Viterbo IL RACCONTO
Agostino G. Pasquali

IL RACCONTO: Osvaldo, uno come tanti. Primo racconto - Secondo racconto -Terzo racconto - Quarto racconto - Quinto racconto - Sesto racconto e fine della Prima parte - Settimo racconto, primo della Seconda parte - Ottavo raccontoNono racconto - Decimo racconto - Undicesimo racconto

Osvaldo uno come tanti

12. Grandi progetti al Quercione

Il 30 aprile, al risveglio, Osvaldo trovò sul telefonino un sms che diceva laconicamente:

     “PREGO VIENI DOMANI ORE 18 COMUNICAZIONI IMPORTANTI URGENTI. INVIA CONFERMA PER LETTURA E VENUTA. GAVINO”

     Quel messaggino era arrivato il giorno prima ma lui non se ne era accorto. Si accinse a digitare la risposta sul suo smartphone di vecchia generazione, quasi preistorico, che non aveva la tastiera qwerty e richiedeva laboriose operazioni di composizione. Stava per terminare dopo aver scritto, sbagliato, annullato e riscritto il breve testo due volte, quando il telefonino cominciò a suonare la solita carica militare: “Perè-perè-perèperèpperè”. Era talmente preso dalla laboriosa operazione di digitazione che sobbalzò e l’apparecchio quasi gli cadde di mano. Dette il consenso alla ricezione e sentì la voce di Gavino:

     “Buongiorno, Osvaldo. Ti ho mandato ieri un essemmesse. L’hai ricevuto?”

     “Beh, sì! Buongiorno anche a te. Però l’ho visto solo ora e ti stavo rispondendo. Mi hai preso proprio mentre stavo per inviare…”

     “Va bene, non importa. Ma dammi subito a voce la conferma.”

     “D’accordo… sì, posso venire… ma che succede? Qualche guaio?”

     “No. Tutt’altro. Ti dico solo che ho organizzato una riunione dei proprietari confinanti con noi del Quercione perché ho un progetto che vi coinvolge tutti. Non posso spiegarti adesso perché devo telefonare pure ad altri che non hanno risposto. Sarà una sorpresa, una buona sorpresa… spero.”

     “Deve venire anche Sandro?”

     “No, perché non è più proprietario. Ma potrà comunque essere interessato in seguito, se il mio progetto va in porto. Ciao, a stasera.”

                                                                 *     *     *

     Alle ore 18.00 nell’abitazione di Gavino c’erano dodici persone sedute attorno al grande tavolo del soggiorno. Ognuno aveva occupato un posto preciso trovando un fascicolo con il suo nome ben evidente e l’intestazione:

Ipotesi di progetto di formazione
della Cooperativa Agricola
denominata… (da denominare).

     I presenti, otto proprietari confinanti e quattro membri della tribù del Quercione, esaminavano ognuno il suo fascicolo e leggiucchiavano qua e là, più curiosi che interessati. Alcuni si scambiavano le prime impressioni, fra il sorpreso e l’incredulo, manifestando una certa diffidenza sull’iniziativa di ‘questo signore ex cittadino’ che aveva rivoluzionato il Quercione e intendeva forse rivoluzionare (chissà perché? chissà cosa c’era sotto?) un sistema di organizzazione economica rimasto uguale negli anni, se non addirittura nei secoli.

     Gli agricoltori sono tendenzialmente conservatori perché sono abituati al ripetersi costante dei cicli annuali e degli eventi meteorologici (sole, pioggia, neve, vento, caldo, freddo), sanno pure che ogni imprevisto è probabilmente una tempesta o una siccità o un’invasione di parassiti, tutti eventi dannosi. Perciò sono sempre diffidenti.

     Gavino entrò quando fu certo che gli invitati erano tutti presenti. La sua esperienza di riunioni ufficiali in banca gli aveva insegnato che il capo deve presentarsi solo quando ci sono tutti i convocati, deve dar loro il tempo di prendere confidenza con l’ambiente e di farsi un’idea dell’argomento (per questo ci sono i fascicoli che devono essere personalizzati con nome cognome del partecipante, così da farlo sentire importante).

     Gavino era accompagnato da Teresa che venne presentata come facente funzione di segretaria.

     Però, al di là di qualche perplessità, questa organizzazione, così formale, così curata, incuteva un po’ di soggezione, il che era nell’intenzione di Gavino, ma dava anche ai partecipanti la sensazione di assistere ad un evento importante e di esserne protagonisti.

