Viterbo
RIFLESSIONE POVERI NOI

Q come: Quousque tandem …

Qualche tempo fa vestii i panni dell’economista dilettante  e, con una certa dose di ingenuità, tra l’ironico e il serio, mi permisi di suggerire qualche rimedio per la disastrata economia italiana (qualcuno forse ricorda Ragno Bisagno e le “Divagazioni di economia”).

 

Successivamente, con maggior vigore e con rigorosi dati numerici, il signor Luigi Torquati ha  analizzato gli sprechi della politica e ha indicato dove un governo serio dovrebbe affondare il bisturi delle riforme. Lo approvo al 100%  e, per quel poco che io possa contare, lo incoraggio a continuare l’analisi e la denuncia.

Ma il signor Torquati sa, e lo dice chiaramente nel titolo “Risparmi improbabili/impossibili”, che la nostra è, almeno per ora, un’illusione. Il nuovo governo, sia pure ripulito (forse) della viscosità “lettiana” e rinvigorito (forse) dall’irruenza “renziana”, difficilmente farà i risparmi e i tagli necessari.

Spero comunque che le nostre idee possano almeno essere un piccolo incentivoutile a destare un po’ di insofferenzaverso questa casta politica, che vive riccamente con le nostre tasse, fa chiacchiere in politichese e promesse fumose, ma non va mai oltre qualche vaga proposta che finisce presto  insabbiata. A proposito: che fine hanno fatto i tagli alla spesa della politica?

Sembra diventato di moda fare citazioni in latino, ma è pericoloso perché c’è il prof. Santella in agguato con la matita rossoblu. Mi azzardo:

“Quousque tandem abutere, Casta,  patientia nostra?... atque ‘grillinus’ esse nego!”

(Signori della Casta, fino a quando abuserete della nostra pazienza?... e io non sono neppure grillino).

 

F come: Femminicidio

Da un po’ di tempo si parla molto, anche su questo giornale, di violenza contro le donne e di femminicidio, che di questa violenza è la forma più estrema.

Dato che sto scrivendo  una voce di vocabolario, dovrei commentare la bruttezza del neologismo “femminicidio”, ma non farò una valutazione di estetica.  L’estetica linguistica del vocabolo è trascurabilissima in confronto alla gravità dei fatti che esso rappresenta.

Invece mi preme di fare qualche considerazione sulle cause di questa violenza contro le donne. Perché conoscere le cause può aiutare ad eliminare o almeno a ridurre gli effetti, meglio di quanto fanno le dimostrazioni di piazza, le proteste sui media e gli aggravamenti delle pene; tutte iniziative che, come si legge nelle cronache, non riducono affatto il fenomeno. Poi, vai a vedere le pene in Italia… (omissis).

Un’ipotesi sulle cause mi è stata suggerita da un mio parente veterinario (si, proprio veterinario) al quale ho chiesto perché il mio cane, come quasi tutti i cani, aggredisce i gatti. Mi ha risposto: “Perché i cani e i gatti non si capiscono in quanto hanno un linguaggio del corpo diverso e talvolta inverso. Per esempio, il cane che dimena la coda vuol comunicare disponibilità al rapporto, il gatto che dimena la coda vuol comunicare diffidenza e minaccia”.

Non entro nella problematica can-gattesca, la lascio agli etologi. Però mi viene il sospetto che uomini e donne spesso non si capiscono perché usano un linguaggio orale e un linguaggio del corpo ambiguo, proprio come i cani e i gatti. Tale ambiguità potrebbe essere genetica e/o acquisita con le tradizioni e le esperienze. Non ho né  il tempo né la preparazione per approfondire la psicologia del caso e gradirei che lo facesse un esperto. Se uno psicologo mi legge, lo prego di intervenire.

Però posso ricordare che uomini e donne, quando litigano e si lasciano, si lamentano sempre così:  “Lui / Lei non mi capisce”.

Posso anche portare la mia esperienza. Ho convissuto con mia moglie per tanti anni, volendoci bene fino alla sua morte; non abbiamo mai usato reciprocamente violenza né psichica né fisica. Abbiamo, come tutte le coppie, avuto contrasti e litigi, e, quando si litiga, un po’ di aggressività verbale è stata inevitabile. Però dopo la litigata, a riappacificazione avvenuta, riconoscevamo sempre che c’era stato un “malinteso”, cioè che non ci eravamo capiti!

Quando una coppia “scoppia” perché  lei vuole lasciare lui, che invece non vuole essere lasciato, allora si verifica un tipico caso di incomprensione. L’uomo di solito propone un “ultimo incontro”,  si dice rassegnato e disposto a chiudere con una spiegazione amichevole, magari con la scusa della restituzione dei doni.  

Andando all’incontro (ma perché sempre in luogo solitario?) lei si illude di aver vinto (convinto) e si aspetta di chiudere amichevolmente. Lui invece ha intenzione di fare un tentativo di riallacciare il rapporto e, se non gli riesce, cercherà di vendicarsi immediatamente. Se va bene sarà l’ennesima spiacevole litigata, se va male… E, come sempre, la causa sarà stata l’ambiguità delle parole e la divergenza delle intenzioni, non capita né da lui né da lei..

 

T come: Transumanismo

Leggo su l’Espresso (n. 5 del 6 febbraio) che negli USA si sta progettando l’uomo transumano, un essere umano e tecnologico che non subirà più né sofferenza, né decadenza fisica, né morte. Detta così la teoria del transumanismo è una dottrina solo fantascientifica che appare anche piuttosto ridicola, buona tutt’al più come soggetto per uno dei tanti film dozzinali in 3D che attualmente vanno di moda e attirano al cinema i sempliciotti di bocca buona.

Però il transumanismo è in corso di elaborazione nella Silicon Valley, proprio là dove sono state progettate e realizzate tutte le diavolerie tecnologiche informatiche che usiamo disinvoltamente, ma che pochi anni fa non erano immaginabili neppure come fantascienza. Tra i sostenitori e finanziatori della ricerca transumana ci sono Bill Gates e Bill Clinton e altri pezzi grossi della finanza e della scienza. Qualche cosa di serio ci deve essere, o almeno ci potrebbe essere. Su quali principi si basa dunque questa teoria? Continuo a leggere.

Due sono i punti fondamentali.

Il primo starebbe nelle nanotecnologie (uso il condizionale perché non esistono per ora certezze, ma solo ipotesi di progetto). Le nanotecnologie permetteranno la cura degli organi interni attraverso micro robot che circoleranno nel sistema sanguigno e potranno arrivare a individuare e curare anche una singola cellula difettosa.

Il secondo starebbe (sempre al condizionale) nel collegamento del nostro cervello ad un computer capace di leggere e scrivere informazioni nel cervello stesso.

Il nostro essere individui pensanti e coscienti risiede nel nostro cervello, il quale è sostanzialmente un elaboratore di informazioni, cioè un computer. Nel computer le informazioni possono essere scritte ex novo, oppure modificate integrate o sostituite con un programma di copia-incolla.

Pensare che ciò possa essere applicato al mio cervello mi affascina e mi terrorizza, Potrei divenire un’altra persona, oppure la somma di più persone, potrei sopravvivere al mio corpo trasferendo il contenuto del mio cervello in un altro cervello oppure in un computer per cui diverrei un androide un cyborg un Frankenstein, potrebbe essere creata una rete di cervelli oppure una “brain cloud”…

Devo avere entusiasmo o paura? Oppure ci rido sopra?

Basta! Se no mi scoppia il cervello prima del tempo. Altro che immortalità!

Aggì

Vocabolario impertinente, prima parte
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