Viterbo CRONACA POPOLARE E’ sempre stata una mia caratteristica quella di esaminare tutti gli aspetti di un problema

Cuscinetto con papa Alessandro IV che ritrova nel 1258 il corpo di santa Rosa nella Chiesa di santa Maria in Poggio, sulla sinistra è un angelo che ha in mano una rosa, è la rosa che spuntò dal pavimento per segnalare al pontefice che lì sotto era sepolta Rosa (Archivio Mauro Galeotti)

Dato che da un po’ di tempo i miei sonni erano tranquilli, non disturbati dalle visite di Meco Torso, mi ero illuso di essermi liberato di quel rompiscatole, anche simpatico, non c’è dubbio, ma tanto rompic…

     Come ho già spiegato in un precedente scritto, a me succede di sognare Meco Torso quando vado a dormire con un pensiero che mi tormenta, e questo è ciò che è successo ieri sera. Durante il dormiveglia è arrivato lui, Meco Torso.

     (Chiarimento doveroso : per non passare da matto devo precisare che i miei dialoghi con Meco Torso non sono veri e propri sogni, fantastici e sconclusionati, ma una specie di dialogo in quasi dormiveglia tra me e me, comodamente rilassato a letto, o in poltrona, come altre volte avviene tra J1 e J2 (ve ne ricordate?).

E’ sempre stata una mia caratteristica quella di esaminare tutti gli aspetti di un problema, per mezzo di una dialettica, da almeno due punti di vista, evitando di arrivare a conclusioni affrettate sulla base di idee scarse, precostituite, partigiane e dogmatiche).

    Dunque il mio problema era questo: da qualche giorno i Viterbesi sono tormentati dalla decisione del Comune di avviare il concorso per rinnovare la “Macchina di santa Rosa”. La decisione in sé è lodevole, in quanto rientra in una tradizione degna del massimo rispetto e nel quadro del miglioramento turistico della città.  

      Sennonché pare che la spesa sia eccessiva e, peggio, che la determinazione di quanto spendere e soprattutto come spendere, cioè come scegliere il nuovo modello, sia stata presa senza consultare l’Associazione dei facchini, provocando così una grave rottura fra il Comune e quell’Associazione che si è sentita ignorata e tradita.

      Questo decisionismo dell’Amministrazione comunale, decisionismo di probabile ispirazione renzusconiana o da sindrome Marchese del Grillo (“Io so io e voi nun sete un c….”), mi ha lasciato perplesso. Ho letto su questo giornale gli articoli di Giuseppe Bracchi, di Luigi Torquati, di Lutor, e, da ultimo, ma certo non ultimo per importanza, lo scritto accorato di Fabio Ernesti. E come non citare il direttore Galeotti che ha aperto proprio lui il dibattito sollevando un pruriginoso interrogativo: “Cui prodest?”

      Così ieri sera sono andato a letto con questo rovello.

*     *     *

Meco Torso : - Allora me dichi che sta a succede? Ma te pare giusto che un sinnico, appena fa ‘l sinnico, vojo dì: appena che te pia na dicisione, che adé ‘l mestiere suo de pija le dicisione, o none? e allora subbeto l’empallineno peggio che ‘n tordo de passo? Si nun dicide so’ cridiche, si dicide so cridiche listesso. Che avarebbe da fa?

Aggì : - Vedi Meco? E’ un momento difficile per tutti, c’è crisi, c’è depressione, il governo taglia i fondi agli Enti locali. Il comune non può permettersi spese non necessarie. La “Macchina” attuale forse non sarà bella  (così afferma Lutor al quale non piace), però si può mantenere ancora per qualche anno risparmiando un milione di euro. Il sindaco Michelini fa bene a decidere, magari fosse più decisionista, ma deve usare saggezza e riflessione. Ci avrà riflettuto almeno un po’ prima di decidere la spesa di un milione?

 M.T. : - Ffffffiu! [fischio di stupore] un mijone d’euri! E che adè d’oro? Sae quante cose se potarebbero fa’ co’ un mijone d’euri? Presempio: pagà mille mesate. Sarebbe a di’:  pagà cento disoccupati pé dieci mesi o cinquanta disoccupati pé venti mesi, maprò, vojo dì, pé falli lavorà, mica pé sta a spasso.  Sae quante lavore si farebbono ‘n città a ripulì e restaurà… Po’ esse che la città ripolita e ‘nverniciata, senza scritte su le mure, avarebbe più attrattiva propio pe’ quanno c’è ‘l trasporto de la macchina. Ché tanto de giorno le turiste guardono la città. E de sera nun so’ ‘l particulare che piaciono a le turiste, ma adè ‘l trasporto, ‘lmovemento, l’emozzione che dà ‘l veda le facchine che portono ‘n giro ‘na torre…

 A. : - Dici il giusto, Meco! E poi c’è un’altra cosa da rimproverare al sindaco. Di non aver ammesso esterni nella scelta del bozzetto della nuova macchina, nemmeno l’Associazione dei facchini, che pure in passato aveva sempre partecipato e qualche competenza in materia ce l’ha.

M.T. :  - E tutto que’ come me lo spieghi?

A. :  - Io non lo so spiegare, né voglio essere “andreottiano”, cioè pensar male… E tu Meco, invece, che mi dici? anzi che si dice in paradiso?

 M.T. :  - Gnente, nun posso parlà perché la commissione interna m’ha consijato di stamme zitto…

A. : - La commissione interna? E che il paradiso si è riorganizzato secondo Maurizio Landini?

M.T. :  - La commissione interna adè la mi coscienza, interna mammì, che m’arimprovara de parlà e sparlà e m’ha detto de fa ‘n fioretto, almeno pe’ na settemana : de esse bono e nun pensà sempre male de chi ‘mministra, sie che sta a cummannà ma ’l governo de Roma o pura ma la mi città de Veterbo. E allora, come se dice? Boccaccia mia statte zitta!

A. : - Ah, Meco! Meco! Non parli, ma i tuoi pensieracci  si intuiscono. E mano male che “stai a fa’ ‘n fioretto” di bontà!

Aggì

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