Viterbo CRONACA AVVENTUROSA Sono a piedi, fermo al semaforo di Porta Romana, e aspetto disciplinatamente il verde...
di Aggì

Viterbo Porta Romana nel 1910 (Archivio Mauro Galeotti)
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Proprio avventure? Sicuramente è esagerato chiamare avventure gli avvenimenti che sto per raccontare. Avventura è qualcosa di eccezionale con almeno un pizzico di violenza e di rischio. Ma in una città tranquilla come Viterbo, anche un insolito incontro, un piccolo diverbio, un imprevisto, possono sembrare un'avventura. Specialmente per un tipo tranquillo come me.


*     *     *

     Sono a piedi, fermo al semaforo di Porta Romana, e aspetto disciplinatamente il verde per i pedoni, quel verde che sembra non venire mai. Davanti a me due lunghe file di auto, anche loro in attesa del loro verde. Arriva da lontano uno scooterone, uno di quelli lunghi e panciuti che sembrano una spider a due ruote, s'inserisce tra le auto e cerca di sorpassarle per mettersi in prima fila. Quasi ci riesce, ma proprio all'altezza dell'ultima auto da superare è costretto a rallentare, ha uno sbandamento e striscia sulla fiancata dell'auto alla sua  sinistra. Si sente il tipico rumore di lamiera che viene graffiata e si forma uno sfrego che dal passaruota posteriore prende la fiancata e lo sportello.

     Il conducente dell'auto abbassa il vetro  e si mette a discutere con lo scooterista. Discutono con una certa tranquillità che mi sorprende. Si tratta evidentemente di due persone civili. Rifletto che è una cosa rara, perché di solito quei piccoli incidenti finiscono a parolacce, se non in lite.
     Intanto viene il verde per i pedoni e io mi accingo ad attraversare, ma con lentezza, guardando i due che discutono. Quasi mi fermo, un po' per curiosità e un po' perché, avendo visto l'incidente, potrei essere chiamato a testimoniare. Con mia sorpresa l'autista dell'auto mi punta e mi dice: “Aoh! Che c'hai da guardà? De che t'empicci? Fatte li cazzi tua!”
     Gelato da quella frase volgare e aggressiva (e meno male che sembrava una persona civile!), mi allontano facendogli con la mano un gesto che significa “Stia calmo!”  e vado a fare i c… miei, come mi è stato perentoriamente consigliato.
     Qualche giorno dopo incontro il mio assicuratore, gli racconto l'accaduto e gli chiedo se, secondo lui, un testimone involontario come me ha il dovere almeno morale di essere disponibile per una testimonianza. Mi risponde che è sempre meglio non immischiarsi. Ipotizza che lo scooterista era forse senza assicurazione e, comunque, i due si stavano probabilmente accordando per fregare un'assicurazione. E' a causa di queste piccole truffe, frequentissime, che l'assicurazione RC auto è così cara in Italia!

*     *     *

      Arrivo con l'auto da via Rossini e svolto per Strada Pietrare. Il semaforo è verde e spero di poter passare ed evitare così l'approccio insistente del “solito mendicante”, ma l'auto davanti a me se la prende comoda e passa mentre il semaforo cambia colore, dal verde al giallo. Io non faccio in tempo e mi fermo rassegnato.
      Infatti, eccolo subito il “solito mendicante del semaforo”, al quale porgo la solita monetina da 10 cent che tengo a portata di mano per questi casi (faccio male? 10 cent è troppo poco? oppure non dovrei dargli proprio niente?).
      L'uomo mi dice che non vuole l'elemosina e mi offre una bustina. Penso che si tratti del campione pubblicitario di qualche prodotto, prendo la bustina e ringrazio. L'uomo se ne va verso le altre auto. Apro la bustina: c'è una medaglietta e un cartoncino su cui è scritto: “Gentile Siniore / te auguro Buona fortuna  / che questa medalia te la porta / sono senza lavoro / dami per favore 1 euro”.
       L'uomo ritorna e io gli dico: “Non ho monete da 1 euro”. Fa una smorfia e dice: “Non importa, grazie lo stesso, ma allora restituiscimi la busta e dammi i 10 centesimi di prima”.
       Riflessioni:
1) anche i mendicanti si sono modernizzati e conoscono le tecniche del buon venditore porta-a-porta,
2) l'uomo è italiano perché parla bene, ma il biglietto è scritto come lo scriverebbe un extra comunitario,
3) evidentemente noi italiani siamo più generosi con gli extra comunitari che con i connazionali (alla faccia della Lega Nord!) e quindi i mendicanti italiani si fingono extracomunitari.

*     *     *

       Via Saffi. E' un tardo pomeriggio. Fa ancora un caldo eccezionale per la stagione, un caldo che invoglia a passeggiare poco vestiti. Infatti io mi son tolto la giacca e cammino tranquillamente in maniche di camicia. Ma la ragazza che sta venendo nella mia direzione è decisamente troppo svestita. Come?

       Ecco! Ha un top che è poco più di un reggiseno, spinge su le tette e ne scopre quasi i capezzoli, e più giù una minigonna che scende da sotto l'ombelico fino a coprire appena il pube. E, per completare il quadro, figuratevi delle forme abbondanti, ma equilibrate, bene in vista.
       Gentili lettrici, come l'avreste guardata? Con disgusto o con invidia?
       Gentili lettori, e voi come l'avreste guardata? Penso con ammirazione. Così l'ho guardata io.
       Lei mi passa accanto, nota evidentemente il mio sguardo ammirato (e anche qualcosa di più) e mi  sorride maliziosamente.

       Affascinato da quella visione non ho notato che dietro a lei, a cinque o sei metri di distanza, la segue un giovane energumeno, che  arriva davanti a me e si ferma:  ha cresta di capelli alla El Shaarawy, braccia muscolose e tatuate, orecchino, piercing e catene varie. Mi punta minacciosamente un dito contro, mi guarda con faccia truce e dice: “Aoh! Quella adè la mi regazza e tu… tu nun l'ha da guardà!”

        Rimango senza fiato. Non ho idea di come reagire. E quello se ne va soddisfatto a raggiungere la ragazza che intanto si sta allontanando.
        Subito dopo mi vengono in mente frasi appropriate, educatamente risentite, per rispondere a quel villano: “Questa è una strada pubblica e io guardo chi mi pare” oppure “Ma lei la faccia vestire un po' di più  se vuole che non sia guardata” o anche “chi espone le sue cose in vetrina le mette alla berlina” e altre frasi del genere. Ma è il senno di poi, che arriva sempre in ritardo.
       
Però, a pensarci bene, il così detto “senno di poi” non è mica tanto “assennato”. Meno male per me che quei suggerimenti sono arrivati in ritardo, perché  se ne avessi detta anche una sola di quelle frasi, avrei subìto qualche brutta conseguenza verbale. Solo verbale nel migliore dei casi.


Aggì

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