Papa Urbano VIII
(Vedi anche http://www.madonnadellaquercia.it) 

Viterbo CRONACA STORICA da "PIZZERIA IL MONASTERO VITERBO"
Nicolò Maria Torelli
 

Pontefici Romani divoti della Madonna della Quercia, vengono a visitarla, ricevono grazie, e concedono privilegi
(Leggi l'inizio delle visite, le trovi qui sotto, appresso alla pubblicità del Monastero)

Seguono altri Pontefici divoti

 [...] Urbano VIII , fu divotissimo di questa sagra Imagine e ne ottenne molte grazie; ed in particolare fu risanato da una grave infermità per l'Orazioni fattesi in questa Chiesa: e per rendere le dovute grazie venne personalmente il Nipote di Sua Santità [Don Taddeo Barberini] con D. Anna Colonna sua Consorte, e D. Costanza Magalotti sua Madre, portandovi due gran Ceri, e cinque Medaglioni d'oro con l'arme, ed effigie del Papa.

Ebbe anche la grazia di vedere il suo Stato preservato dalla peste; poichè questa avendo fatto gran strage in Lombardia nell'anno 1630 ed inoltratasi in Toscana l'anno seguente 1631 si stava in Roma con grandissimo timore.

Ma avendo il Pontefice fatto ricorso a questa universal Protettrice, e concesso perciò amplissimo Giubileo in questa sua Chiesa per li mesi di Settembre, Ottobre, e Novembre, e prolungatolo per altri tre mesi seguenti, svanì il contagio, e cessò ogni timore

Diede ancor sentenza di scomunica contro tutti quelli, che usurpano, ò ritengono beni di questa Chiesa, e Convento, come per suo Breve del primo di Maggio dell'anno 1640.

[... continua nel prossimo articolo alla metà del mese di ottobre]

Frate Nicolò Maria Torelli: Miracoli della Madonna della Quercia di Viterbo, in Viterbo 1793, pag. 32-33

VITERBO

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Pontefici Romani divoti della Madonna della Quercia,
vengono a visitarla, ricevono grazie, e concedono privilegi

Sisto IV che succedè al mentovato Paolo II essendo la peste in Roma l'anno 1476 venne a visitare questa miracolosa Imagine della Quercia, dalla quale ottenne la grazia, cessando ben presto l'influenza senza dilatarsi altrove. 

L'anno 1481 intimorita la Cristianità per i progressi de' Turchi, che dopo aver occupato l'Imperio di Costantinopoli, minacciavano invasione anco all'Italia;  non mancò il zelante Pastore di raccomandare Dio, ed alla SSma Vergine la sua gregge, anche con pubbliche Orazioni; i quali esaudite per la morte di Maometto Ottavo gran Turco accaduta nel mese di Maggio, venne per la seconda volta nel Mese di Settembre dello stess'anno a questo Santuario, e vi celebrò la Messa in rendimento di grazie.

 In quest'occasione con amplissima Bolla spedita in Viterbo il 13 Ottobre concesse Indulgenza plenaria perpetua, a chi confessato, e communicato visiterà questa Chiesa la Domenica dentro l'Ottavo della Nascita della Madonna; con facoltà al Priore del Convento di chiamare anche altri Sacerdoti Secolari e Regolari a confessare li forastieri della Diocesi di Viterbo, e a tutti di assolvere li penitenti dalli casi riservati tre giorni avanti, e tre giorni dopo detta Domenica.

 Il medesimo papa per altro suo Breve dell'anno 1479 fulminò scomunica contro tutti quelli, che ritengono, o riterranno per l'avvenire beni di qualsivoglia sorta spettanti alla Chiesa, e Convento della Quercia, e contro quelli ancora, che non rivelano gl'Usurpatori, come pure contro quelli, che senza la dovuta licenza, e falsamente cercaranno elemosine a nome di essa Chiesa, e Madonna.

