Francesco Mattioli, sociologo

Ringrazio Paolo D’Arpini per aver affrontato l’interrogativo sugli extraterrestri; è un tema interessante e problematico perché coinvolgendo la scienza in varie declinazioni – storia, astronomia, fisica, biologia - ci pone di fronte al dilemma delle ipotesi e a quello delle “prove”.  

Credo che il primo libro che ho letto – avrò avuto nove/dieci anni, niente di precoce -  sia stato “Dalla Terra alla Luna” di Jules Verne; un imprinting che poi ti consegna nell’adolescenza alla lettura dei romanzi di fantascienza, quelli di “Urania” per intendersi, che ne trattano a 360 gradi. E quindi al tema di quelli che, una volta, venivano chiamati “ i marziani”.

Lasciamo stare la fantascienza “politica”, quella di Orwell o Bradbury, che parla solo di noi. Pensiamo piuttosto a quella che ipotizza una moltitudine di razze nell’universo, tipo quelle descritte in Star Wars, o a quella che atterrisce con le “invasioni”, a cominciare dalla guerra dei mondi di Welles.

La domanda ovviamente è sempre quella: ma esistono gli extraterrestri?

Vi sono prove della loro presenza?

Personalmente, poi, il mestiere di sociologo della scienza irrompe e ti fa vedere le cose da altri punti di vista.  Per esempio, ti saltano agli occhi la liberatoria proiezione degli incubi umani sugli extraterrestri e la conseguente produzione di stereotipi. 

Posto che se i “marziani” giungono sul nostro pianeta sono più progrediti di noi, la coscienza colonialista del mondo occidentale ce li fa immediatamente ipotizzare cattivi, aggressivi e cinici conquistatori. Di conseguenza, poiché c’è anche lo stereotipo che il male imbruttisce (ma vallo a dire a Dalila…), in genere questi extraterrestri sono pure orrendi, mezzi polipi o mezzi sauri che siano…  

Un’altra  cattiva coscienza ci porta a supporre che, se sono così avanti nella scienza, si comportino come taluni ricercatori in laboratorio: quindi ci trattano come cavie, ci studiano, sperimentano su di noi, ci manipolano nella mente e nella genetica. 

Un altro stereotipo è quello secondo il quale, se vogliono conquistare il nostro pianeta, sono stati costretti a fuggire il proprio, in genere distrutto da un conflitto atomico. Negli anni ’60, sotto  il rischio di una guerra nucleare, questo era un tema in gran voga.  

Gli stereotipi continuano con il sospetto, soprattutto postsessantottino, di una invasione complottista, di stampo neocapitalista e scientista, non evidente ma realizzata sottilmente, con sostituzione di persone, o delle loro menti, e con il controllo subdolo e progressivo dei media, dei politici e  dei finanzieri, insomma dei destini del mondo.

Singolare poi la questione dei “cerchi del grano”: il  motivo per cui gli extraterrestri dovrebbero comunicare con noi attraverso strane opere d’arte grafica, è difficile da capire.

Sono artisti, cubisti?

Hanno problemi di comunicazione?

Più che marziana, sembrerebbe un’operazione culturale un po’ balzana. Ma una telefonata, una mail ai grandi della Terra, o un arrivo in pompa magna a Central Park, sulla Piazza rossa o a Piazza S. Pietro no?

Poi c’è il filone di fantarcheologia, che oggi va tanto di moda nei seriosi programmi che ci sforna History Channel.

Noi saremmo figli degli extraterrestri. Solo così si spiegherebbe l’intelligenza del genere umano in un mondo che produceva solo dinosauri, tigri dalle lunghe zanne e pesci rossi.

Solo così si spiegherebbero Stonehenge, i Vimana indiani, le piramidi e, più in generale, la creazione.  Di qui, anche la concezione mistica, tipo quella raeliana, di silenziosi protettori e stimolatori della nostra crescita, soprattutto interiore.  In questo caso, noi saremmo solo dei babbei bisognosi di tutela che, senza la guida illuminata dei saggi “marziani”, non  sarebbero mai usciti dalle caverne oppure avrebbero distrutto da un pezzo il loro ambiente, estinguendosi come quei fessi dei dinosauri…

Infine la statistica.

Se, in un sistema solare di nove pianeti, uno di questi è abitato da esseri intelligenti (qualunque cosa significhi questo termine…), poiché esistono miliardi di soli la probabilità che ci siano altre “Terre” è elevata; e che in una di queste siano maturate le capacità di viaggiare nell’universo è ragionevole. Resta da capire perché – pur al netto della loro “diversità” - questi viaggiatori dello spazio dovrebbero essere: a) malvagi; b) timidi; c) allusivi; d) illogici, e) “orribili”, e comunque avere  tutte le caratteristiche per essere elusivi e misteriosi.

Insomma, alla fin fine regnano le fobie del più sfrenato complottismo.

Certo, non  si può escludere che gli extraterrestri esistano o siano comunque venuti a trovarci in passato.  Qualche sospetto è ammesso persino dalla scienza ufficiale, tra fisica quantistica e  teoria del multiverso; come sentenzia Amleto, “ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia”.  

Noi ormai siamo cresciuti. Riusciamo a ingoiare senza gravi effetti collaterali persino le innocenti stranezze che ci propinano facebook, tik tok, instagram e certi profeti no-vax che, pur predicando la cultura del sospetto e magari il ritorno alla natura, sfruttano con grande abilità le tecnologie del web.

Beh, se gli extraterrestri ci sono e sono così intelligenti da essere anche buoni, è venuta l’ora che battano un colpo. Esplicito, tanto da farsi riconoscere. Non giocando con righello e compasso nei campi di grano o facendo capolino ogni tanto all’orizzonte, con qualche lucina baluginante ben distribuita nel cielo serotino.

 

 

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

chi è on line

Abbiamo 392 visitatori online

 

 I libri

di Mauro Galeotti

 

Cartonato - pag. 246 - euro 25,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it

Cartonato - pag. 808, a colori
da euro 120,00 a euro 80,00
in esaurimento, per l'acquisto
scrivere alla email spvit@tin.it