Tiratura del Solco Dritto

Vincenzo Ceniti
Console Touring

IL SOLCO DELL’ASSUNTA

Valentano s’appresta a rinnovare  per Ferragosto la festa di ringraziamento per i doni della terra con il rituale del “solco dritto”. 

Le celebrazioni vengono da lontano, quando i contadini del posto offrivano alle divinità agresti doni e sacrifici. Oggi le attenzioni sono tutte per l’Assunta la cui statua lignea policroma, scolpita forse nel tronco di un albero di ciliegio alla fine del Cinquecento, è custodita e venerata nella Collegiata di San Giovanni evangelista. 

Alla vigilia della festa, di buon ora, si rinnova  la tiratura del “solco”  (oggi col trattore, ieri con un  “parecchio” di buoi) dalle cosiddette “Coste” verso il piano  di Valentano, percorso dal fiume Olpeta,  seguendo le biffe di orientamento. Con le tecnologie di oggi l’aratro viene guidato a distanza con un semplice cellulare.

Se il solco (circa 5 km) risulta tracciato in maniera corretta e cioè”dritto” , vengono garantiti al grido di “Evviva Maria” giorni lieti e raccolti abbondanti.  All’imbrunire tutti in processione per le vie del paese con l’immagine dell’Assunta preceduta dal clero e seguita dai fedeli e dai deputati della festa.

In precedenza, nel pomeriggio, si rinnova il rito dei doni. Dalla casa del Signore della festa s’avvia  un corteo al ritmo di un tamburino, fino alla Collegiata con giovani che tengono in mano ceri pavesati da biscotti (una sorta di ciambella all’anice con tanto di buco) e grappoli d’uva. La mattina successiva (15 agosto) è dedicata alla messa solenne nella Collegiata. che si conclude con una merenda nella piazzetta antistante  offerta dal Signore della festa: biscotto  e vino, secondo la tradizione dei bifolchi. 

Il “solco” viene illuminato con fiaccole (e lo resta per alcune notti) offrendo dal belvedere di Valentano uno spettacolo da non perdere. La celebrazione ha favorito  nel tempo vivaci gare di poesie a braccio su temi mariani. Ricordiamo le rime dell’’Assunta” di Rosario Scipio (1952) e  quelle della “Assunzione” di Sante Garosi (1995). Va anche detto che Marco d’Aureli e Marco Marcotulli hanno realizzato un documentario dal titolo “Tira dritto e fa’ bon solco” con testi e immagini di raro interesse etnografico che va visto almeno una volta.

A Valentano non solo Assunta. Va omaggiato anche il “cece del solco dritto” la cui coltivazione risalirebbe al tempo degli etruschi grazie al terreno collinare di origine vulcanica. Il prodotto si raccoglie proprio in questi giorni. Fa parte del menu natalizio (ma non solo) nella minestra sia col pane che con la pasta. Ottima anche con le castagne. 

Ecco una delle tante ricette (4 persone). Lavate un paio d’etti di ceci e metteteli a bagno per  48 ore . In una pentola (meglio se di coccio) versate olio extravergine di oliva e aggiungete 3/4 spicchi d’aglio e un po’ di rosmarino spezzettato. Fate rosolare leggermente e versate i ceci opportunamente scolati. Fate insaporire ed aggiungete poco a poco acqua bollente fino a coprirli bene. Fate  bollire lentamente, eventualmente aggiungendo acqua. Quando i ceci saranno cotti, schiacciateli in parte con una forchetta o un frullatore a immersione lasciandone qualcuno intero. Versate in scodelle o concoline con un po’ di acqua di cottura su un letto di bruschetta velata d’aglio.

Il patrono di Valentano è San Giovanni evangelista che secondo la leggenda fu martirizzato in una caldaia di olio bollente da cui uscì illeso. E’ patrono degli scultori, dei pittori, degli scrittori, dei notai, degli stampatori e dei vignaioli. Viene invocato in caso di scottature, contro l’avvelenamento, la grandine, per il buon raccolto e la fertilità dei campi.

A Valentano, nella Collegiata a lui dedicata  si conserva per tradizione una sua reliquia in un busto d’argento. Viene festeggiato il 27 dicembre con la Messa e la processione. Fino agli inizi del secolo scorso c’era l’usanza che tutti i preti del paese si trovassero la sera della vigilia della sua festa in sacrestia insieme ai campanari per una cena frugale a base di cavatelli (pasta  acqua e farina). Si festeggiava san Giovanni anche nell’intimità delle famiglie. Detto popolare “Pe’ San Giovanne/tutte le fie  a casa da le su’ mamme” (Per san Giovanni tutti i figli devono stare a casa dalle loro mamme).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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