La Chiesa di san Sisto,
uno scheletro vivente

Viterbo STORIA

Sono trascorsi 70 anni dai bombardamenti aerei del 1944 che distrussero a Viterbo chiese, palazzi, monumenti, mura, porte, stazioni, aeroporto, terme, case, fontane, una città gettata a terra sia fisicamente che moralmente, ma i nostri genitori, i nostri nonni non l'abbandonarono e la ricostruirono, con l'amore che ogni figlio di questa bella antica sede papale d'un tempo, dovrebbe avere, ma che purtroppo non vedo, sia da parte dei cittadini, ovviamente non tutti, sia da parte degli amministratori, ovviamente non tutti.

 

Viterbo merita rispetto perché è nostra, le pareti dei palazzi sono le pareti di casa nostra, nostri gli affreschi, nostri gli scorci, nostri i vicoli, le torri, i selci, le pietre, nostro è tutto ciò che fanno di Viterbo... Viterbo.

"Non fare a Viterbo quello che non vorresti fosse fatto a casa tua", un pensiero che ho adattato, forte di questi altri pensieri di filosofi dell'Antica Grecia.

"Non fare al tuo vicino quello che ti offenderebbe se fatto da lui" (Pittaco)
"Evita di fare quello che rimprovereresti agli altri di fare" (Talete)
"Quello che vorresti i tuoi vicini facessero a te, ciò sia anche per loro" (Sesto Pitagorico)
"Non fare agli altri ciò che ti riempirebbe di ira se fatto a te dagli altri" (Isocrate)
"Ciò che tu eviteresti di sopportare per te, cerca di non imporlo agli altri" (Epitteto)

E' stato già tutto scritto, non si può più inventare nulla, specialmenete sull'etica della reciprocità che è etica di vita.

Qui appresso riporto, a memoria dei tristi fatti che colpirono Viterbo nel 1944, un po' di notizie relative ai bombardamenti sulla città, è ovvio che ci sono omissioni, ma dalla vita non si può avere tutto!

Mauro Galeotti


Deposito della Ditta Igino Garbini

Il giorno 17, alle 13,15, e il 20 Gennaio 1944, gli aerei alleati distrussero, in una serie di bombardamenti, il deposito della Ditta Garbini in Via san Bonaventura, costituito da una trentina di autobus, fu distrutta anche l’officina.
Pochi mesi dopo per una rappresaglia tedesca persero la vita alcune persone e a memoria è stata collocata la lapide:
Qui / l’8 Giugno 1944 / colpiti dalla rappresaglia tedesca / cadevano / una donna rimasta sconosciuta / Pollastrelli Giacomo / Telli Oreste / vittime d’inumana ferocia / custodi di patria libertà.

San Francesco alla Rocca

Nel bombardamento aereo del 17 Gennaio 1944 venne danneggiata così gravemente che le autorità volevano lasciarla allo stato di rudere, ma i frati si opposero fermamente e con ferrea volontà riuscirono a riedificare la loro chiesa.
I lavori iniziarono il 16 Agosto 1945, furono diretti dal soprintendente Alberto Terenzio, il quale restituì al tempio lo stile cistercense sfruttando la demolizione dello stile barocco avvenuta a seguito dei bombardamenti, stile che aveva addirittura coperto le antiche semicolonne che erano appoggiate ai muri perimetrali.
L’inaugurazione del nuovo ricostruito tempio avvenne il 19 Aprile 1953; il 22 seguente fu portata da Assisi, in un prezioso reliquiario d’argento, la pergamena con la «benedizione» scritta da san Francesco, sul Monte della Verna, a frate Leone di Viterbo. Il testo della pergamena, tradotto dal latino, è questo:
«Ti benedica il Signore e ti custodisca. Ti mostri la sua faccia e abbia misericordia di te. Rivolga a te il suo volto e ti dia la pace. Benedica il Signore te, frate Leone».

