Andrea Stefano Marini Balestra

La storia si riprende la verità. Due formazioni politiche: M5Stelle e Lega nei tempi ormai andati hanno catturato il voto di milioni di Italiani, caduti nella trappola del loro semplicistico ragionare.

Era ovvio che in movimento che si fondava sul “vaffa” nel vaffa vada a finire, altrettanto la Lega, una volta partito antitaliano, poi virato sovranista per ottenere il consenso dei popoli del Sud, alla lunga sta dimostrando il suo dilettantismo politico, proprio quello che in una situazione attuale non può esserci.
Ma torniamo al viterbese.

Soltanto quattro anni fa il partito LEGA PER SALVINI ruggiva in provincia come un leone indomito alla guida di Umberto Fusco. Per il cacicco leghista della Tuscia era sicuro eleggere tra i suoi il sindaco di Viterbo, ma niente. Alle elezioni comunali del 2018, addirittura, scese al terzo gradino del podio trovandosi davanti Forza Italia e Fratelli d’Italia, dopo una spumeggiante campagna elettorale cui partecipò di persona il “Capitano” Salvini osannato in piazza Verdi da una moltitudine come mai a Viterbo si era visto.

Dalle urne del giugno 2018, l’esito elettorale fu scarso. Per un’inezia il centrodestra unito rischiò di perdere perché incalzato dalla lista di Chiara Frontini che ebbe successo di voti quasi pari.
Da quel giorno l’astro Lega nella Tuscia ha iniziato a declinare. Ora è sotto l’orizzonte.

Di chi la colpa? Non certo l’ambigua politica del Segretario Salvini e le sue sparate contro tutti pur stando al governo con Draghi, ma soprattutto, dalle parti nostre dal difetto di governance del partito.
Le avvisaglie di crisi ci furono sin dal momento della creazione delle liste per le suddette comunali.
Nessun personaggio viterbese in vista tra i candidati Lega.

Solo transfughi da altri partiti, nemmeno tutti di centrodestra, esclusione netta per chiunque avesse avuto nel suo passato qualche possibilità di bene amministrare la Città.
Era ovvio che l’elettorato viterbese, certamente in maggioranza di sentimento centrodestra abbia preferito l’usato sicuro di Forza Italia e l’onestà intellettuale degli ex Alleanza Nazionale rispetto i nuovi della Lega.

Le vicende amministrative di questi recenti quasi tre anni di amministrazione comunale evidenziano la pochezza degli amministratori della Lega. Seguono pedissequamente le “direttive” del capo Fusco che nel frattempo ha affermato la “famiglia” sugli scranni della sala d’Ercole.

Gli altri, ancorché leghisti della prima ora, non contano, comunque, anche potessero contare non sembra siano in grado di esserlo. Nel frattempo il partito LEGA in città non si vede. Non c’è una sede, solo un appartamentino in affitto ad uso degli eletti. Ogni altro escluso.

E’ ovvio a questo punto ritenere che Umberto Fusco, le cui qualità politiche sono dubbie e che la sua elezione a senatore sia avvenuta in un territorio dove gli elettori non l’hanno conosciuto, non sia stato dato atto a conservare l’appeal che spontaneamente i cittadini avevano manifestato nel partito di Salvini.

A Viterbo ed in provincia la Lega appare un’associazione segreta, chiusa, invisibile, lontana dai problemi della cittadinanza. Risse interne, manifestazioni di dissenso non vengono tenute in considerazione, anzi ridicolizzate.

In queste condizioni la Lega a Viterbo non ha futuro, anzi nemmeno quello più recente perché le prossime elezioni di secondo grado in Provincia la vedranno spiazzata su tutti in fronti. Il candidato proposto, il sindaco Giulivi di Tarquinia pare ragionare di testa sua.

Del resto, proporre Presidente della Provincia uno dei firmatari del ricorso al TAR contro il completamento della Superstrada Orte/Civitavecchia non è un buon biglietto da visita per sperare in un prossimo successo della Tuscia, anzi, sembra proprio il contrario: condannarla all’isolamento.

Intanto, prima del naufragio Lega, è già iniziato lo sbarco dei simpatizzanti e degli iscritti dal partito della Lega per approdare ad altre certe sicurezze del centrodestra nazionale.
Del Movimento 5Stelle a Viterbo, nemmeno a parlarne. Non è mai esistito, quindi il crollo è meno rumoroso. Anche qui, il suo portavoce, nulla ha fatto per almeno conservare quel briciolo di consenso che ancora qualche illuso gli abbia dato ed ancora abbia intenzione dare.

Viterbo, già in passato definito “laboratorio politico”, ha già dato l’avvio di sfratto in Provincia dei salviniani e dei grillini, quale appunto sarà il prossimo scenario della politica nazionale.

 

 

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