Roma CRONACA
Lettera aperta a suor Roxana, scritta dal giornalista Rai, Franco Bucarelli
Franco Bucarelli, giornalista
Carissima Roxana,
spero che questa mia lettera ti giunga in tempo, cioè prima che tu possa lasciare l'ospedale di Rieti, dove qualche giorno fa, hai dato alla luce uno splendido bambino, che hai voluto chiamare Francesco, come il nostro amato Papa argentino.
Anche lui viene da un continente dove la miseria e la solitudine avviluppano intere popolazioni.
In questi giorni, ti hanno lapidata in prima pagina tutti i quotidiani italiani, come se tu fossi una criminale che ha sterminato una famiglia.
Tu, invece, hai messo al mondo una creatura, frutto certamente di un un'antica fiamma, che si è ridestata quando, tornata nel tuo paese sudamericano, hai rivisto il tuo primo amore.
Cronisti senza vergogna hanno persino titolato la tua storia, scrivendo: "Incinta a sua insaputa", sghignazzando su quello che in definitiva è stata una tua leggerezza umana.
Per quello che può valere la mia testimonianza, io ti sono vicino, col cuore diviso a metà, per la gioia di onorare "il frutto del tuo ventre" e dall'amarezza che scaturisce dall'atteggiamento delle tue consorelle in convento.
Dov'è la pietà cristiana?
Tutti possiamo sbagliare e nessuno ha il diritto di ergersi a giudice morale.
Chi ti condanna? Un pugno di donne che forse non hanno mai conosciuto l'amore? Le donne che erano in clinica con te, hanno invece dimostrato tutta la loro vicinanza, prova evidente che non tutta la nostra società è bigotta ed ipocrita. Forse, l'uomo che ha cambiato la tua vita resterà latitante alle tue invocazioni, ma non temere, quel Dio della Provvidenza, in qualche modo, ti darà una mano e ti verrà a trovare nella grotta della tua Bethleem.
Io posso soltanto mandarti queste rose bianche simbolo della tua purezza che, nonostante tutto, è rimasta intatta e dal profondo del cuore, aggiungo: "Buona fortuna a te e Francesco, per la vostra nuova vita!".