Innocenzo VIII, avendo ricuperato la sanità di gravissima malattia per intercessione della SSma Vergine, tra le Sagre Imagini di quella da esso riconosciute con offerte, e decorate con privilegii, una fu questa della Quercia, mandandole un prezioso parato per l'Altare, e per Breve delli 3 di Settembre dell'anno 1487, dichiarando, che in questa Chiesa in qualsivoglia tempo, fuor del giorno di Pasqua, possa amministrarsi il Sagramento dell'Eucarestia a qualsivoglia persona.

Allessandro VI ritrovandosi in Angustie, e tribolazioni per l'Esercito di Carlo VIII, Re di Francia dentro Roma, fece ricorso alla gran Regina del Cielo; e nel ritorno a Roma dalla Città d'Orvieto, ove s'era ritirato, venne a visitare, e ringraziare questa Miracolosa Immagine nel mese di Giugno del 1495, essendo partito il detto Re dello Stato.

Giulio II fù divotissimo di questo Santuario.

Confermò l'indulgenza, e grazie concesse da Sisto IV con dichiarazione, che vagliano anche nell'anno Santo, come per Breve delli 12 di Settembre 1505.

Volle che vi si celebrino le Fiere libere.

Scommunicò chi usurpa, e ritiene li beni, e oblazioni di esso. E rimediò a vari inconvenienti intorno all'amministrazione dell'elemosine, ed entrate, pretesa da persone laiche, come per suoi Brevi del 1507 e 1508.

L'anno poi 1509 nel mese di Settembre venne personalmente a visitare la Madonna con molta divozione, e gran consolazione del suo spirito. 

Lasciò molt'elemosine, ed apparati: ed ad istanza del Priore, che era il Ven. Padre Pacifico Burlamacchi da Lucca. Uomo di santa vita, concesse vivae vocis oraculo, che li Frati potessero confessare in questa Chiesa, tutte le persone di qualsivoglia Luogo, e assolverli dalli casi delli loro Diocesani.

Leone X fu parzialissimo di questa Miracolosa Imagine. L'anno 1517, con gran comitiva di Cardinali, Prencipi, e prelati venne a visitarla; e vi solennizzò la festa de' Santi Martiri Cosmo, e Damiano.

Tutelari della sua Casa Medici il dì 27 di Settembre, con tanta sua sodisfazione, che l'anno seguente vi ritornò a celebrarvi la stessa Festa con la medesima pompa; ordinando al P. Priore, che era Fra Gio:[vanni] Battista Strozzi da Fiorenza, che durante il suo Pontificato, si celebrasse in questa Chiesa la Festa di detti Santi con rito solenne: e anche donò trecento Scudi per fare la fontana in Piazza.

Concesse, che li Religiosi di questo Convento liberamente in qualsivoglia luogo, senza essere impediti da alcuno, possano questuare, e cercar limosine.

Confermò la concessione di Giulio Secondo, che li Religiosi Confessori possono assolvere li penitenti di qualsivoglia Luogo da tutti li casi, e censure non riservati alla Sede Apostolica.

Volle, che la Fiera si faccia solamente in questo Campo Graziano, e suo distretto; e che durante la medesima da farsi due volte l'anno, nelli Mesi di Maggio, e Settembre, tutto ciò che sarà portato, in detti luoghi, sia libero, ed esente da ogni gabella.

Ed in ultimo comanda al Vice Legato di Viterbo, che faccia godere alli Religiosi di questo Convento li loro privilegi; e castighi chi li molesta, come tutto apparisce in più suoi Brevi, spediti pure negl'anni 1516, e 1520.

Clemente VII nello spazio di quattro mesi dell'anno 1528, che dimorò in Viterbo, dopo la liberazione di Roma, e Stato Ecclesiastico dell'Esercito di Borbone, venne più volte a visitare questa SSma Vergine, per ringraziarla de' beneficii ricevuti, e per implorare il di lei patrocinio nelle tante calamità di quel tempo.

Per suo Breve spedito l'anno 1525, aveva proveduto alla pace e quiete di questo Convento, togliendo gl'inconvenienti, che nascevano dall'amministrazione fatta da Laici.

