Capranica STORIA Orso degli Anguillara: quando ancora infuriavano le lotte di parte, nel 1337 ospitò il poeta Francesco Petrarca (1304-1374) nel suo castello di Capranica
Micaela Merlino

Orso degli Anguillara, nato a Roma nei primi anni del XIV secolo da Francesco degli Anguillara e da Costanza Orsini, era stato un fedele alleato di Papa Giovanni XXII, che gli concesse alcuni Canonicati: uno a Burgos, uno a Roma in S. Pietro (1323), e un terzo nella cattedrale di Siviglia (1326). Ma in seguito, perseguendo un’aggressiva politica di dominio personale, invase e conquistò feudi e terre appartenenti alla Chiesa.  Nel 1331 insieme al fratello Francesco assediò la città di Sutri, a liberare la quale accorse un esercito guidato da Pietro d’Artois, Rettore del Patrimonio.

Subito dopo questa impresa Orso e  Francesco vennero a discordia, e cominciarono a combattersi violentemente. A scatenare questa inimicizia concorse il fatto che verso il 1329 Orso, dopo molti dubbi, e infine cedendo alle pressioni di Papa Giovanni XXII, aveva sposato Agnese, figlia di Stefano Colonna, famiglia che un’aspra rivalità divideva dagli Orsini. Il 2 maggio 1332 Roberto d’Angiò inviò Landolfo Brancaccio a cercar di sedare la lite tra i due fratelli, ma il suo intervento non sortì alcun effetto.

Infatti il 6 maggio 1333, presumibilmente complice il fratello Orso, Francesco fu attirato in un’imboscata ordita dai Colonna e assassinato. Quella che può a ragione chiamarsi faida, fu continuata contro lo zio dal figlio di Francesco, Giovanni, che si schierò dalla parte degli Orsini. Papa Benedetto XII più d’una volta intervenne per cercare di porre fine alle violenze, ma senza alcun esito. Nonostante la fama di uomo d’armi assetato di potere e di gloria, nonostante il tenace odio che aveva nutrito nei confronti di suo fratello, e che nel presente lo opponeva al nipote Giovanni, Orso era anche uomo di cultura, e si dilettava persino a comporre poesie.

Quando ancora infuriavano le lotte di parte, nel 1337 ospitò il poeta Francesco Petrarca (1304-1374) nel suo castello di Capranica (fatto costruire verso il 1285 da Pandolfo II degli Anguillara), dove risiedeva insieme alla moglie Agnese. Nel 1226 il Petrarca, approfittando della morte del padre, ser Pietro (o Petracco), notaio trasferitosi per ragioni politiche ad Avignone, aveva abbandonato i poco amati studi di giurisprudenza, cui il padre stesso lo aveva avviato, prima a Montpellier poi a Bologna.

Ma trovandosi presto in precarie condizioni economiche, era entrato a far parte, ad Avignone, del seguito di Giacomo Colonna, Arcivescovo di Lombez, quindi dal 1330 del di lui fratello, il Cardinale Giovanni Colonna; Agnese, moglie di Orso, era sorella di questi due eminenti porporati. Per conto di tali personaggi, nel 1333 il Petrarca aveva intrapreso un viaggio nella Francia  del Nord, nelle Fiandre e nel Brabante.

Però il suo sogno, a lungo vagheggiato, era di recarsi a Roma, e potè essere finalmente soddisfatto quando alla fine del 1336 il Cardinale Giovanni Colonna lo chiamò, per averlo con sé in questa città. Si imbarcò a Marsiglia il 21 dicembre 1336, e sbarcò a Civitavecchia i primi giorni di gennaio 1337. Tuttavia giungere a Roma era impossibile, oltre che molto pericoloso, perché tutte le strade erano presidiate dai nemici della famiglia Colonna.

Ciò che accadde dopo il suo arrivo sul litorale civitavecchiese, fu descritto da lui stesso in una lettera scritta presso Capranica, e inviata al Cardinale Giovanni Colonna. Non potendo procedere in direzione della Città Eterna, si rifugiò nel castello di Orso. La benevola accoglienza ricevuta si spiega col fatto che Petrarca era allora uomo di fiducia dei due eminenti personaggi della famiglia Colonna, fratelli di Agnese.

