Montefiascone L'OPINIONE
Giuseppe Bracchi - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Non sono mai stato un sostenitore del reato di femminicidio, dietro al quale spesso e volentieri si nascondono motivazioni ideologiche e revanchismi veterofemministi.

Che il rapporto fra maschi e femmine oggi soffra spesso di evidenti patologie, non è certo un mistero. Anche il luttuoso fatto di casa nostra sta a dimostrarlo con tutto il sua tragico significato ed il suo carico di dolore. Ma voler a tutti i costi fermare il tempo a ieri, quando le piazze si riempivano di slogan beceri urlati all’insegna di una contrapposizione violenta tra i sessi, mi pare esagerato e spesso non tiene conto del rovescio della medaglia. Se poi a dircelo è una donna, allora il mistero, per cos’ dire, si fa ancora più fitto e degno di essere esplorato e meditato.

Mi riferisco in particolar modo al volumetto scritto per i tipi de “Il Giornale” da Barbara Benedettelli ed il cui titolo non vuole essere affatto una provocazione, ma una sintesi di fatti concreti e di cifre da approfondire e sui quali meditare: “Il maschicidio silenzioso”. In buona sostanza, quel che ci dice la saggista Barbara Benedettelli (attivista per i diritti delle vittime e Presidente dell’Associazione umanitaria ItaliaVera) è che lo raccontano i fatti cronaca e lo certificano le ricerche statistiche: la violenza all’interno della coppia è reciproca.

Negli Stati Uniti in questi ultimi anni sono stati compiuti centinaia di studi che dimostrano come la reciprocità della violenza all’interno dell’istituto familiare e dei rapporti di coppia in genere sia un fattore di rischio elevato sia per gli uomini che, soprattutto, è per le donne. Una dinamica, questa, che ha per esempio indotto lo studioso John Archer ad azzardare un’ipotesi contro corrente e fuori da coro, ovvero, che proprio la perpetrazione della violenza da parte della donna sarebbe il più forte indicatore del suo divenire vittima.

“L’Associazione genitori separati dai figli (GESEF), dal 1998 al 2006, ha svolto un’indagine su 26.800 individui che si sono rivolti al loro sportello di ascolto. I risultati mostrano che, durante la separazione la denuncia strumentale di molestia o abuso sessuale sui figli riguarda il 33% dei padri. Una forma di violenza, questa, percepita dagli stessi come crudele e che in grado di stravolgere profondamente l’equilibrio psicoaffettivo, l’autostima e le relazioni complessive della vittima”. Insomma – scrive la Benedettelli – una pallottola d’argento veloce e letale, spesso usata come arma di ricatto verso l’ex compagno e chi ne fa le spese sono proprio quei figli la donna dice di amare.

Sarà forse un caso che la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti e la violenza domestica di Istanbul dell’11 maggio 2011, ratificata dall’Italia il 27 giugno 2013, pur mettendo in primo piano la tutela della donna, inserisce tuttavia per la prima volta in un Trattato internazionale la violenza femminile contro gli uomini? Barbara Benedettelli cita caso per caso, vicende giudiziarie fatte di violenza al femminile, con sentenze e pene che spesso non rispecchiano assolutamente la giustizia nella duplice visione della gravità e della proporzionalità della pena così come si sarebbe manifestata nel contesto del delitto.

Ma al tempo stesso la Benedettelli non propone soluzioni di conflitto tra i due sessi. Al contrario auspica una nuova visione del problema, che pur abbandonando del tutto quell’enfatizzazione ideologica che vuole la donna sempre e solo vittima di un sistema arcaico, misogino e sessista, recuperi e promuova, invece, un rapporto d’amore autentico fra l’uomo e la donna, laddove, come auspica Massimo Recalcati nel suo volume “Il complesso di Telemaco”, l’uomo sia soprattutto recuperato e valorizzato nel ruolo di padre e come persona nel rapporto di coppia.

Gettare alle ortiche anni ed anni di lotte per l’emancipazione femminile che hanno comunque migliorato anche l’uomo e la società stessa nel cammino verso una maggiore comprensione fra i sessi e verso la civiltà, in nome e per conto del perpetuarsi dell’ideologia, sarebbe puramente e semplicemente folle.

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