Viterbo POESIA DOLENTE

Noi e le Tasse

Stanotte, tra troni e lampi
Che botti, Dio ce ne scampi;
Me so mesto ‘na paura indosso
Ch’è arrivata fin drento l’osso.

Daje a prega' Santa Barbara benedetta

Che ci libera da furmine e saetta,

Financo la casa, co' le sue grosse mura,

Tremava e io insieme a lei pe’ la paura.

Ma nonostante tutto, ne 'sto frangente,

Un pensiero assillava la mia mente:

Se la casa me casca pel tremolio

L’IMU la dovrò paga’ comonqua io?

E pe' liberamme de tutte le macerie

Dovrò chiama' operai in serie.

Ma ancora un pensiero: ne 'sti casi

Sarò soggetto a paga' la Tasi?

 

La morale è presto detta

Ed è proprio 'na disdetta;

Oggi, per quanto grave sia l’evento,

Le Tasse restano il peggior tormento.

 

Lutor

 

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