Orso si comportò come un impeccabile padrone di casa: lui, uomo d’armi, energico, carismatico e violento, nell’intimità domestica riponeva armatura e scudo per vestire i panni del gran signore, raffinato e colto. Offriva così, ai suoi ospiti, nell’otium della sua splendida dimora un’altra immagine di sé, perchè ne fossero ben impressionati.

Petrarca era un ospite d’eccezione, soprattutto perché, come Orso ed anche molto più di lui, coltivava gli studi umanistici e intratteneva a quel tempo rapporti con importanti latinisti, quali Bartolino Benincasa e Giovanni del Virgilio, conosciuti durante il suo soggiorno di studio a Bologna. Ma anche la stima del Petrarca per il suo amico non tardò a manifestarsi, infatti durante il suo soggiorno, che durò più di un mese e mezzo, scrisse tre sonetti, di cui due dedicati ad Orso.

Amator pacis sine bellorum metu”, scrisse di lui, “inter bella securus non sine pacis desiderio”: e noi facciamo fatica a intravedere in questa immagine così benevola la vera figura di Orso, infedele al Papa, assediante di Sutri, cospiratore contro il fratello Francesco, e acerrimo nemico del nipote Giovanni. Perché, a differenza del poeta, non vi scorgiamo alcuna volontà di pace. Solo dieci anni dopo, nel 1347, per intervento di Cola di Rienzo che fece da paciere, e per ragioni esclusivamente politiche, le ostilità tra Orso e il nipote Giovanni cessarono. Nel periodo del suo viaggio verso Roma, il Petrarca ancora “bruciava d’amore” per la bella Laura.

Il “colpo di fulmine” risaliva al 6 aprile 1327, quando la vide per la prima volta nella chiesa di S. Chiara ad Avignone, e durò per sua stessa ammissione “anni ventuno”. Nei poeti medievali non furono rare le lunghe passioni sorte, però, d’improvviso, per donne di rara bellezza, gentili nell’aspetto, dolci nelle movenze, tanto desiderate quanto impossibili da possedere realmente.

Nel caso di Laura, che qualcuno ha proposto di identificare con una certa Laura o Laureta de Noves, l’ostacolo consisteva nel suo già avvenuto matrimonio con Ugo de Sade. Una donna sposata, dunque, che il poeta potè amare solo nella sua immaginazione, una passione ardente ma esclusivamente interiore, così diversa dal matrimonio per convenienza contratto dall’amico Orso con la poco desiderata Agnese, come ce n’erano tanti all’epoca tra le grandi casate, per rinsaldare alleanze politiche e garantire interessi economici. Pare che l’anno prima il suo viaggio in Italia, Petrarca avesse iniziato a scrivere il Canzoniere, il cui titolo originale è Rerum Vulgarium Fragmenta, opera che secondo studi recenti ebbe ben nove fasi  di redazione, dal 1336 al 1374.

In quel periodo, inoltre, era impegnato nella scrittura delle Epistolae metricae, di vario argomento, composte in esametri tra il 1333 e il 1361, dedicate al suo amico Barbato da Sulmona. Dal 1334 intratteneva anche contatti epistolari con Papa Benedetto XII, che esortava a ritornare a Roma. Il 26 gennaio 1337 il Vescovo Giacomo Colonna e il Cardinale Giovanni Colonna raggiunsero Capranica, insieme ad una scorta di cento soldati, per condurre in tutta sicurezza il Petrarca a Roma, cosa che avvenne verso la fine di febbraio.

Tra Orso e il Petrarca ci fu dunque un commiato, ma erano destinati a incontrarsi ancora. Nel settembre 1340 Francesco Petrarca ricevette inviti, contemporaneamente, da Parigi e da Roma per essere incoronato poeta: scelse la seconda città, e nell’aprile del 1341, più di quattro anni dopo il suo soggiorno a Capranica, viaggiò di nuovo alla volta di Roma. A quel tempo Orso  rivestiva la carica di Senatore, e fu proprio lui, con fare solenne, a porre la corona d’alloro sul capo dell’amico.

Con vivida voce il grande poeta pronunciò un’orazione di ringraziamento, il cui testo è fortunatamente conservato in un manoscritto con il titolo “Collatio laureationis”. Ma in nessun documento troveremo mai memoria dei loro sguardi e dei loro più intimi pensieri, quando furono di nuovo faccia a faccia: il condottiero di fronte al poeta, lo scaltro uomo politico davanti all’irrequieto intellettuale, il fine calcolatore accanto al sentimentale cantore dell’amore segreto.

Micaela Merlino

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