E per altro Breve delli 15 Marzo dell'anno 1533 scommunica tutti quelli, che ritengono beni di qualsivogliasorte, in qualunque Modo spettanti al Convento, e Chiesa della Quercia, e quelli ancora, che ardiranno nascondere, rimovere, o trasportare li termini e guastare i limiti, o confini delle sue possessioni.

Paolo III Farnese non inferiore ad alcuno de' suoi Predecessori nella divozione verso questa Santa Imagine, quasi ogn'anno del suo lungo Ponteficato venne con gran consolazione del suo spirito a riverirla, e più volte celebrò la Messa al suo Altare.

In tutti li bisogni della Chiesa, e suoi particolari ricorreva ad essa, come sua singolar Protettrice, e ne ricevè molte grazie; trà le quale fu riconosciuta la pace conchiusa fra li Principi Cristiani:

Erano di grave scandalo le continuate guerre e discordie dell'Imperatore Carlo V e Francesco Primo Rè di Francia.

S'affatigò più volte, usò più mezzi il zelante Pastore per pacificarli, ma sempre in vano.

L'anno 1544 si risolvè, ben in età decrepita, portarsi personalmente a Nizza di Provenza per abboccarsi con detti Sovrani, che di concerto dovevano intervenirvi.

In tale occasione fece ricorso speciale, e voto a questa sua Avvocata, pregandola ad assisterle, e darli virtù di riuscire con frutto in sì grand'affare: e ordinò a Questi Religiosi, che facessero special Orazione avanti la sua Santa Imagine.

Con la protezzione dunque, e fidanza di questa gran Regina arrivato felicemente il Papa al detto Luogo, ove senz'altre difficoltà ritrovaronsi li detti Monarchi, si stabilì la tanto desiderata pace, con giubilo universale di tutto il Cristianesimo, ed in particolare di esso Pontefice, che non si saziava di ringraziare l'Imperatrice del Cielo, alla quale solo attribuiva sì grand'opera.

Che però prima di tornare in Roma, venne a sodisfare il voto; e celebrò la Messa con tener Cappella all'Altare della Madonna in rendimento di grazie anche per l'assistenza sperimentata in sì lungo, e disastroso viaggio, senza minimo pregiudizio della propria salute in un'età quasi d'ottant'anni, lasciando per detto giorno, che du il quarto d'Ottobre dell'anno sudetto 1544.

Indulgenza plenaria perpetua.

Fece il divoto Pontefice [Paolo III] molt'elemosine, ed ornamenti a questa Chiesa, tra' quali è cosa maravigliosa il soffitto fatto a spese sue indorare.

Ordinò s'aprisse la dritta, e spaziosa strada, che da Viterbo conduce a questo Sagro Tempio, con una fonte nel mezzo, ed impose rigorosa penna a chi danneggiasse gl'alberi piantati alle sponde di essa.

Istituì un nuovo Ordine di Cavalieri sotto la protezione della Madonna della Quercia con collana, e medaglia d'oro., in cui Sto arrivando! una parte era l'effigie di quella. e dall'altra il giglio, stemma di Sua Santità, detti perciò Cavalieri del Giglio.

Ampliò li privilegi della Fiera; e dichiarò, che il fabricar le Botteghe, con le pigioni, ed ogn'altro emolumento proveniente dal Campo di essa Fiera, appartenga per sempre alla detta Chiesa, e Convento.

Volle, che alcuni Poderi siano riguardati come bandite privilegiate,

E molti altri benefizii fece a questo Santo Luogo per l'affetto, e divozione, che gli portava, come dimostra anche in un suo Breve, spedito in Roma li  10 Giugno 1540 con queste parole volgarizzate: Noi dunque desiderando, che la Chiesa, e Convento di Maria SSma della Quercia, alli quali anche prima fosimo assunti al Pontificato, portavamo, siccome portiamo, un singolare affetto di divozione, sieno da noi decorati, di speciali prerogative etc. in attestazione di ciò,ordinò, che la sua Statua stasse per sempre avanti la sant'Imagine, come anchoggi si vede.

