Viterbo CRONACA Nella citta' di Viterbo Alfio Pannega e' stato un modello di umanita'

 

Alfio Pannega

Il 21 settembre ricorre l'anniversario della nascita di Alfio Pannega, e le persone che lo hanno conosciuto ed amato (conoscerlo e volergli bene erano una cosa sola) lo ricordano con gratitudine che non si estingue.

Nella citta' di Viterbo Alfio Pannega e' stato un modello di umanita': e' stato l'umanita' come dovrebbe essere.

Persona giusta e generosa, fiera e compassionevole, arguta e rigorosa; capace di gioire con ogni sua fibra della bellezza del mondo e di irradiare luminosa quella gioia intorno a se'; e capace di indignarsi fremente dinanzi ad ogni bassezza, ad ogni iniquita': sempre pronto a combattere la menzogna e l'ingiustizia, sempre pronto a recare il suo aiuto all'oppresso e al sofferente, sempre pronto a condividere la parca mensa, i pochi averi, la bonta' immensa.

Era un uomo saggio e sereno, forte e mite, impetuoso ed affettuoso; la sua vita travagliata gli aveva insegnato molte cose, e soprattutto una: la dignita' umana, e la fraternita' con l'umanita' intera. La sua parola era un balsamo e uno sprone al bene, la sua amicizia uno scudo e un medicamento contro ogni male, la sua solidarieta' senza riserve, infinita la sua capacita' di amare.

Chi lo ha avuto compagno di avventure lungo il cammino della vita, chi lo ha avuto compagno di lotta nelle lotte necessarie contro ogni violenza ed ogni oppressione, per difendere la verita' che e' una e la dignita' che e' di tutti, lo ricorda come un faro che illumina le tenebre e indica la via per la salvezza comune.

Era un antifascista la cui tempra morale e il cui retto giudizio nessuna pressione e nessuna lusinga poteva ne' infrangere ne' piegare.

Era un comunista libertario cosi' intimamente persuaso dell'eguaglianza di diritti di tutti gli esseri umani da donare tutto cio' che aveva a chiunque glielo chiedesse, e cosi' sollecito del diritto di tutte le persone alla liberta' da battersi sempre contro ogni catena, contro ogni schiavitu', contro ogni alienazione. E questo impegno lo estendeva oltre la stessa umanita': nell'amore per gli animali, per le piante, per l'intero mondo vivente.

Era un combattente per la pace e per la liberazione dei popoli; era un difensore dei diritti umani di tutti gli esseri umani; era una difensore della natura casa comune dell'umanita' intera e coeso insieme vivente di cui l'umanita' stessa e' parte.

Era un amico della nonviolenza, pienamente consapevole di cio' che questo significa, e mettendolo in pratica senza esitare.

Era un illuminista: cuore pensante e mente appassionata, con la forza della ragione non meno che con quella del sentimento si adoperava a migliorare il mondo, a migliorare gli esseri umani: con l'esempio, con l'azione e con la parola; ancora negli ultimi anni di vita studiava e studiava, partecipava a dibattiti e mobilitazioni per il bene comune, esortava i piu' giovani al sapere e all'impegno: sapeva che nel sapere e' la prima liberta'; e sapeva che senza l'impegno a fare il bene il sapere stesso e' vano.

Ed era un poeta autentico: vivace improvvisatore di ottave di endecasillabi, autore di versi torniti e appassionati; e memorioso e memorabile declamatore finissimo e intenso di Dante, dei poemi cavallereschi, della tradizione piu' alta e formativa della lirica in lingua italiana: capace di commuoversi e commuoverti fino alle lacrime mentre scandiva i versi della Commedia accompagnando solenne la voce con lo sguardo e col gesto.

E' deceduto quattro anni fa. E' vivo nella nostra memoria e nell'eredita' di pensiero e di azione, di civilta', che lascia a Viterbo e all'umanita' intera.

Oppresse e oppressi di tutti i paesi, unitevi.


Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani"


Mittente: "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/


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Una breve notizia su Alfio Pannega

Alfio Pannega nacque a Viterbo il 21 settembre 1925, figlio della Caterina (ma il vero nome era Giovanna), epica figura di popolana di cui ancor oggi in citta' si narrano i  motti e le vicende trasfigurate ormai in leggende omeriche, deceduta a ottantaquattro anni nel 1974.

E dopo gli anni di studi in collegio, con la madre visse fino alla sua scomparsa, per molti anni abitando in una grotta nella Valle di Faul, un tratto di campagna entro la cinta muraria cittadina. A scuola da bambino aveva incontrato Dante e l'Ariosto, ma fu lavorando "in mezzo ai butteri della Tolfa" che si appassiono' vieppiu' di poesia e fiori' come poeta a braccio, arguto e solenne declamatore di impeccabili e sorprendenti ottave di endecasillabi. Una vita travagliata fu la sua, di duro lavoro fin dalla primissima giovinezza.

La raccontava lui stesso nell'intervista che costituisce la prima parte del libro che raccoglie le sue poesie che i suoi amici e compagni sono riusciti a pubblicare pochi mesi prima dell'improvvisa scomparsa (Alfio Pannega, Allora ero giovane pure io, Davide Ghaleb Editore, Vetralla 2010): tra innumerevoli altri umili e indispensabili lavori manuali in campagna e in citta', per decine di anni ha anche raccolto gli imballi e gli scarti delle attivita' artigiane e commerciali, recuperando il recuperabile e riciclandolo: consapevole maestro di ecologia pratica, quando la parola ecologia ancora non si usava.

Nel 1993 la nascita del centro sociale occupato autogestito nell'ex gazometro abbandonato: ne diventa immediatamente protagonista, e lo sara' fino alla fine della vita. Sapeva di essere un monumento vivente della Viterbo popolare, della Viterbo migliore, e il popolo di Viterbo lo amava visceralmente. E' deceduto il 30 aprile 2010, non risvegliandosi dal sonno dei giusti.

Alcuni testi commemorativi sono stati piu' volte pubblicati sul notiziario telematico quotidiano "La nonviolenza e' in cammino", ad esempio negli "Archivi della nonviolenza in cammino" nn. 56, 57, 58, 60; cfr. anche il fascicolo monografico dei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 265 ed ancora i "Telegrammi della nonviolenza in cammino" nn. 907-909 e 1172, e i fascicoli di "Coi piedi per terra" n. 546 e i nn. 548-552, ed anche i testi nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 1260, 1261, 1272, 1401, ed ancora nei nn. 1622, 1623, 1624 (tutti disponibili dalla pagina web http://lists.peacelink.it/nonviolenza/).

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