venne ampliato ed eretto il dormitorio e, nel 1553, Ottaviano Spiriti lasciò un contributo per le spese. Poi, come ho scritto, nel 1555 fu unito al Monastero di sant’Agostino.

Nel 1556 fu rinnovato il dormitorio del Monastero di sant’Agostino e nel terzo decennio del ‘600 il complesso religioso venne restaurato e abbellito con finanziamenti da parte delle suore, tanto che nella visita del vescovo di Viterbo, Francesco Maria Brancaccio nel 1639, si dice che la chiesa è magnifica e nuova anche se nel 1660 non era terminata.

Quadro sull’altare maggiore la "Presentazione al tempio",
opera di Antiveduto Gramatica (Siena 1571 - Roma 1626),
che sembra l’abbia eseguita prima del 1615

Alcune opere che erano nel Monastero di sant’Agostino furono eseguite dal pittore Angelo Pucciati (Viterbo 1610 c. - Giugno 1643). L’artista vantava un credito nel 1643, anno della sua morte, di dodici scudi nei confronti di suor Vincenza per le pitture eseguite dietro suo ordine. Inoltre, per aver affrescato cinque lunette nel refettorio, avrebbe dovuto incassare sessantacinque scudi.

Nel 1658 fra suore, educande, serve e aiutanti si contavano sessantacinque persone, ma le monache, a parere del priore della Trinità, essendo indisciplinate non erano più da lui gradite, quest’ultimo però, su raccomandazione del Comune, tornò sui suoi passi e ci ripensò.

Il 19 Giugno 1668 fra Marino Picchiorri, organista, e Angelo Berardi da sant’Agata sono interpellati per stimare la validità del suono del nuovo organo costruito per uso della chiesa da Alessandro Rainaldi.

La facciata della Chiesa di sant'Agostino
tratta da Lo Straccifojo

La Chiesa di sant’Agostino presentava sulla facciata lo stemma del cardinal Stefano Brancaccio, vescovo di Viterbo dal 1670 al 1682, il quale la consacrò il 1° Settembre 1679. 

Divenuta proprietà comunale nel 1911, fu chiusa al culto nel 1917 e il monastero fu concesso all’uso di abitazione per numerose famiglie. 

In una relazione dell’Ufficio Tecnico Comunale del 1909 leggo una nota che descrive lo stato in cui erano gli ambienti in sant’Agostino:
«Nella volta del vestibolo di accesso al convento un affresco settecentesco rappresentante S. Agostino che assistito da un altro monaco lava i piedi ad un mendicante nelle cui sembianze si riconosce il Cristo: nel chiostro presso l’ingresso, in una piccola corte, una fontana composta di una vasca con piede, sullo esterno della quale è incisa una iscrizione non intieramente decifrabile: nel chiostro il portico per tre lati ed una fontana con ampio bacino portante la data del 1637. 
Verso il nord del chiostro per mezzo di un portale artistico decorato si accede alla parte più antica del convento: detto portale in peperino formato di pilastri baccellati con capitelli compositi sostenenti la trabeazione nel cui architrave è la scritta Pius PP. S.: merita di essere conservato con grande cura: Dal portale si accede ad un secondo cortile con portico da un solo lato: nel mezzo del cortile sorge un elegante puteale del 1536. Portico e puteale sono da conservarsi».

«Nel refettorio ad Est del fabbricato vi sono affreschi del secolo XVII, storia della passione di Cristo».

Nel 1910 si dà disposizione che siano conservate «le 4 casse di legno con frontine divise a scomparti del secolo XVII e le pianete in seta gialla con gli accessori, purché tali oggetti siano conservati nel Museo civico».

Dal 1923 il complesso monastico era di proprietà della Società Anonima Costruzioni Edilizie di Viterbo che, dopo un restauro al tetto della chiesa avvenuto nel 1934, l’utilizzò come garage per i mezzi della Polizia Stradale. 

Poi dal 1947 la Società prese accordi con l’Istituto autonomo case popolari per la vendita al fine di costruirvi le case popolari.

Verrà costruito su quest’area il Quartiere sant’Agostino, come si vede oggi, inaugurato il 29 Giugno 1949 alla presenza del ministro dei Lavori Pubblici, Umberto Tupini, il quale era venuto a deporre la prima pietra il 26 Agosto 1948.

La chiesa ed il convento furono distrutti inesorabilmente nel 1951-1952 per la irrevocabile costruzione delle case popolari.

La facciata fu smontata numerando le pietre che la componevano, forse con l’intenzione, mai attuata, di ricostruirla e anzi non conosco la loro attuale ubicazione.

Il chiostro grande

Furono distrutti ignobilmente i ricchissimi altari lignei che erano in fine stile barocco ed oltre a quello maggiore, vi era uno di sant’Orsola ed uno di san Niccolò da Tolentino. Di questi altari si può vedere la foto sul libro di Andrea Scriattoli Viterbo nei suoi monumenti.

Il chiostro piccolo con il pozzo

Tra i quadri sono da menzionare:
sull’altare maggiore la Presentazione al tempio, opera di Antiveduto Gramatica (Siena 1571 - Roma 1626), che sembra l’abbia eseguita prima del 1615, dal 1920 circa Scriattoli scrive che è al Museo civico; la Madonna in gloria con san Tommaso da Villanova e san Guglielmo d’Aquitania di Anton Angelo Bonifazi (1627- 1699) dipinta in collaborazione con Ciro Ferri, ora al Vescovato e sant’Agostino e san Niccolò di Salvator Rosa (Arenella 1615 - Roma 1673), secondo quanto afferma Feliciano Bussi (1679 - 1741). 

Nel 1875, un manoscritto di anonimo con l’elenco delle opere d’arte conservate nelle chiese viterbesi, pone quest’ultima tela «nel primo altare a destra entrando». 

Aveva anche un bellissimo coro in legno di noce con affreschi di tutto rilievo alle pareti, come ben si può vedere sul citato libro di Scriattoli. Padre Pio Semeria (1825 c.) scrive:
«Nell’altare del coro, dedicato alla Madonna, è scritto, Santa Maria in Volturno».

Il quattrocentesco portale del convento, spostato agli Almadiani

Sulla porta del chiostro della Chiesa di sant’Agostino, ora utilizzata per un ingresso della Chiesa di san Giovanni Battista degli Almadiani in Piazza dei Caduti, è scolpito Pius PPª S, dove quest’ultima lettera è barrata, ossia papa Pio secondo (1458 - 1466).

Dal libro di Mauro Galeotti: "L'illustrissima Città di Viterbo", Viterbo, 2002

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