Viterbo ECONOMIA Un vecchio film di Massimo Troisi e Roberto Benigni si intitolava “Non ci resta che piangere”

 

Tltro, ovvero una semplice sigla come antidoto alla recessione e spinta a nuovi investimenti.

Di semplice in realtà c’è poco. Ma andiamo per gradi. La chiamano Target Long Term Rifinancing Operation, la nuova operazione che la Bce si appresta a lanciare con l’obiettivo di riprogettare il futuro di famiglie e imprese.

Partendo, come sempre e di nuovo, dal sistema bancario. A tre anni di distanza dall’ultima volta l’Euro Tower inonderà di nuovo gli istituti di credito degli stati membri di liquidità nel tentativo di invertire il ciclo economico.

Neanche a dirlo, lo farà con tassi prossimi allo zero (0,15%). Con una differenza sostanziale però: le banche che non dovessero utilizzare il denaro per finanziamenti saranno costrette a restituirlo con due anni di anticipo rispetto alla scadenza. Della serie, quando il passato insegna qualcosa. Di miliardi a disposizione ce ne sono molti, ed arriveranno anche in più tranche.

400 tra oggi e la prossima asta di fine dicembre, e poi altri 600 in sei aste entro la metà del 2016.

Secondo il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan la richiesta in arrivo dalle banche italiane dovrebbe aggirarsi attorno ai 37 miliardi di euro. Cifre importanti, che dovrebbero portare effetti favorevoli al Pil del nostro paese.

Che sia un nuovo inizio?

L’agenzia di rating Fitch smorza gli entusiasmi sostenendo che l’economia dei paesi meridionali dell’Eurozona difficilmente ripartirà, e questo non tanto per problemi di liquidità, quanto per la natura stesse delle imprese, da quelli di grandi dimensioni, pochi inclini agli investimenti a quelle medio piccole che gioco forza non godono della fiducia del mondo bancario.

Dunque nonostante la nuova iniezione di liquidità della Bce permangono molti dubbi, amplificati da un nuovo documento di lavoro arrivato sul tavolo delle maggiori banche italiane e europee e di cui si discuterà nella prossima riunione del G20, in Australia.

Il documento porta l’intestazione del Financial Stability Board e l’ipotesi di nuovi vincoli per gli istituti di credito ai quali potrebbe esser chiesto un importante rafforzamento di capitale per renderli più solidi in caso di nuovi scenari di crisi. Metti di qua, togli di là. Sembra un gioco, che sa di ridicolo.

Ma che preoccupa. Di certo chiedere più capitale alle banche vuol dire garantire un maggior presidio dei rischi, ma implica anche meno credito per famiglie e imprese. E noi che fine faremo? Un vecchio film di Massimo Troisi e Roberto Benigni si intitolava “Non ci resta che piangere”.

Stavolta speriamo finisca diversamente.

Luca Gianella

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