     Non intendo riferire in dettaglio il discorso di Gavino, né tutte le domande e le obiezioni, e neppure le risposte, perché sarebbe una narrazione lunga che annoierebbe il lettore. Trascrivo invece il verbale di Teresa. I verbali delle riunioni non sono, di solito, esempi di buona letteratura, anzi sono quasi sempre scarni e aridi, ma riportano i fatti con obiettività. S’intende con un’obiettività che è sempre un po’ relativa perché il verbalizzante è portato a sfrondare l’eccesso di verbosità, a semplificare i discorsi contorti e a dare un’interpretazione personale degli elementi dialettici esposti.

   Teresa dimostrò di essere una buona segretaria, come il lettore potrà verificare leggendo di seguito.

Verbale
della riunione in data 30 aprile 2016, inizio ore 18.00,
in località Quercione, abitazione del dottor Gavino Nieddu

Sono presenti:

[N.d.A.: ometto la trascrizione dei nomi]

Viene eletto all’unanimità il presidente: Gavino Nieddu.

Segretaria: Teresa Nieddu.

Il presidente illustra un progetto di costituzione di una Cooperativa Agricola… (nome da concordare) tra i coltivatori diretti della zona. Inizialmente ne faranno parte i titolari delle aziende Quercione e confinanti, ma sarà estensibile ad altri.

     Tipologia: Società cooperativa agricola a responsabilità limitata.

     Scopi e criteri di forma e di sostanza:

- coordinare le produzioni e differenziarle per una migliore organizzazione

- risparmiare nell’acquisto di macchine, sia spuntando prezzi migliori sia evitando duplicazioni

- istituire nuove colture più redditizie, in particolare la nocciolicoltura

- godere degli incentivi, dei finanziamenti e delle agevolazioni fiscali previste per le cooperative

- diversificare i lavoratori in soci e dipendenti allo scopo di ridurre i costi e fruire delle provvidenze sociali e assicurative

- organizzare democraticamente la gestione (vedere regolamento , allegato 1)

- finanziare l’avvio con un contributo dei soci (da determinare secondo una delle tre ipotesi descritte nell’allegato 2)

- dopo l’approvazione del progetto, la Cooperativa sarà iscritta e seguita da una organizzazione nazionale delle cooperative (da scegliere nell’ elenco allegato 3).

     Si apre la discussione con domande libere e risposte del presidente:

D. (Bianchi Ezio): “Signor Gavino, come e perché le è venuta questa idea?”

R. “Mi sono sempre interessato della nostra azienda Il Quercione, anche standone fuori occupato in un altro settore, quello bancario; e mi sono reso conto che nel mondo attuale è necessario crescere e rivolgersi a nuovi mercati. Bisogna utilizzare le nuove tecniche, anche informatiche, per vendere alle migliori condizioni. Ma prima di vendere bisogna produrre bene e produrre soprattutto ciò che il mercato chiede. Per esempio: è sbagliato insistere sui cereali, che sono il principale prodotto di queste zone. La concorrenza estera ci batte e non possiamo farci niente. Una produzione valida è quella delle nocciole che fanno già la prosperità di vaste zone dei Monti Cimini, qui vicino.”

D. (Ferranti Adelaide): “Noi abbiamo sempre puntato sull’allevamento del bestiame bovino. Va discretamente. Perché dovremmo cambiare? Voi che ne sapete di quello che va bene e quello che va male?”

R.: “Se il suo allevamento va bene, che continui. Deve cambiare chi non riesce a quadrare i conti fra le troppe spese e le scarse entrate. Poi bisogna valutare la natura dei terreni e accertare qual è la migliore destinazione. Abbiamo noi, al Quercione, un giovane agronomo che ha fatto esperienze in Italia e all’estero e può fare le consulenze…”

D. (Ferranti Adelaide): “E chi lo pagherà?”

R.: “La cooperativa, è ovvio.”

D. (Giorgini Alessio): “Ma noi perdiamo la proprietà dei nostri terreni?”

R.: “Certamente no! La cooperativa vi darà consulenze e proposte che potrete accettare o rifiutare, vi fornirà le macchine che non avete e non vi conviene comprare perché sono fuori misura per le vostre necessità. Solo ciò che è comune comporterà dei vincoli.

Faccio due esempi: se si deve comprare un escavatore per l’uso di tutti, lo pagherà la cooperativa e sarà di sua proprietà, e verrà temporaneamente assegnato secondo le richieste d’uso; se decidiamo di produrre nocciole, dobbiamo avere macchine raccoglitrici comuni e un unico impianto di lavorazione, essiccazione e sgusciatura per poter vendere direttamente e in grande all’industria dolciaria anche estera, per esempio quella tedesca che è la maggiore acquirente delle nocciole italiane, purché lavorate e pronte all’uso.”

