Viterbo CRONACA Gerhard è un signore tedesco, anzi bavarese


A destra è Andreas e a sinistra Christa F.

G   come  :  Gerhard B.

     Gerhard B. è un signore tedesco, anzi bavarese, come lui tiene a precisare, perché anche i tedeschi hanno il loro settentrione e il meridione con relativo campanilismo.

Solo che il loro meridione è quello molto ricco, il settentrione è quello meno ricco. Proprio come i nostri Nord e Sud d’Italia!

      Ho conosciuto Gehrard casualmente nel 1994, quando cominciavo a imparare il tedesco. Mi prese in simpatia, ricambiata, e mi aiutò nello studio della lingua. Ci siamo fatti vicendevolmente visita ogni anno insieme alle nostre rispettive famiglie (noi una settimana a casa loro in Baviera, loro a casa nostra a Viterbo) per una decina di anni, ci siamo scritti tante lettere e ce le scriviamo ancora.

La famiglia di Gerhard B.

      In una delle prime lettere mi chiese brutalmente:  “Schreib mir, bitte, was denkst du über einem Idiot wie Hitler und über den Deutschen, die him gefolgt haben, bis der Katastrophe.”

 “Per favore scrivimi quello che pensi di un idiota come Hitler e dei tedeschi che l’hanno seguito fino alla catastrofe”.

     Gerhard è nato dopo la fine della guerra, non ha nulla del nazista, è un sincero democratico (CDU=democrazia cristiana), considera il popolo tedesco colpevole di aver seguito Hitler e considera il nazismo un brutto, bruttissimo periodo, i 12 anni peggiori della storia tedesca. Alla mia richiesta di spiegare il perché di quel nazismo criminale, mi ha detto che non riesce a spiegarselo nemmeno lui.

      Una volta gli ho chiesto: “Potreste farlo di nuovo?”

      Ha risposto: “Assolutamente no! Abbiamo buona memoria e impariamo dagli errori. E’ più probabile che voi italiani facciate un’altra dittatura, perché siete indisciplinati e solo un uomo forte vi può governare. Ma il vostro nuovo Mussolini non troverà un Hitler e probabilmente non farà grossi guai. Il vostro Berlusconi ci sta provando!”  Era il 2001.

       Devo essere obiettivo e quindi non posso lasciar pensare che Gerhard sia una perla di tedesco senza alcun difetto. A volte ha un’aria di superiorità indisponente da ‘primo della classe’ e cerca di darmi lezioni non solo di lingua (gradite), ma anche di economia politica e di comportamento civile. Mi ‘rompe’ ma, se ha ragione, che gli posso dire?

 

A   come  :  Andreas  F.

     Andreas F. è un tedesco del Baden-Württenberg. Con lui non è stato un incontro casuale, ma cercato da me, che cercavo qualcuno per esercitare quel poco tedesco che avevo imparato ed anche per farne sfoggio. Come tutti i principianti mi illudevo di parlare decentemente, non mi rendevo conto di essere più che altro ridicolo e di dire spesso delle bestialità. Però è così che si impara una lingua.

      Ero con la mia famiglia a sciare in Alta Pusteria.  Avevo notato sulle piste un classico tedesco, alto e con gli occhi azzurri, la carnagione chiara; i capelli erano bianchi, ma conservavano qualche traccia di biondo. Sciava da solo (mi spiegò poi che la moglie non amava lo sci), così feci in modo di trovarmi con lui in cabinovia. Attaccammo discorso e la sera stessa eravamo a cena insieme, mogli e mariti, mangiando Wurst con Sauerkraut, bevendo allegramente birra nei classici Krüge, i boccaloni da un litro, e chiacchierando più a gesti che a parole.

     In occasione di una visita che io e mia moglie facemmo ad Andreas nel suo paese di Oberriexingen a nord di Stoccarda, fummo invitati ad una serata di prove del locale coro polifonico, di cui Andreas e la moglie erano membri. Finite le prove ci fu un buffet con stuzzichini e birra. Mentre ci scambiavamo i tradizionali “Prosit!” alcuni coristi intonarono in nostro onore ‘O sole mio’ e ‘Arrivederci Roma’. Se questi sono i terribili e antipatici tedeschi…

     Andreas è piuttosto anziano e può aver vissuto il nazismo. A occhio e croce ho pensato che poteva essere stato un membro della Hitler-Jugend e magari aver anche combattuto quando, verso la fine della guerra, Hitler mandò al fronte anche giovani di 16-17 anni.

     Durante una cena a casa sua in Germania, gli chiesi cosa ricordava e pensava del nazismo. Impallidì, abbassò la testa e senza dire una parola uscì dalla stanza. Christa, la moglie, mi spiegò che Andreas non voleva parlare con nessuno di quell’argomento, gli faceva troppo male. Non ne parlammo più.

 

T   come  :  Tedeschi tutti buoni?

     Certamente, no!  I tedeschi sono esseri umani, ci sono i buoni e i cattivi e la percentuale è probabilmente uguale in Germania, in Italia e nel resto del mondo. Però i tedeschi hanno un vantaggio:  essendo molto seri e corretti emarginano i cattivi, non li tollerano e soprattutto non ritengono ‘un dritto, un furbo’ , colui che si comporta ‘storto’, cioè fuori dalle regole; non lo ammirano e non lo giustificano come purtroppo avviene spesso da noi.

      I tedeschi che ho conosciuto sono stati con me sempre cordiali. Non solo quelli che ho appena citato nelle mini storie. Per mezzo di Andreas, Gerhard e le loro mogli ho conosciuto i loro parenti ed amici con i quali  ho avuto rapporti sempre amichevoli.