La grande quadrifora del presbiterio, riaperta nel 1899 e restaurata dopo i danni del bombardamento del 1944, con vetrata policroma del 1951 il cui disegno è opera di Laura Giuliani Redini, è stata eseguita da Giulio Cesare Giuliani di Roma, padre di Laura. 
Propone i Fatti della vita dei Francescani, inoltre, dietro il poverello di Assisi, è l’Albero Francescano dai cui rami sbocciano i santi dell’Ordine, da sinistra e dall’alto in basso sono nella prima finestra: san Ludovico, santa Chiara, san Giuseppe da Copertino e fra’ Leone, ai piedi del quale è scritto Vetrate d’arte / G. C. Giuliani Roma / Laura Giuliani Redini dis. 1951; nella seconda finestra: san Rocco, santa Rosa da Viterbo, san Bonaventura da Bagnoregio ed il Crocifisso; nella terza finestra: san Giuseppe Benedetto Labre, santa Margherita da Cortona, sant’Antonio da Padova e san Francesco; nella quarta finestra: santa Elisabetta d’Ungheria, santa Coletta, san Bernardino da Siena e fra’ Soldanerio da Viterbo.
In alto è la Croce con angeli.

Si dice che alcuni resti, raccolti dopo il bombardamento del 1944, si ritiene si trovino ancora sotterrati in una cantina del convento, che non si sono potuti recuperare per il successivo scoppio di altre bombe che ostruirono l’ingresso.


Chiesa di santa Maria in Gradi

Durante i bombardamenti aerei del 17 Marzo e 24, 25 Maggio 1944 furono distrutti il tetto e la volta ed il portico subì gravi strapiombi. L’ingegnere capo del Genio civile, A. Carcani in una sua relazione del 19 Giugno 1946, in merito ai danni di guerra subiti dalla chiesa, affermò che la stessa era stata quasi completamente distrutta e che nonostante il valore artistico del monumento si poteva soprassedere, visti gli ingenti costi per il restauro.


Alla fine del 1949 vennero eseguiti, dall’artigiano viterbese Angelo Massetti, tre rosoni in peperino in sostituzione di quelli andati distrutti nel chiostro antico per i bombardamenti. Lo stesso anno fu completata anche la costruzione dei due lati del chiostro stesso crollati per la guerra.

Nel 1950 il Genio civile, sconsideratamente, provvide a demolire la restante parte di volta salvata dai bombardamenti aerei del 1944, si progettò addirittura, sempre quell’anno, di abbattere i muri della chiesa per ampliare il penitenziario.
Durante la inusuale nevicata che colpì Viterbo nel 1956 il portico, rimasto in piedi in qualche modo durante i bombardamenti, cadde a terra per una buona metà.


Banca d'Italia


La costruzione della Banca d’Italia, su progetto di Rocco Giglio, ebbe inizio il 2 Dicembre 1939 su uno spazio di circa duemila metri quadrati ceduti dal Comune alla Banca stessa. Per lo scoppiare della guerra la costruzione fu sospesa e fu ripresa nel Settembre 1943. Poi quando nel 1944 i lavori erano ormai a buon punto un bombardamento colpì parte dell’angolo est. Iniziate di nuovo le opere nel 1945, ebbero fine il 31 Agosto 1947.


Cattedrale di san Lorenzo

Nel 1944 il tetto fu distrutto da una bomba per circa un terzo assieme a parte della volta, allora si ritenne opportuno ridare la luce alle travature lignee ricostruendo il tetto, eliminando la volta. Furono così inesorabilmente abbattuti i restanti due terzi dell’opera di Romanelli. Fu un secondo incredibile bombardamento!


Chiesa di santa Maria della Verità

La Chiesa subì danni gravissimi, vennero colpiti e abbattuti la facciata e il tetto, danneggiando i reperti museali in essa conservati.
La Cappella Mazzatosta fu gravemente danneggiata nei bombardamenti del 1944. Ricorda Cesare Brandi che oltre ventimila frammenti degli affreschi, i più piccoli anche di due cmq, furono recuperati nel Luglio di quell’anno e ricomposti nel 1946 dall’Istituto del Restauro di Roma.
Guido Piovene scrive nel suo Viaggio in Italia, «Le bombe sbriciolarono quei bellissimi affreschi [...] credo che non si sia visto mai un salvataggio parziale così prodigioso».


