Viterbo CRONACA NOSTALGICA

 

N   come :  Nostalgia

Premessa. Ci sono in me due dr. Jekill, un Jekill (J1) buonista e un Jekill (J2) impertinente; quest’ultimo è  quello che scrive questo “Vocabolario”. (E mr. Hyde dov’è? Penso, spero che non ci sia). Spesso  J1 e J2 dialogano.

 

J 1 -  Come erano belle le fotografie in bianco e nero! Altro che 50 sfumature di grigio! Era una sinfonia di sfumature dal bianco latte al nero profondo. E non era bello solo il risultato, la foto, ma anche curare personalmente tutto il processo fotografico.

J 2 -  Caro mio Alter Ego, a sentirti fare questi discorsi si direbbe che tu sei dei tempi di Daguerre e Niépce. Modernìzzati, aggiòrnati. Del resto le foto in bianco e nero si possono fare anche oggi. Con il computer fai tutto, semplicemente e rapidamente.

J 1 – Ecco, qui sta il punto fondamentale. Oggi, con le macchinette digitali e i computer, è tutto semplice, ma non c’è impegno, ricerca e poesia. 

Mi ricordo che, quand’ero un ragazzo e avevo la passione per le foto, per farne una ci volevano ore e anche giorni di lavoro creativo.

Cominciavi uscendo con la macchina portata sul davanti, appesa al collo. Se era una Rolleiflex o una Leica ti sentivi ‘grande’. (Io non potevo permettermi tanto e perciò avevo una Minolta che era una copia giapponese della Rolleiflex, altrettanto buona, ma poco costosa e perciò non altrettanto di classe).

Quindi sceglievi un soggetto (una persona, un fiore, un paesaggio… anche una semplice ombra), studiavi le luci e il tempo di esposizione, inquadravi, scattavi alcuni fotogrammi. A questo punto portavi il rullino da un fotografo e aspettavi con ansia di vedere il risultato del tuo lavoro.

Ma se eri un vero appassionato non andavi dal fotografo. Facevi tu direttamente lo sviluppo del negativo e la stampa su carta. E’ questa era la fase più interessante e creativa.

Ti chiudevi in camera oscura a sviluppare il negativo.  Poi, ancora in camera oscura, ma con una fioca luce rossa, ingrandivi e studiavi inquadratura e taglio. Quindi esponevi la carta sensibile. Infine con ansia ed emozione vedevi l’apparire progressivo dell’immagine sulla carta immersa nel bagno di sviluppo.  Nella penombra creata dalla fioca luce rossa ti sembrava di stare in un mondo magico.

Talvolta, stampata la foto, non eri soddisfatto e ricominciavi da capo. Quanto tempo e fatica, e anche spesa!  Ma quando la foto riusciva bene, quello era il tuo lavoro, il tuo capolavoro da conservare e mostrare con orgoglio.

Oggi scatti a raffica, scarichi sul computer e spesso nemmeno ti curi di guardare bene quello che hai fatto. Quando per caso ottieni una bella foto, ogni tanto capita, dici :“Però è venuta proprio bene”. Dici “venuta”, non dici “l’ho fatta”, perché ci hai messo poco o niente di tuo; il lavoro tecnico l’ha eseguito la macchina auto-super-programmata e l’originalità è venuta per caso.

J 2 – Un po’ mi fai ridere. Tu sei il classico nostalgico dei “bei tempi antichi, quando si stava meglio anche se si stava male”. E poi sei ingiusto. Anche oggi si fanno bellissime fotografie e sono a colori. Basta guardare i giornali, i libri, internet”.

J 1 – E’ vero. Comunque, ti ripeto, il fascino magico della camera oscura non c’è più per nessuno. Chi l’ha provato non lo dimentica e ne ha nostalgia.

 

O   come : Onorevole

L’aggettivo “onorevole”, come tutti gli aggettivi con desinenza in …vole, …volo, …bile, aveva  originariamente un significato di “possibilità”. Onorevole dovrebbe significare che “si può onorare” (nel caso che uno se lo meriti), non significa “ onorando” e tanto meno “onorato”. 

Con il tempo e con l’uso però la connotazione di possibilità, eventualità si è persa. Quindi “onorevole” si usa per dire “che è degno di onore, che deve essere onorato”. Questo significato comune è tanto più usato  quando viene riferito ai parlamentari, ma sarebbe più esatto dire che è tanto più falso quando viene riferito ai parlamentari, molti dei quali  sono semplici servi sciocchi di chi li ha ‘nominati’, non hanno idee, spesso non sanno neppure parlare e talvolta sono indagati per reati o addirittura già condannati.

Quando si chiama “onorevole”  un parlamentare che ne sia tutt’altro che degno, si rischia l’ossimoro, cioè un accostamento insensato di aggettivo e sostantivo, come dire “ ghiaccio bollente” o “velocissima lumaca” o “onesto delinquente” o “credibile bugiardo”.

Non voglio generalizzare. Ci sono parlamentari onorevoli (che si possono onorare), onorandi (che si devono onorare), onorati (ex parlamentari che hanno svolto con onore e merito la loro funzione).

Ma ci sono anche tanti “dis-onorevoli” e pure qualche “dis-onorato”… beh!... almeno uno. Prego, leggere la seguente voce.

 

C   come : Contrappasso

Da “il Fatto Quotidiano” apprendo che la pena per il Cavaliere disarcionato condannato disonorato:   

- sarà probabilmente l’assegnazione ai servizi sociali per accudire anziani non autosufficienti. Una pena così nemmeno Dante Alighieri avrebbe potuto inventarla per un condannato del suo “Inferno”! Ve lo immaginate uno dei più ricchi e potenti d’Italia messo a servire i più poveri e diseredati d’Italia? E’ proprio una pena-contrappasso.

- Sarà però scontata all’italiana: una mattina o un pomeriggio a scelta e solo per un giorno a settimana, per un periodo totale inferiore ad un anno. Immagino che poi ci saranno parecchie assenze per malattia. C’è un ginocchio che già fa male…

Ma in concreto in che cosa consisterà questo servizio? Escluso per decenza il cambio dei pannoloni, B. che cosa dovrà fare?

Ecco, potrebbe fare l’animatore, rallegrare quei poveretti raccontando barzellette. In questo ha dimostrato di essere molto bravo.

Aggì

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