      Un tedesco cattivo, quanto meno maleducato, l’ho incontrato a Brúnico, in val Pusteria, sud Tirolo, Italia. Passeggiavo per la Via Graben (Bastioni) e incrociai un gruppo di turisti bavaresi, piuttosto avvinazzati.

Uno di loro, in conseguenza di una sbandata, mi urtò.  Era un classico bavarese alto, robusto e con un’abbondante pancia allevata a birra e salsicce. Nonostante la sproporzione fisica (io peso 70 chili contro i probabili 100 di quello) ressi l’urto, aiutai l’uomo a non cadere e istintivamente, come usano i tedeschi bene educati non solo quando hanno colpa, ma anche se hanno ragione, gli dissi: “Entschuldigung!” (=scusi!). Mi guardò malamente, capì dall’accento che ero italiano ed esclamò: “Ach! Italiener? Weiter!” (=Oh! Italiano? Alla larga!)

 

S   come  :  Storia

     Noi italiani sappiamo poco della storia del popolo tedesco. Pensiamo che i tedeschi siano stati barbari fino al 1800, quando divennero moderni solo nell’arte della guerra ed ebbero l’unico scopo di “rompere le palle”, come dice Piero Sansonetti, all’Europa intera.

Molti italiani pensano che la storia tedesca coincida col nazismo come se il nazismo sia stato un fenomeno secolare, mentre durò solo dodici anni, dal gennaio 1933 all’aprile 1945. Non c’è dubbio che in dodici anni di disastri ne abbia fatti, ma non è corretto estendere il nazismo ai secoli precedenti e ai 69 anni successivi alla sua fine. Tanto per fare un esempio: si può pensare che Immanuel Kant, il filosofo dell’imperativo categorico, sia stato nazista?

     Nessuno ritiene che l’Italia sia sempre stata fascista o che lo sia ancora oggi. Eppure il fascismo durò il doppio del nazismo, dal 1922 al 1945. Il fascismo non generò i disastri del nazismo, ma vi partecipò convintamente. E gli italiani approvarono in massa.

 

N   come  :  Nazisti  (tutti nazisti?)

     Si, i tedeschi in Germania furono tutti nazisti, disciplinatamente tutti nazisti. Era obbligatorio. Così come tutti gli italiani furono fascisti. Era altrettanto obbligatorio. Così come i Russi furono tutti comunisti…  e così via.

     Una curiosità: anche Joseph Ratzinger (si, proprio lui, il Papa) fu nazista e iscritto alla Hitler-Jugend.

     Una differenza : moltissimi tedeschi, a guerra finita, ammisero di aver creduto e ubbidito a Hitler, si vergognarono e si pentirono, e solo pochi mantennero l’orgoglio di essere stati nazisti. Questi pochi dovettero fuggire e nascondersi: in Germania per loro non c’era più posto. Gli italiani invece, appena capirono che il fascismo era alla fine, si proclamarono immediatamente quasi tutti antifascisti, senza il minimo pudore, e chi era stato un capo fascista si riciclò disinvoltamente come sincero democratico da sempre, e continuò ad essere capo .

      Perché questa indubitabile differenza di comportamento? Il perché lo sappiamo già, ma ve lo faccio dire da un giornalista autorevole. Pensate che sia Indro Montanelli, che questa differenza l’ha più volte descritta? Il Montanelli che io cito spesso? No, questa volta è Eugenio Scalfari che ci descrive così:

“Gli italiani non hanno mai amato lo Stato, l’hanno sempre considerato - prima e dopo l’Unità – un elemento estraneo e spesso addirittura nemico, da ingannare, da frodare, privilegiando il “fai da te” che in certe condizioni può essere una forza dell’individuo consapevole ma in altre (le più frequenti) una debolezza estrema dalla quale nascono mafie e camorre…”(Dalla rubrica ‘Il vetro soffiato’ su l’Espresso del 24 luglio).

     I tedeschi invece hanno sempre creduto e credono nello Stato, quello con la S maiuscola. Gli hanno creduto anche quella disgraziata volta che a capo c’era un pazzo.

 

T   come  :  Tiriamo le prime conclusioni

     Alcuni lettori forse, il signor Torquati certamente, penseranno che sono stato fortunato perché ho  incontrato bravi tedeschi. Può darsi. Però parlando con quei tedeschi, a proposito del loro rapporto con gli stranieri e, in particolare, con gli italiani, ho saputo che hanno pregiudizi analoghi ai nostri.

      I tedeschi pensano che gli italiani siano presuntuosi, che non si sforzino minimamente di capire gli altri popoli, che non si curino di impararne la lingua e di conoscerne cultura e usanze. In particolare i lavoratori italiani in Germania, a parte quelli che lavorano nella ristorazione, non sanno il tedesco e neppure l’inglese, vivono in gruppi esclusivi e non danno confidenza. Un amico di Andreas gli disse che io non potevo essere italiano, perché non parlavo da italiano.

      Dunque cerchiamo di toglierci le incrostazioni (in)culturali, le antipatie stereotipate acquisite in una scuola e in una società provinciale e gretta, cerchiamo di conoscere i tedeschi come sono. Invece di fare giri turistici organizzati dove si vedono solo monumenti e si cena in locali artificiosi  per turisti ingenui, dove il personale è quasi sempre extracomunitario (senza offesa), facciamo invece viaggi tra la gente, alloggiamo in un Bed-and-breakfast familiare. Parliamo, confrontiamoci.

Non occorre sapere il tedesco, basta un po’ di inglese. I tedeschi sanno quasi tutti l’inglese e molti anche un po’ di italiano. I tedeschi amano l’Italia, ma non amano quegli italiani che hanno in antipatia viscerale tutto ciò che è tedesco. A parte le automobili tedesche, s’intende, perché quelle piacciono a tutti.

                      (Segue nel prossimo vocabolario)

Aggì

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