Tarquinia CRONACA PREOCCUPATA

 

A nome dell’ Associazione Bio Ambiente di cui sono presidente ma soprattutto nella mia qualità di Medico ISDE (Associazione Internazionale Medici per l’Ambiente), conoscendo per formazione professionale i rischi per la salute dei cittadini e consapevole degli inevitabili danni all'agricoltura ed all'ambiente, non posso esimermi  dall’esprimere grave preoccupazione per i danni che potrebbero derivare alla nostra comunità ed a quelle delle cittadine limitrofe, dalla eventuale costruzione di un impianto a biogas.

Sono infatti molti i rischi per la salute e per l’ambiente che, nel caso specifico di Tarquinia, l’eventuale realizzazione di un tale impianto in “località Olivastro” determinerebbe.

La centrale Biogas risulterebbe infatti “piazzata” peraltro nel bel mezzo di un territorio fatto di aziende agricole locali da sempre fiore all'occhiello dell'agricoltura regionale. Inoltre il Consorzio di Bonifica ci ricorda: come si fa a pensare di costruire un tal tipo di industria in una valle nelle vicinanze (circa 200 metri) del fiume Mignone con limitrofo vincolo idrogeologico e ad alto rischio esondazione?

Secondo poi quanto previsto nel progetto, per alimentare tale centrale si dovrà trasportare la "materia prima" (25.000 tonnellate/anno) di rifiuti organici (FORSU) da moltissime altre città limitrofe, dal momento che la produzione del cosiddetto “umido” (nettezza organica) a Tarquinia ammonta a circa 1.200 - 1.400 tonnellate/anno.

Tale iniziativa si pone in contrasto con quanto previsto nella Deliberazione n.33/2004 del Comune di Tarquinia, con la quale si è stabilito di non consentire la realizzazione di impianti nel territorio tarquiniese che trattino rifiuti di provenienza extracomunale.

Il trasporto delle quantità sopra dette, comporterà inoltre il transito giornaliero di un significativo numero di  autocarri; tale incremento di traffico causerà non pochi problemi di viabilità sulla S.P. 97 Valle del Mignone, in quanto l’Aurelia a breve non esisterà più essendo sostituita dalla cosiddetta “autostrada Tirrenica”.

È ormai di evidenza scientifica che un impianto per la produzione di Biogas dia luogo ad importanti emissioni in atmosfera oltre alla produzione di polveri ultrasottili (nano particelle, particolato primario e secondario), tutti fattori di alto rischio pro-cancerogeno o di malattie respiratorie e cardiovascolari, oltre ad emissioni odorifere fortemente fastidiose. Tutto ciò risulta essere quindi non “facilmente compatibile” con la vita quotidiana di nessun essere umano.

Gli impianti a biogas sono, inoltre, ad alto rischio di contaminazione patogena batteriologica(allarme botulismo dalla Germania; Prof. Dr. Helghe Bohnel) e pertanto il digestato (scarto  finale della lavorazione di tali industrie) non è  assolutamente innocuo neanche per i terreni né per la falda acquifera che, nel caso specifico, è molto superficiale.

Il digestato proviene dai rifiuti e per normativa è un rifiuto e come tale va trattato. Essendo un rifiuto fortemente ammoniacale e povero di sostanze organiche, può quindi essere utilizzato esclusivamente come “ammendante” e non certo per la produzione di compost di qualità.

Del resto, un impianto come quello che si vorrebbe realizzare a Tarquinia non a caso è considerato dalla legge industria insalubre di prima classe, che non può essere localizzata nei pressi di abitazioni (mentre all’Olivastro ce ne sono decine, anche a pochi metri dall’area prescelta).

Per ultimo, ma non per importanza, non va sottovalutato il fatto che l’impianto in questione andrebbe ad inserirsi in un già precario contesto ambientale gravato da numerose altre fonti altamente inquinanti (Centrali a carbone di Torrevaldaliga Nord, centrale turbogas di Torrevaldaliga Sud e centrale policombustibile di Montalto di Castro, Porto di Civitavecchia, deposito di petcoke a Tarquinia, ecc.), e le emissioni avrebbero un pesante effetto sommatorio dal quale risulterebbe un vero danno esponenziale per la salute dei cittadini e dell' ambiente.

Perciò in nome degli ormai consolidati principi di prevenzione e precauzione, di derivazione comunitaria e ormai pienamente recepiti nella normativa nazionale, riteniamo che sia doveroso rilevare come l’attivazione di un simile impianto, specie in considerazione delle numerose abitazioni ed aziende agricole esistenti nelle immediate vicinanze, oltre che per il contesto ambientale, sia palesemente in  contrasto con l’interesse primario alla tutela della salute pubblica.

Sulla base di tali motivazioni tutti gli aderenti all'Associazione Bio Ambiente di Tarquinia, gli oltre 250 partecipanti al convegno del 10 aprile, i 1700 firmatari della petizione che hanno espresso la loro contrarietà al progetto di impianto biogas in località Olivastro, noi medici ISDE, considerato il diniego assoluto di altri Comuni limitrofi per la  realizzazione di centrali biogas (… ci sarà un perché?), come Capalbio, Tuscania, Allumiere, Manziana, Fiumicino, Maccarese ed anche la stessa Cerveteri, ESPRIMEREMO SEMPRE LA NOSTRA AVVERSITA’ ALLA REALIZZAZIONE DI UN’ALTRA CENTRALE INSALUBRE NEL NOSTRO TERRITORIO.

Quanto infine alle affermazioni gravemente diffamatorie nei confronti del sottoscritto diffuse dalla società proponente a mezzo stampa nei giorni immediatamente precedenti il convegno, ho già dato mandato al mio legale affinché depositi querela presso la competente Procura della Repubblica.

Oltre ad essere perseguito a termini di legge, ogni tentativo di screditare l’ISDE, organizzazione di cui faccio parte composta da medici valorosi che si battono per  la difesa dell’ambiente in ogni parte del mondo, o di minare la lotta dell’Associazione Bio Ambiente di Tarquinia, di cui sono presidente, diffamando la mia persona, non solo non ci indebolisce ma ci rafforza, come dimostrato dagli attestati di stima che abbiamo ricevuto da centinaia di tarquiniesi che ci invitano a non farci intimidire e ad andare avanti.

E’ quello che faremo.

Dr. Gian Piero Baldi

Presidente Associazione “Bio Ambiente cura

e salvaguardia del territorio di Tarquinia e dell’ Alto Lazio"

Medico ISDE  (Associazione Internazionale Medici per l'Ambiente - ISDE Italia)

 

 

 

 

 

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