D.: (Pompei Pompeo): “Dobbiamo decidere oggi? E se uno entra, dopo può uscire?”

R.: “No, oggi non si decide nulla. Alla fine di questa riunione si farà una votazione che è solo consultiva per sapere se c’è un orientamento favorevole o no. In caso di risposta positiva saranno distribuite nei prossimi giorni delle schede, che costituiranno le richieste di adesione. Poi si procederà come vuole la legge…”

D.: (Pompei Pompeo): “…ma non m’avete risposto a: se uno entra, può uscire?”

R.: “Mica è un matrimonio! È ovvio che si può uscire e non serve neppure il divorzio. Basta una semplice richiesta. Però, vi pregherei di non fare domande, diciamo, burocratiche. Trovate tutto nei fascicoli.”

D.: (Scorzoso Luigi): “A me non mi convincete. Ci sento puzza d’imbroglio. Voi del Poggione volete fa’ i padroni e comandà.”

R.: “Noi padroni? Ma se non siamo neppure proprietari. Infatti lavoriamo terreni in affitto.”

D.: (Scorzoso Luigi): “Così è peggio! Volete comandà su noi proprietari. L’avete pensata bene pe’ fregacce, ma sapete che ve dico? Annate affanculo e io me ne vado subito.”

Il signor Scorzoso Luigi abbandona la riunione alle ore 18.55.

Il presidente commenta: “Vedete? C’è gente che pretende di sapere tutto senza aver capito niente. Non domanda e non ragiona, dato che non ne ha bisogno perché possiede la verità a priori. Sa soltanto insultare. Questa gente è meglio perderla subito. Il guaio è se non se va, se resta a rovinare l’ambiente. Non vi pare?”

Mormorio di approvazione.

D.: (Nieddu Liborio): “Me pare che ce sia un po’ di fretta… Perché non siamo stati preavvisati? Non era meglio darci prima ‘sti fascicoli pe’ venì preparati? A me l’avete detto solo ieri.”

R.: “Sì, sarebbe stato forse meglio. Ma ho completato il lavoro di preparazione solo l’altro ieri e avevo, ho, intenzione di dare l’annuncio dell’iniziativa domani, alla festa del 1° maggio. Sempre che la votazione sia favorevole. Se no si chiude così. S’intende, lo ripeto, che è una votazione consultiva che non decide niente, ma serve solo a capire il vostro orientamento.”

Si procede alla votazione con schede segrete perché, chiarisce il presidente, ognuno possa esprimere liberamente e sinceramente il suo parere.

Il presidente non vota, quindi i votanti sono: 10.

Esito. Favorevoli: 9 - Contrari: 0 - Schede bianche: 1.

Il presidente ringrazia i partecipanti e ricorda a tutti che domani, 1° maggio, ci sarà la festa del Quercione, secondo gli inviti già diramati. La riunione si chiude alle ore 19.38.

                                                                         *     *     *

     Osvaldo, tornato al casale, fece a Sandrone un racconto vago e confuso di ciò che era stato trattato nella riunione. In effetti ci aveva capito poco perché ignorava quasi tutto dell’istituto giuridico-economico della cooperazione, ma soprattutto perché durante la riunione, più che ascoltare, era stato assorto a contemplare Teresa impegnata nella sua mansione di segretaria. Lei si era accorta di questo interesse e più di una volta, anzi diverse volte, gli aveva sorriso.

     Osvaldo andò a letto con la mente ancora occupata dall’immagine della giovane. Potrei dire che l’aveva virtualmente fotografata con gli occhi, come in una sequenza di scatti fissi. La rivedeva seria ad ascoltare, oppure intenta a scrivere con la testa china e i capelli, raccolti a coda di cavallo, ondeggianti, o ancora con l’espressione mutevole al mutare dei discorsi, e poi quei sorrisi di complicità diretti solo a lui...

    Si addormentò con quelle immagini e le sognò. Ebbe una polluzione così tanto piacevole come forse non erano stati mai gli amplessi con Gina.

     Si svegliò e andò in bagno ancora confuso di sogno e di sonno, urtò uno sgabello metallico facendo rumore e svegliando Sandrone, che gli chiese:

   “Osvà, che te senti male?”

   “No, Sandro, sta tranquillo. Sto bene, anzi molto bene. Dormi.”

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