Francesco Mattioli

Se noi giudicassimo le opere dell’Uomo dalle mosche che hanno sempre svolazzato intorno ad esse, non ne salveremmo una. 

Intelligenza e pochezza umana non sono mai disgiunte fra loro, sì che ogni impresa ha i suoi lati oscuri e ogni famiglia ha le sue pecore nere.

La lunga strada del Cristianesimo ha alternato slanci eroici e atti caritatevoli a bassezze disumane; il sogno di Cristoforo Colombo è stato tramutato in bieco colonialismo; la resistenza partigiana non ha risparmiato violenze inaudite; il sessantotto ha allevato sia sognatori e costruttori di giustizia, sia terroristi sanguinari; le ricostruzioni dopo i terremoti hanno restituito vita e dignità alle popolazioni colpite, ma hanno fatto anche sfregare le mani ai palazzinari di turno.

Ma vorremmo giudicare il primo Cristianesimo dai traffici illeciti di Anania e Saffira? Sarebbe ingiusto per il coraggio di Stefano e il sacrificio di Pietro… E così via…

Fatto sta che oggi c’è chi intrattiene la sua attenzione non tanto sulla dedizione degli scienziati e sui sacrifici dei sanitari nel contrastare la pandemia da Covid-19, ma sulla conta dei vantaggi economici che ne stanno traendo le case farmaceutiche.

E’ questo uno dei leit motiv del complottismo dei no-vax.  Per i quali la pandemia non esiste: è solo un modo per controllare la volontà del popolo; e, soprattutto, è una scusa architettata per soddisfare la fame di ricchezza di quella colossale e malvagia alleanza tra industria e scienza che governa subdolamente il mondo.  

In realtà le Nazioni Unite tanno lavorando per superare l’ostacolo dei brevetti, al fine di rendere ancor più conveniente l’acquisto e la distribuzione dei vaccini alle popolazioni più povere.

Può darsi che qualche azionista di Pfizer si stia sfregando le mani. Tuttavia, il lavoro va retribuito. O no?

Ci sono evidenti contraddizioni nei confusi ragionamenti dei no-vax e no-greenpass.  

I no-vax demonizzano le oscure trame di Pfizer e Moderna, le cointeressenza di EMA e AIFA in un occhiuto piano di arricchimento alle spalle dei bisogni umani, ma si alimentano di notizie e si raggruppano nei loro più o meno organizzati flashmob grazie ai cellulari, ai computer e agli altri devices della comunicazione. 

Si sono mai chiesti se in tal modo sono vittime delle macchinazioni e dell’arricchimento di Apple, Samsung, Huawei, Acer, Asus, Zuckerberg, Gates, e via elencando? 

Immagino che guidino automobili, magari anche elettriche, per recarsi nelle piazze della loro protesta: non staranno mica cedendo ai subdoli interessi di Mercedes, Volkswagen, Tesla o Stellantis…?

Tutta gente che induce ai consumi, che sfrutta il progresso e i bisogni umani per arricchirsi?   

Bisognerà che chiedo al verduraio, la prossima volta, di cedermi gratis o a prezzo di costo la sua insalata:  è intollerabile che, grazie alle sue mene nel disporre belle coste di lattuga in negozio, si arricchisca con il mio bisogno di mangiare sano…

Ma andiamo oltre.

Il filosofo Agamben, molto stimato per la sua frequentazione dei circoli intellettuali francesi, da Foucault a Levy a Baudrillard, si dichiara no-vax in nome e per conto del concetto di libertà.

In Francia c’è una strana concezione della libertà, un po’ anarchica e un po’ sognatrice; ma è la stessa che per vari anni ha garantito protezione al pluriomicida Battisti.

Il fatto è che se gli intellettuali francesi dedicano grande attenzione alla liberté, fino a dimenticare l’esprit des lois di Montesquieu, sono un po' meno preparati sull’egalité (per esempio fra diritti e doveri…) e soprattutto sulla fraternité, che dovrebbe produrre coscienza e solidarietà civile.

E che dire della medesima comunanza di analisi e di intenti tra il libertario Agamben e l’ineffabile psichiatra Meluzzi, già cattolico conservatore e tradizionalista di stampo sanfedista, e oggi autoproclamatosi primate e “sua beatitudine” di una non riconosciuta Chiesa ortodossa russa con il nome di Alessandro I, per di più sostenitore di Putin, non certo un campione di democrazia e libertà?

Mah…

 

 

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