Giulio III, nell'anno primo del suo Pontificato che fu il 1550, di Giubileo universale, concesse a chi visitava questa Chiesa li 14 di Settembre del medesimo Anno Santo, tutte quelle Indulgenze, e grazie spirituali che godevano quelli, che personalmente visitavano le quattro Basiliche di Roma; e ciò per la parzialissima divozione, che sin quando era Cardinale ebbe a questo Santuario.

L'anno poi 1553  vedendo afflitta la Cristianità per la guerra tra' suoi Prencipi, e particolarmente nell'Italia, e Toscana, che brugiavano trà le discordie, e straggi continue senz'apparenza di rimedio, si portò in Viterbo con tutta la Corte per implorare l'ajuto da questa gloriosa Vergine col visitarla in persona, come fece spessissime volte in più mesi, che dimorò in essa Città: ed un giorno di Domenica vi tenne Cappella, celebrando solennemente la Messa, con lasciar poi li paramenti; de' quali fin'ad oggi si vede un paliotto di tela d'oro per l'Altare con la sua Arme.

Pio IV sebene assunto al Ponteficato  non v'è memoria, che venisse in questa chiesa: ne fu però molto divoto, e li concesse molte grazie, e privilegi.

Venne tra l'altre volte l'anno 1560 a visitare la SSma Vergine il glorioso S. Carlo Borromeo Cardinal Nipote, conducendo seco il P. S. Filippo Neri, col trattenersi alcuni giorni con molta sodisfazione del suo spirito.

Ritornato in Roma, procurò la spedizione di alcuni Brevi, ne' quali il Papa li 22 Marzo e primo Ottobre del medesimo anno, approvò, confermò, ed ampliò tutti li privilegi, e grazie concesse, dalli suoi Predecessori.

Volle che l'Ospizio fabricato per commodo delli Pellegrini, e Forastieri, fosse libero, ed immune.

Anche tolse tutte l'inquietudini, e molestie, che alcune persone, e Communità causavano per occasione, del pascolo d'alcuni Poderi, ed estinse sopra ciò tutte le differenze, pretensioni, e liti, dichiarando, che la Chiesa, e Convento sudetti ne siano pienamente padroni; e proibì a tutti di non più, sotto qualsivoglia pretesto, ragione, o privilegio in contrario, molestarli, perturbarli, e inquietarli.  

Seguono altri Pontefici divoti

Il Glorioso S. Pio V conoscendo quanto Dio, e la sua gran Madre Maria si compiacessero in questa Immagine, ne fu sempre divotissimo, ed essendo Cardinale visitolla più volte con lasciarvi anche dell'indulgenze.

Creato poi Papa, in tutti li bisogni di S. Chiesa ricorreva al di lei patrocinio, ordinando spesso alli Religiosi orazioni particolari avanti la medesima.

Tra le molte grazie, che ne ottenne, memorabile è la vittoria navale contro li Turchi.

Insuperbiti questi per li molti Regni, e Provincie usurpati alli Cristiani, minacciavano invasioni, ed esterminio anche all'Italia, e a tutt'Europa, per non esservi potenza, che li potesse resistere.

Al che riflettendo il non men Santo, e zelante Pontefice, che prudente, e sagace Pastore, procurò con tutto lo studio di unire insieme le forze de' Principi Cristiani, per porre qualche argine a si impetuoso torrente; e con l'ajuto di Dio, e della SS.ma Vergine stabilì la lega tra la Sede Apostolica, Rè di Spagna, e Republica di Venezia; quali con sussidi anche d'altri Principi raccolsero e posero in Mare un'armata di 295 Vascelli, e Galere ben proviste di gente, ed armi per combattere, con altra più formidabile delli Turchi.