Chiesa di santa Maria dell'Ellera

Fu distrutta dai bombardamenti aerei del 24 Maggio 1944, erano rimaste in piedi parte della facciata, alcune pareti dei muri perimetrali e miracolosamente la parete dell’altare maggiore dove era ed è la Madonna dell’Ellera.

Fu riedificata dal 1947, ad opera dell’Impresa Cooperativa Democratico Cristiana, sotto la direzione dell’architetto Antonio Piraino, unitamente al capomastro Remo Graziotti.
Per abbellirla e ornarla, con minima spesa, furono richiesti dal parroco don Otello Ferrazzani (21 Dicembre 1918 - 29 Aprile 1990) i tre altari in disuso della Chiesa di santa Maria della Pace, che furono concessi.


Chiesa di santa Maria del Paradiso

Dopo le distruzioni a causa dei bombardamenti aerei del 1944 la chiesa è stata riaperta nel 1945 quando fu rifatto l’altare maggiore in marmo, sovrastato da un Crocifisso ligneo. Nel 1950 è stato eseguito il pavimento e, avanti all’altare maggiore, in ricordo è scritto Anno santo 1950. Dal 1960 circa è ritornata sede dei frati Minori Osservanti di san Francesco e nel 1961 fu restaurata a cura dell’Ordine Francescano.

Assieme alla parte meridionale del convento, il chiostro ha subìto notevoli danni dai bombardamenti aerei ed è stato ricostruito, dal 1959 al 1963, dalla Soprintendenza ai Monumenti del Lazio.
I senza tetto, a causa dei bombardamenti di cui sopra, furono rifugiati nelle celle del convento. In una abitazione compresa nella strutture conventuali, ormai demolita, posta in alto a destra di chi entra nel chiostro, sono nato io il 2 Gennaio 1951, da Bruna Matteacci e da Vinicio, genitori adorabili, in una piccola stanza con finestrella che guardava le mura castellane.

Chiesa di sant'Andrea

Purtroppo l’ultima guerra, nel bombardamento delle ore 17, del 26 Maggio 1944, non la risparmiò, distruggendola quasi completamente. Quindi, dopo il 1945, si rese necessario restaurarla riconsolidandola dalle fondamenta. Fu aperta nel Natale 1946.


Chiesa di san Sisto

Il 25 Maggio e seguenti, del 1944, nel bombardamento della città la Chiesa di san Sisto fu quasi completamente distrutta, assieme alla canonica. I restauri iniziarono nel 1946 e terminarono nel 1958, dopo varie interruzioni. Le navate furono ricostruite quasi interamente ad esclusione dei capitelli. Fu solennemente aperta al culto il 23 Agosto 1959, anche se già alla fine del 1955 gran parte dei lavori erano stati terminati.


Chiesa di san Giovanni in Zoccoli

L’ultima guerra, nel bombardamento del 27 Maggio 1944, distrusse le absidi e abbatté il tetto. Il 28 cadde il colonnato di destra, il ripristino si svolse negli anni dal 1945 al 1958. Fu comunque aperta il 9 Giugno 1946 e dopo i restauri al pavimento e al tetto fu riaperta il 5 Giugno 1955.


Chiesa di san Pellegrino

E’ stata colpita dal bombardamento aereo del 27 Maggio 1944 che ha distrutto il tetto e il presbiterio. Restaurata, è stata riaperta al culto il 29 Novembre 1951 e, il 24 Febbraio del 1952, il vescovo Albanesi l’ha riconsacrata.


