Viterbo CRONACA DI MEMORIA

 

Alfio Pannega

Sono già quattro anni che Alfio Pannega ci ha lasciato, e adesso più che mai sentiamo la sua assenza.

Ma sono anche quattro anni che la testimonianza che Alfio Pannega ci ha lasciato continua ad illuminare le nostre vite e ad indicare alle nostre coscienze i compiti dell'ora: i compiti morali, i compiti politici.

 

Poiché per l'intera sua vita il proletario Alfio Pannega, il comunista libertario Alfio Pannega, l'operaio il contadino il poeta Alfio Pannega, l'essere umano di incomparabile generosità Alfio Pannega, è stato portatore e fin incarnazione di valori e fini che non si estinguono: la dignità umana, la solidarietà che tutti riconosce e raggiunge, la responsabilità per il bene comune, l'amore per il mondo vivente.

 

Alfio Pannega è stato un campione della lotta per i diritti di tutti gli esseri umani: affinché ad ogni essere umano venga riconosciuto il diritto alla vita e alla dignità, all'eguaglianza e alla diversità, alla solidarietà e alla responsabilità.

 

Alfio Pannega è stato un campione della lotta contro ogni potere oppressivo: contro il fascismo, contro la mafia, contro il regime della corruzione, contro lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, contro la devastazione della natura, contro il maschilismo, contro ogni rapinatrice gerarchia, contro ogni asservimento; mai Alfio Pannega ha cessato di lottare contro ogni violenza, contro ogni ingiustizia, contro ogni viltà.

 

Alfio Pannega è stato un campione della lotta per la pace: poiché la guerra e le armi sempre e solo hanno come scopo e come esito l'uccisione degli esseri umani, occorre abolire le guerre, gli eserciti e le armi, affinché possa sorgere la civile convivenza, la fraternità che nessuno minaccia, nessuno opprime, nessuno esclude.

 

Alfio Pannega è stato un campione della lotta per la difesa del mondo vivente, che amava di amore sapiente e concreto, intimamente empatico e intrinsecamente relazionale, in ogni sua creatura e nel suo cosmico insieme, in ogni persona, nell'amico animale, nella pianta silente, nell'acqua che scorre, nel vento che canta, nella zolla di terra e nel cielo stellato.

 

Alfio Pannega è stato un campione della lotta per la verità, contro tutte le menzogne e le illusioni. Come Lucrezio e come Leopardi, come i martiri della Resistenza.

 

Tutte le sue risorse metteva a disposizione di tutti, tutti accoglieva, con tutti condivideva il suo pane e la sua abitazione, il suo sapere e il suo calore: era l'umanità come l'umanità dovrebbe essere.

 

Alfio Pannega è stato strenuo un amico della nonviolenza, della nonviolenza dei forti che contro tutte le violenze lotta; è stato un maestro e un compagno per tutte e tutti coloro che sono disposti a lottare per un'umanità di persone libere ed eguali in diritti, un'umanità fraterna e sororale, un'umanità riconciliata in cui a ciascuno sia dato secondo i suoi bisogni, da ciascuno sia dato secondo le sue capacità.

  

Una breve notizia su Alfio Pannega

Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in città si narrano i  motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974.

 

E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassionò vieppiù di poesia e fiorì come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi.

 

Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza. La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in città, per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attività artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava.

 

Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sarà fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente.

 

E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.

 

Alcuni testi commemorativi sono stati più volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza è in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909 e 1172, e i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e i nn. 548-552, ed anche infine i testi nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 1260, 1261, 1272, 1401 (tutti disponibili dalla pagina web http://lists.peacelink.it/nonviolenza/ ).

 

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