Per tanto urgente bisogno oltre alle molte Processioni, ed Orazioni communi, che ordinò e fece il Santo Pontefice, ricorre con modo particolare alla Regina del Cielo, ed in specie a questa sua miracolosa Immagine, intimando anche alli Religiosi di questo Convento, che avanti al di lei Altare facessero preghiere, e divozioni per il buon esito dell'armi cristiane come con fervore fu eseguito; e si ottenne in grazia il dì 7 d'Ottobre del 1571, che era la Domenica prima di detto mese, dedicata alle glorie di nostra Signora sotto l'invocazione del Santissimo Rosario; la di cui Compagnia è anche in questa Chiesa al detto Altare; e dove in detto giorno, come per tutto il Mondo, si facevano publiche Processioni; poiche partita dalla Sicilia tutta la nostr'Amata, e arrivata in detto giorno a vista della nemica nel golfo di Lepanto, il Generale della Sagra Lega D. Gio: d'Austria schierate in modo, e ordine di battaglia le sue Navi, animati li Soldati già prima confessati, e comunicati secondo l'istruzioni dell'istesso Pontefice, publicata l'Indulgenza Plenaria, e recitato per tutta l'Armata ad alta voce il Rosario, fece inalberare lo Stendardo benedetto dal papa con l'effige del Crocifisso nella Reale, e in tutti gl'altri legni li Stendardi con l'Imagine della Madonna.

Data poi dalli Cappellani a tutti gl'Offiziali, e Soldati l'assoluzione generale, e benedizione Appostolica, con l'invocazione delli nomi SSmi di Gesù, e di Maria s'attaccò la battaglia.

E benche al principio apparisse favorevle alli Turchi, voltatosi miracolosamente il vento col fumo delle bombarde in faccia de' medesimi, si posero questi in tanta confusione, che li nostri animati maggiormente dalla riconosciuta assistenza del Clero, in sole quattr'ore di combattimento, dispersero tutta quella grand'armata con la morte di trentamila Turchi, con i loro Generali, e Bassà, circa a diecimila prigioni, quindicimila Schiavi Cristiani liberati, centonovanta Galere prese, ottanta e più abbruggiate, e affondate.

Si trovò in questo combattimento Tommaso Roberti da Ronciglione, che come Caporale portandosi ove più richiedeva il bisogno, restò sì malamente ferito, che caduto in terra come morto, fu ammucchiato con gl'altri; ma sentendo gridare Vittoria, Vittoria con quel poco spirito, che gli restava, si raccomandò alla Madonna della Quercia, acciò lo liberasse, per esser anch'egli a parte della commune allegrezza, ed immantinente parveli sentirsi da una persona ungere tutte le ferite, e ritornare le forze, in modo che pote levarsi e uscire dalla massa de' Cadaveri: ed in breve ricuperò l'intera salute. 
Venne poi a ringraziare la sua Liberatrice, lasciandovi la sua Statua.

Anche Ambrogio Cavatelli da Milano, Soldato in detta Armata, ricevute dalli Turchi quattro ferite mortali, due nel petto, una nel fianco destro, e l'altra nell'occhio per esservi entrata una frezza, e sentendosi mancar le forze, chiese ajuto a questa meravigliosa Vergine della Quercia, ove era stato ascritto nella Compagnia del Rosario, con promessa di recitare ogni giorno detta divozione, venir a visitarla: e fu esaudito: poiche senza giacere in letto risanò perfettamente anche senza minimo impedimento nell'occhio con maraviglia di tutti.

Portò anch'esso la sua Statua nel venire a rendere le dovute grazie.

Comparvero nel medesimo tempo molti altri dalla detta battaglia con ferri da S[c]hiavi, figure di Galere, ed altri voti in segno della grazia ricevuta, che per brevità si tralasciano.

Si vede anche la stessa battaglia espressa in un gran Quadro con l'effigie di questa gloriosa Vergine, e arma di S. Pio nella Chiesa; e nel Chiostro con il Santo avanti al Crocifisso, e con la Madonna, che li rivela la vittoria.

