Francesco Mattioli, sociologo

Francesco Mattioli, sociologo

Leggo il lungo (circa 2400 parole, un trattato…) intervento di Paolo D’Arpini con cui cerca di dimostrare che l’etica laica di estrazione filosofica orientale è migliore di quella delle religioni monoteiste, perché non è divisiva.
[Per l'articolo di Paolo D'Arpini clicca qui]

Si potrebbe liquidare il discorso facendo notare che, di divisivo, mi sembra che vi sia proprio questo intento di dimostrare la superiorità dell’una rispetto alle altre. Peraltro potrei anche storcere il naso all’idea che una filosofia naturalistica, cara a D’Arpini, non sia una religione e appartenga piuttosto ad una visione “laica” della realtà.

Ma non è questo il punto. 

D’Arpini sostiene che le religioni monoteistiche hanno un’idea di morale fortemente legata al controllo sociale e alla divisione tra “buoni” (che seguono l’ordine sociale) e “cattivi”, con la conseguenza che in certi casi esse giustificano anche la guerra, la violenza, la costrizione ove tale ordine sociale venga messo in pericolo. Mentre questo non  accadrebbe in quelle filosofie orientali che predicano l’introspezione, la compassione, la spontaneità, il legame tra individui e natura secondo leggi  appunto “naturali” e  non create ad arte per giustificare ipocritamente un bene” programmato a sistema”.

Mi permetto di obiettare.

Innanzitutto, la scienza sociale (non la filosofia, e neppure la politica…) ha dimostrato che in ogni, dico ogni, società si vengono a creare tre fenomeni: un sistema di valori si riferimento comuni (da cui la “cultura”); una organizzazione sociale che garantisce attraverso la divisione dei compiti la cooperazione necessaria per la convivenza; un processo di  mutamento che è migliorativo e adattivo e che si chiama “Storia”.   
L’etica (da ethos, comportamento) quindi, come minimo scaturirebbe da questa necessità ordinativa che non è un optional morale o moralistico, ma una necessità intrinseca alla sopravvivenza della specie.

C’è anche fra gli animali in branco. Se non  segui un’etica comune, “sociale”, fatta di regole di comportamento,  sei un asociale, un incivile, un misantropo che si chiude a riccio su se stesso in modo autoreferenziale ed egotistico, altro che compassione… che sputa nel piatto in cui mangia e lascia che gli altri si scannino in un complicato gioco di politica, di cambiamento, di lotta per migliorare, attento solo a non sporcarsi la propria interiorità.

Si è visto: le filosofie orientali non hanno mai avuto una incidenza “politica” e sono colpevoli di aver lasciato milioni di persone alla mercé delle èlites di potere, senza elaborare nessuna idea rivoluzionaria, migliorativa dell’ordine sociale; per secoli – millenni – sono rimaste a guardare scuotendo saccentemente la testa, guardandosi bene dallo sporcarsi le mani con la Storia e continuando a perfezionare il proprio spirito aspirando i fumi della natura.  

Ma c’è un altro punto che merita attenzione.

D’Arpini cita le tre religioni monoteistiche e  fa di ogni erba un fascio.  Secondo lui “leggendo il corano, il vangelo e la bibbia troviamo numerose citazioni che incitano alla “guerra” ed alla distruzione degli “infedeli”.  E’ vero che la Bibbia – meglio, l’Antico Testamento – è violenta ed elitaria, ed è Libro dell’Ebraismo; è vero che il Corano incita alla guerra santa, ed è il Libro dell’Islamismo.

Ma in quale passo del Vangelo, il Libro per eccellenza del Cristianesimo, ha letto di guerra e di distruzione degli infedeli?

Forse qualcuno nella Storia ha tentato di impadronirsi della parola evangelica per giustificare le proprie imprese politiche ed economiche oppressive, ma D’Arpini dove trova messaggi divisivi e di violenza nel Vangelo?  Non sarà che la foga argomentativa, quando è polemista, predicativa e divisiva come è quella di D’Arpini,  gioca brutti scherzi, debordando suo malgrado nell’ignoranza, nell’estremismo, nel pregiudizio?

Caro D’Arpini, legga (o rilegga) solo questi passi evangelici:  “Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni con gli altri” (Giov., 13, 34 ); “chi è senza peccato scagli la prima pietra contro di lei” (Gv., 8,7).

Ve ne sarebbero altri. Ma volendo chiude a circa 600 parole, la finisco qui.

Ah, scusate, un’ultima citazione evangelica: “chi può capire, capisca” (Mt., 19, 12).

 

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