Andrea Stefano Marini Balestra

La “pratica” democratica in Italia appare al tramonto. 

Qualcuno dirà? 

Esagerato, complottista, sfascista e via, ma in verità, in verità, dico:  una votazione pubblica importante che registri solo una partecipazione al voto inferiore la metà degli avanti diritto, non può essere neppure presa in considerazione per i suoi risultati.

Infatti, come nel referendum abrogativo previsto in Costituzione, la mancata partecipazione al voto di meno della metà, dichiara la nullità del risultato, altrettanto, però non è nelle ordinarie elezioni amministrative e politiche.

Ma un significato c’è e come!

Un’elezione di amministratori comunali con percentuali di votanti inferiori la metà non ha valore alcuno. Non si è manifestata con chiarezza l’intenzione dei cittadini di volere tizio o caio a sindaco o consigliere comunale. 

Un’elezione che abbia votanti meno della metà non vale. Neppure nel condominio per eleggerne l’amministratore! 

Se serve una maggioranza qualificata per elegge un amministratore di condominio, figuriamoci se necessaria per un pubblico amministratore!

Allora? Inutile gridare alla vittoria di uno dell’altro quando il consenso ricevuto è a meno del 20% del corpo elettorale.

Che senso ha giullarsi di una vittoria in un comune dove il candidato vincente ha raccolto un quinto scarso del consenso degli aventi diritto al voto.

Nessuno. 

Anzi, a Roma, per averlo ascoltato con le mie orecchie, molti che hanno dato il voto a Gualtieri lo hanno fatto turandosi il naso, certi che il sindaco eletto assolutamente potrà sanare i mali di Roma. Al massimo, potrà ampliare di qualche chilometro le piste ciclabili, qualche ZTL o istituire domeniche ecologiche, ma non assolutamente gestire le risorse del PNRR per progettare e realizzare sottopassaggi, tunnel, parcheggi e tutto quanto ciò si merita avere Roma come capitale.

Altrettanto negli altri comuni capoluogo, dove sembra che ci sia più interesse a piantare bandierine che dipanarsi poi nell’attività amministrativa con le “forze” politiche raccogliticce che hanno consentito la vittoria del sindaco.

Fiasco annunciato a Roma come a Torino, Trieste dove amministratori eletti in maggioranza dei votanti al ballottaggio, ma in minoranza di consenso popolare, non potranno che vivacchiare, ma non certo realizzare immani progetti come in campagna elettorale promessi o addirittura negazione della partecipazione in giunta proprio di coloro che hanno “collaborato” alla vittoria.

Ne vedremo di belle tra qualche giorno.  

 

 

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