Viterbo CRONACA Giunti che fummo in cima alla montagna dove era la casa degli zii, ci fu detto che quella zona si chiamava "Pisciano"

 

"La treggia"

Avevo appena sette anni quando i miei genitori partirono da Viterbo per allontanarsi il più possibile dagli eventi bellici della Seconda guerra mondiale.

Partimmo con quanto si poteva portare con sé, abiti, biancheria e quant'altro poteva essere indispensabile per vivere in campagna, presso parenti.

Giungemmo alla stazione di Pietralunga, in provincia di Perugia, dove ci stavano ad attendere gli zii e mio cugino Luigi, detto Gigino con la "treggia", un tipo di slitta trainata da due buoi di cui uno si chiamava "boccone".

Giunti che fummo in cima alla montagna dove era la casa degli zii, ci fu detto che quella zona si chiamava "Pisciano" ed era sotto la giurisdizione del Comune di Gubbio.

Non mi soffermo, per non ripetermi, sulle manifestazioni di affetto che ricevemmo: più o meno eravamo, per la costola d'Adamo, tutti parenti.

Quello che voglio evidenziare quest'oggi è il modo di vivere che esisteva in quell'ambiente dove era presente il capo famiglia nella persona del nonno di casa, poi c'erano, tutti i figli, le nuore e i nipoti; erano ventidue persone.

Ricordo che andammo a fare visita a questa famiglia, che non era altro che il fratello della mia nonna Assunta, verso l'ora di cena perché quello fu l'invito. 

Giunto il momento di mettersi a tavola per mangiare dell'ottimo pasto, ci fu un attimo di silenzio mentre due persone si lavarono le mani e spezzarono la tradizionale "crescia", in sostituzione del pane.

Fatto quell’adempimento lo zio estrasse dal taschino del gilet una Corona ed iniziò a recitare il Santo Rosario. 

Per me fu una cosa nuova, ma in quella famiglia il Santo Rosario si recitava tutte le sere.

Il buon sangue non mente, la mia mamma recitava il Santo Rosario tutti i giorni e, spesso, quando ero presente anch'io, stando dentro alla mia auto, con la mamma recitavamo il  Santo Rosario ascoltando don Sante Bagnaia che lo trasmetteva via radio "Sole".

Oggi approfitto della trasmissione televisiva di TV 2000, su canale 28 dove, da Lourdes  viene trasmesso, giornalmente, alle ore 18 il Santo Rosario.

La quotidiana recita mi avvicina ai miei cari e mi rende l'animo sereno.

Bruno Matteacci

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