Viterbo CRONACA I viterbesi hanno sempre dato per certa l'appartenenza del "caput S.ae Helisabeth, theca argea opertum" venerato in Basilica da tempo immemorabile
di Laura Ciulli

 

La Basilica di san Francesco alla Rocca

La Chiesa ricorda il 17 novembre santa Elisabetta d'Ungheria duchessa, fidanzata a soli 4 anni con Ludovico IV duca di Turingia, madre di tre figli  che si dedicò alla vita ascetica e caritatevole.

Di questa santa patrona dell' Ordine  Francescano Secolare considerata da papa san Giovanni Paolo II uno " splendido esempio per tutti i cattolici, per gli operatori di giustizia sociale ", a Viterbo si venera la reliquia della testa proprio nella basilica di san Francesco alla Rocca. Una sensazionale scoperta dovuta grazie allo studio ed all'impegno di un frate minore conventuale, padre Ernesto Piacentini, già Presidente della Commissione BB Culturali della Provincia Romana dei Frati Minori Conventuali.

Una ricerca lunga ed accurata condotta sia in Italia che all'estero in collaborazione degli esperti dell' Accademia Nazionale delle Scienze Ungherese,  che ha messo fine definitivamente alle polemiche con Besancon, Bogotà e Vienna, che hanno rivendicato il possesso della " vera testa" della Santa. 

I viterbesi, invece, hanno sempre dato per certa l'appartenenza del "caput S.ae Helisabeth, theca argea opertum" venerato in Basilica da tempo immemorabile. Tutto questo scaturisce proprio dal ritrovamento di un documento custodito nell'archivio segreto vaticano, contenente la relazione di una visita apostolica del 1583 che, secondo i frati, confermerebbe l'ipotesi che la reliquia conservata da secoli è proprio il capo della Santa.


Elisabetta d'Ungheria muore a soli 24 anni, il 17 novembre 1231 ed il 26 maggio 1235 Papa Gregorio IX, descrivendola  come "l'espressione della sofferenza più eroica e della carità cristiana", la proclama santa. Mentre in Turingia viene effettuata nel 1236 la ricognizione del suo corpo, per poi traslarlo nella chiesa di Marburg a Lei dedicata, a Viterbo ne viene aperto il culto per volere di Papa Gregorio IX. Nel corso degli anni però la devozione subisce un calo d'interesse e dopo un trionfale pellegrinaggio in Abruzzo nel 1960, la reliquia rimane nascosta in un armadio ed esposta al culto solo nei giorni della festa.

Questi resti del capo si trovano attualmente in un reliquiario riposto  nella nicchia del transetto destro che consistono in " un osso frontale non completo, due ossa parietali non in perfette condizioni. Mancano frange ossee ed a contatto della calotta callosa ci sono 24 pezzi d'osso; nessun osso della parte anteriore dell'occipite, della fronte, della parte basale e mandibolare. Nessun pezzo d'osso può essere congiunto dall'altro". È comunque buona la conservazione e conserva lo stato di decomposizione materiale.


Sul culto di santa Elisabetta c'è sempre stato un notevole interesse non solo per le sue reliquie fatte dall'olio  che fu raccolto nella sua riesumazione del 1235, quando all'apertura della sua tomba un delizioso profumo di fiori proveniva dal corpo incorrotto  della Santa con le braccia a croce sul petto, sia perché nel 1539 viene profanata davanti a circa 2000 persone, la sua tomba dal Duca Filippo di Hesse, suo antenato, passato al Luteranesimo.


Una donna, una Santa così attuale per la sua solidarietà ed amore verso i poveri, i più deboli che anche attraverso il culto al suo capo, dal reliquiario conservato nella Basilica di san Francesco, continua ad indicare la via per un cammino di consapevolezza degli impegni verso l'altro.


Laura Ciulli

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

chi è on line

Abbiamo 1426 visitatori online

 

 I libri

di Mauro Galeotti

 

Cartonato - pag. 246 - euro 25,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it

Cartonato - pag. 808, a colori
da euro 120,00 a euro 80,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it