Porta Fiorentina

I bombardamenti del 1944, purtroppo colpirono gravemente la porta distruggendo il fornice a destra di chi esce. In quel periodo, leggo sul Giornale del mattino del 7 Dicembre 1945, a Viterbo suonarono bel settecento allarmi, i bombardamenti furono venti e seicento le case rase al suolo.
La porta fu riedificata nel 1947 - 1948 senza cancelli, essendo questi in uno stato giudicato irrecuperabile, infatti, furono venduti come ferraccio, nel 1950, a Giorgio Pacini per lire duecento il quintale.
Sulla sommità dell’arco centrale della facciata della porta che guarda verso Piazza della Rocca, è un grande stemma dei Savoia sotto al quale è un orologio, del diametro di metri 1,80, che sostituisce quello distrutto nei bombardamenti del 1944, già collocato a spese della Cassa di Risparmio.


Prato Giardino

I bombardamenti nel 1944, hanno colpito anche Prato Giardino danneggiando le condotte d’acqua, gli alberi, le panchine e l'ingresso, opera di Virginio Vespignani, il cancello d’ingresso, reso irrecuperabile, fu venduto come ferraccio a Giorgio Pacini.
L’attuale cancello è stato realizzato verso il 1950 dai fratelli Edoardo e Azelio Felicetti, su disegno dell’architetto viterbese Rodolfo Salcini.


Campo sportivo Enrico Rocchi

I bombardamenti aerei dell’ultima guerra colpirono il campo, in proposito ecco cosa scrive Arduino Camilli:
«Mi reco a vedere quel campo di gioco di via della Palazzina, che mi aveva visto per tanti anni presente al cimento di battaglie calcistiche, per accertare se avesse subito danni di guerra (il campo, negli ultimi tempi, era servito ai Tedeschi come parco macchine delle truppe che transitavano da Viterbo per raggiungere il fronte di Cassino). Entrato, mi si presenta agli occhi uno spettacolo agghiacciante. Solo e sgomento, constato i gravi danni prodotti dalle bombe sul terreno di gioco: tre grandi buche sul terreno; le tribune spezzonate; la rete di recinzione completamente asportata; gli spogliatoi pure totalmente svuotati. 

Delle porte, docce, lavandini, waters, maioliche, tubi non è rimasta traccia. I “liberatori” avevano sistemato per bene il terreno da gioco e le tribune; alla rete di recinzione e agli spogliatoi avevano pensato gli sciacalli viterbesi. La rete metallica asportata dal campo sportivo si vedeva bella arrotolata in alcuni giardini delle case popolari del Pilastro (tanto era roba della G.I.L.)».

A riempire le buche, al fine di spianare il campo di gioco, fu la Ditta edile Mancinelli e a stendere la rena furono alcuni appassionati del calcio viterbese, a dimostrazione dell’amore verso lo sport.


L'aeroporto

L’Aeroporto fu bombardato il 29 Luglio 1943, alle ore 13,30, dall’aviazione anglo-americana per mezzo dei bombardieri 36 B24 Liberator, furono distrutti gli hangars con gli aerei all’interno, la palazzina del comando, gli aerei in pista e i depositi dei carburanti.

Tre bombe cadute sulle camerate non esplosero. In seguito, nella notte del 15 - 16 Agosto 1943, fu iniziata ad essere colpita anche la Città di Viterbo da numerosi e spesso massicci bombardamenti che terminarono dopo il 9 Giugno 1944.
Nel 1944, dopo l’arrivo degli anglo-americani, atterrò all’Aeroporto il re Giorgio d’Inghilterra, il quale era venuto per la visita ai combattenti.


Istituto tecnico Paolo Savi

L’edificio fu inaugurato il 28 Ottobre 1940, ma durante la Seconda guerra mondiale ha subìto gravi bombardamenti, che lo hanno distrutto in buona parte, colpendo i gabinetti scientifici e la biblioteca.
Ricostruito agli inizi degli anni ‘50, è stata sopraelevata l’ala sinistra e, nel 1957, quella destra. Il grande cancello in ferro battuto è opera dei fratelli Edoardo e Azelio Felicetti.






 

 

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