Mostrò anche il Santo Pontefice la particolar divozione a questo Luogo nel concedergli molte grazie e privilegj.

Tra questi l'anno 1568 per Beve dato in Roma li 23 Gennaro concesse a' Religiosi la libera amministrazione de le limosine, ed altri beni con la suppressione de' Santesi.

E per altro breve delli 11 Ottobre 1571, quattro giorni dopo l'accennata vittoria, impose rigorosa pena  di scommunica contro gl'Usurpatori, Ritentoni, e Occultatori de' beni spettanti, e in qualsivoglia modo provenienti à questa Chiesa, e Convento: imponendo anche silenzio alle liti, e molestie, che indebitamente li erano suscitate, e fomentati. 

Gregorio XIII non fu inferiore ad alcun de suoi Predecessori nell'affetto, nell'affetto, e divozione verso la Madonna della Quercia.

Essendo in minoribus più volte la visitò e dalla sua protezione confessava aver ricevuto molte grazie, anche l'esaltazione alle dignità, ed alla dignità, ed alla suprema del Ponteficato.

L'anno 1577 stando con gran timore della peste, che già infettava in più parti l'Italia, ordinò al P. Zenobio Bonacorsi Priore di questa Casa, che con i suoi Frati facesse Orazioni particolari alla SS.Ma Vergine; e se ne ottenne la grazia, mentre Roma, e queste vicinanze furono esenti da sì grave flagello.

Poco dopo l'istesso Papa infermatosi con gran pericolo della vita, e ricorrendo alla sua Protettrice secondo il suo solito, ottenne subito la sanità con stupore de' Medici.

Onde per ringraziarla di questo, ed altri favori, venne personalmente a questo Sagro Tempio il dì 15 di Settembre dell'anno 1578 celebrandovi con molta divozione la S. Messa; e dopo il Vespero dello stesso giorno vi ritornò, ed entrato solo col P. Priore nella Cappellina vi fece lunga Orazione.

Il giorno susseguente un'ora avanti giorno prima d'andare a Capo di Monte, e alla Sforzesca, vi venne di nuovo, e volle sentire la Messa d'un Religioso del Convento; e ritornando da detti luoghi il dì 21 dello stesso mese volle di nuovo visitare questa S. Imagine prima d'entrare in Viterbo; e il giorno seguente fece il medesimo, sentendovi la Messa parimente d'un Religioso prima di prendere il viaggio per Caprarola, e Roma.

In questa occasione lasciò un'intiero paramento di broccato bianco per l'Altar Maggiore della Madonna, e per tutti i ministri, del valore di Scudi 500, e ordinò si facesse la sua Statua, che lo rappresentava al vivo inginocchiato avanti la Santissima Vergine.

Avendo poi ricevuto altre grazie, fece fare un'altro paramento simile al broccatone rosso della valuta di mille Scudi, con intenzione di portarlo in persona; ma ritardato sempre dalle gravi occupazioni, e disperando dopo tre anni, che l'aveva tenuto, di potervi più venire per la grave età d'82 anni, lo mandò per un suo Cameriero segreto.

Questo Pontefice con Breve il primo di Dicembre dell'anno 1576 fece privilegiato l'Altare della Santiss. Vergine, volendo che qualunque volta da qualsisia Sacerdote vi sarà celebrata la Messa per la liberazione d'un'Anima del Purgatorio, quest'Anima conseguisca tutte l'indulgenze, rimissioni de' peccati, e liberazione da quelle pene, che conseguirebbe, se detta Messa fosse celebrata all'Altare di S. Gregorio di Roma, non ostante & c.

L'anno 1577 concesse Indulgenza plenaria a chi visiterà questa Chiesa il dì 8 Aprile in cui si celebra la dedicazione di essa, come per Breve delli 4 Aprile.

