Viterbo RICORDI
Lutor (Luigi Torquati)

M’aricordo le feste de li tempi passati Natale, Capodanno, Befana! Che periodo magico!

Tre feste meravigliose a distanza di pochi giorni, tre feste di cui la prima, è la più importante sia per chi crede, che per chi non crede, considerato che ricorda, anche se non esattamente, la nascita di un uomo che ha insegnato al mondo intero valori come l’amore, la giustizia, il perdono.

Lui ci ha messo tanta buona volontà e si è fatto anche crocifiggere per far capire a noi uomini come ci dovremmo comportare, ma noi lo abbiamo dimenticato.

Tre feste che per tutti, cristiani o no, hanno comunque il significato di amicizia, fratellanza, e durante le quali si scambiano auguri, regali, abbracci. Si riuniscono famiglie, ci si diverte anche se in modo diverso da tanti anni fa.

Ricordo con piacere e anche con tanta nostalgia come passavo le feste natalizie, molti anzi moltissimi anni fa: la mia famiglia insieme a quella del fratello e della sorella di mia madre, ci si riuniva tutti quanti insieme presso una amica comune non sposata che viveva con il fratello, anch’esso scapolo, miscredente, giocatore abituale al caffè Schenardi, sarto di ottima qualità, che abitavano in via Macel Gattesco.

Chi preparava la pasta al forno, chi faceva i carciofi fritti con qualche zucchina, chi cuoceva l’agnello (non esistevano ancora i vegani); per i dolci, specialmente il pangiallo, era delegata mia madre. Tutta roba da leccarsi le dita e i baffi, ma ancora non li portavo. Per Capodanno immancabili le lenticchie con il cotechino e, dato il costo di quest’ultimo, si aggiungevano alcune salsicce.

Per la Befana ci si accontentava di un piatto di fettuccine fatte da mia madre sulla “spianatora” e di qualche salsiccia al sugo per secondo con contorno di patate in padella. E poi dolci fatti sempre in casa e tirati fuori da calze e calzini ben lavati; le mancette per i più piccoli non mancavano anche se non erano certo favolose.

Dopo le mangiate, immancabili i giochi: la tombola per prima e poi sette e mezzo normale e alla veneziana, mercante in fiera, ramino e per qualcuno di noi, un po’ più grandicello e smaliziato, c’era anche un pokerino con poste generalmente simboliche o quasi.

In conclusione tra il mangiare e il giocare non c’era tempo di pensare ad altro, eccetto a Natale quando immancabilmente tutta la truppa, tranne il miscredente, alle 23,30 si trasferiva nella chiesa di Sant’Angelo per la Messa di mezzanotte. Per Capodanno e la Befana ognuno per conto proprio alla Messa che preferiva e poi raduno per la “magnata” e i giochi.

Oggi non esiste più, o perlomeno è molto scarso, questo tipo di aggregazione; nei tempi moderni per gli auguri c’è il telefono o meglio il cellulare con WhatsApp, gli SMS e tutto finisce lì; se ci si raduna per mangiare tutti quanti insieme, si va al ristorante più pratico e con la possibilità di non sporcare casa. La tombola è quasi una sconosciuta, così il sette e mezzo e tutti i giochi di una volta; semmai c’è il Burraco che impegna un po’ e, per sincerità, è uno dei giochi che a me piace molto, ma che lascerei per dopo la Befana se potessi ritornare per qualche sera alla non dimenticata tombola.

Sono vecchio, lo so! E la nostalgia dei bei tempi è ancora più forte così come nonostante li stia raccontando dopo aver cenato, mi è rivenuta una fame da lupi solo a scrivere quello che “se magnava ‘na vorta”.

 

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