L'anno poi 1578 venuto quà, come si disse, lasciò parimente Indulgenza plenaria perpetua à chi confessato, e communicato visiterà questa Chiesa in uno delli otto giorno, dalla Domenica dopo la Natività della Madonna, sino a tutta la Domenica seguente; e alli 8 di Settembre dell'anno 1529, ne spedì il Breve, nel quale esprime la sua divozione con queste parole: In questa Chiesa l'anno passato per l'affetto singolare di divozione, che li portiamo, celebrassimo la Messa & c. 

Di più per diec'anni concesse Indulgenza plenaria a chi avesse visitato questa Chiesa dalli Vesperi del secondo giorno di Pasqua, per tuttoil terzo giorno seguente, come per Breve delli 2 Aprile dell'anno 1585.

Concesse anche molti privilegi per il temporale di questa Casa; e primieramente dichiarò che chi mutasse, ò trasportasse li termini, e limiti delle sue posessioni, e usurpasse, o in qualunque modo ritenesse beni della medesima, sia soggetto alla scommunica, come per suoi Brevi spediti in Roma 4 Ottobre 1575 e 15 Settembre 1576.

L'anno poi 1579, con un'amplissima bolla spedita li 9 di Settembre confermò, ed ampliò tutte le grazie, privilegii, ed esenzioni conceduti a questa Chiesa, e Convento dalli suoi Predecessori. 

Questo santo e dotto Pontefice informato a pieno delli privilegii, e ragioni di questa Chiesa, e Convento già difesi e sostenuti in più occasioni dagl'Avvocati Silvestro Aldobrandini suo padrem e Giovanni poi Cardinale fratello, nel principio del suo Pontificato spedì un'amplissima Bolla alli 3 di Giugno dell'anno 1593 con la quale à perpetua memoria, di moto proprio, e certa scenza conferma, dichiara, e amplia tutti li privilegii, indulgenze, concessione, facoltà, esenzioni, libertà, prerogative, grazie, e indulgenze concesse dalli suoi Predecessori: e quanto alla Fiera di Settembre vuole che si cominci alla 12 di detto mese, e finisca alli 4 d'Ottobre inclusive.

Siccome conferma la determinazione di Gregorio XIII, che la Fiera di Maggio debba principiarsi quattro giorni, cioè il Mercoledì avanti la Domenica della Pentecoste, e durare per dodici giorni dopo, non compresi li giorni festivi della Pentecoste medesima, delle due Domeniche seguenti, del Corpus Domini, ed altre Feste, che possono occorrere; di modo che ordinariamente dura sino all'Ottava del Corpus Domini; e se occorresse in detto tempo la Festa di S. Gio: Battista, e de' SS. Apostoli Pietro e Paolo, deve durare per tutta detta Ottava, e anche per tutto il venerdì seguente.

E di tutto il contenuto in detta sua Bolla, e de suoi Predecessori istruì Esecutori perpetui li vescovi di Montefiascone, di Bagnorea, e l'Auditore della R.C.A.

Paolo V ebbe una gran venerazione a questo Santuario e l'anno 1606 confermò tutti, e singoli privilegi, immunità, esenzioni, libertà, prerogative, favori, facoltà, dichiarazioni, dispense, concessioni, grazie e indulti spirituali e temporali concessi da qualunque Romano Pontefice, come per Breve, con il Sommario annesso, dato in Roma li 25 Ottobre.

L'anno poi 1607 concede indulgenza plenaria perpetua per tutti li giorni delli due Fiere di Maggio, e Settembre a chi confessato, e comunicato visiterà questa Chiesa: ed anche per ciascun giorno di tutto l'anno la medesima indulgenza plenaria a quelli, che sono scritti nella Compagnia del Rosario, che confessati, e communicati visiteranno l'Altare della gloriosa Imagine, come per Breve spedito li 31 del mese di Gennaro dell'anno sudetto.

Vuole ancora, che incorra nella scommunica riservata al Papa qualunque persona, che ardirà usurpare, occultare e in prestare libri della Libreria di questo Convento, o da quella sotto qualsivoglia pretesto rimoverà, o porterà fuori della medesima detti libri, come pel Breve delli 23 Marzo 1609. [...]  

 

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